La storica trattoria napoletana Mimì alla Ferrovia compie 80 anni. E che c’è da dire? Che in tempi come questi dove tutto si sgretola, dove l’estemporaneo è la normalità e le apparizioni sono lo standard, Mimi è sempre lì, in via Alfonso d’Aragona dal 1943. E’ la certezza gastronomica partenopea. Una delle poche. E ottanta anni di attività ne sono la dimostrazione. Al via, allora, i grandi festeggiamenti, non solo per la famiglia Giugliano, ma per un’intera città. La omaggiano i clienti – quelli fedeli e fedelissimi – ma anche i nuovi che diventeranno a loro volta fedeli e fedelissimi. La omaggia il sindaco di Napoli Manfredi che consegna alla famiglia una medaglia per la “valorizzazione dell’immenso patrimonio enogastronomico [ ..] tenendo alto il nome della città nel mondo intero”. E la omaggia Napoli che festeggia tra la folla e il fermento che aleggia nei vicoli tutti attorno alla stazione centrale. Un caos energico, mantenuto in equilibrio dalla quarta municipalità che col suo ausilio ha dato il via libera a quello che è stato solo il primo di ulteriori otto eventi celebrativi che seguiranno da Mimì, uno per ogni decade di attività.
Tutto nasceva nel 1943 – nei pressi di piazza Garibaldi – quando Emiliano Giugliano – detto Mimì – insieme con sua moglie Ida fondano Mimì alla ferrovia. Ida prepara quei piatti come se fosse a casa, e inconsapevolmente pone le basi di una cucina che 80 anni dopo viene costantemente ricercata. Quei mestoli, quelle pentole e quelle padelle passeranno tra le sue mani fino al 1982 quando un uomo umile e di gran talento gli succede riuscendo nell’impresa di non rimpiangere la cucina della moglie di Mimì: era Pellegrino Minnucci. La sala, invece, diventa subito il regno di Michele – il giovane nipote – che dopo qualche anno trova in suo cugino omonimo – figlio di Ida e Mimì – il suo alter ego. Michele Senior e Junior sono oggi i capisaldi della trattoria. In quegli anni, da qui, passa il mondo. Ci passa pure Totò. Anzi si narra che durante le riprese di “Miseria e nobiltà” il giovane Michele portò nei camerini un piatto di spaghetti dimenticando le posate e generando, così, forse, quell’iconica scena del mangiare con le mani. Vent’anni dopo, poi, ci passa Gianni Agnelli, diventando uno degli ospiti fissi. Via Alfonso d’Aragona non è più solo un vicolo dietro la stazione, è il nuovo fulcro internazionale. Napoli come Hollywood e i pranzi con le star americane si mischiano alle cene fino a notte fonda con Fellini, Marcello Mastroianni, Christian de Sica e Giancarlo Giannini. La famiglia si allarga e le nuove generazioni si fanno strada. Nel 1990 arriva Salvatore, l’ultimo figlio di Michele Senior, dopo le tre sorelle Antonella, Ida e Liliana. E’ lui il nuovo chef di Mimì alla ferrovia.
Cosa è cambiato? Si direbbe nulla. Ancora oggi il simbolo della trattoria è il ferro di cavallo, altra grande passione di Emiliano che lo vedeva ospite fisso all’ippodromo di Agnano. E oggi, in occasione dei festeggiamenti, presentato alla stampa, in un nuovo restyling. E i big ancora rincorrono Mimì. Bono Vox festeggia il suo compleanno a Napoli, Robert de Niro chiede di andare nei luoghi storici della città e dove se non nell’unica (e sottolineiamo unica!) attività di ristorazione presente nel registro dei marchi storici di interesse nazionale? Il menù di mare lo fanno ancora direttamente i pescatori che arrivano al mattino così da stabilire le sorti della carta del giorno, mentre i must have sono sempre gli stessi fedeli, al punto tale che il peperone ‘mbuttunato – ideato da Pellegrino Minnucci – si è meritato il suo elogio nel 2001 in un articolo del Mattino, o il dolce napoletano per eccellenza un attributo del Sole24 ore con il titolo “da Mimì tutto è un Babà”. Tutto questo stanca? No, non stanca mai.
Qui le pareti sono ancora degli anni ‘40, l’arredamento pure e la cucina pure. Perché ad arrivare non è mai solo un piatto, ma una storia. La raccontano Antonio – da 20 anni a servizio o Michele da 40. Ma pensateci, di questi tempi, chi ci sta a servizio da tutti questi anni? Nella mostra fotografica “80 e li mostra” – allestita nelle sala inferiore del ristorante durante il party inaugurale – si legge una bellissima frase di Michele Senior che sembra darci la risposta “accuss’ vuò fa o ristoratore? Quando ajze ‘ a coscia e fa ‘a ballerina” ( traduzione: e tu così vorresti fare il ristoratore? Pensi che basti alzare una gamba per diventare ballerina?). E allora viva Mimì alla ferrovia e i suoi primi 80 anni. E come si direbbe a Napoli “e per cent anni”.