Il presidente dell’Unione Italiana Vini: “È vero, la crisi non è finita, ma dopo 4 anni di difficoltà è forte la speranza di venirne fuori”
“La crisi non è finita ma a Verona ci sarà grande entusiasmo”. Le aspettative di Lucio Mastroberardino per il suo primo Vinitaly da presidente dell’Unione Italiana Vini sono chiare.
Buona parte dei produttori sono ancora in difficoltà, ma quest’anno è più lecito sperare in una ripresa, perché l’export è in crescita e perché dopo quattro anni di crisi ci si attende una svolta. Insomma, è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e impegnarsi nella ripresa economica. Enologo di Avellino, con un ruolo attivo nel mondo del vino, nell’azienda di famiglia Terredora, Mastroberardino prova a conciliare l’ottimismo di chi vede un mondo nuovo oltre il muro e la preoccupazione di chi teme che non tutti abbiano la forza di scavalcarlo. Come dire, l’ultimo ostacolo è vicino, ma bisogna trovare l’energia per superarlo.
Insomma, la crisi c’è ancora e per molti è ancora forte…
“Direi che è presto per cantare vittoria – commenta –, ma è anche vero che l’export ha ripreso a tirare, e le aziende meglio strutturate e che in passato vantavano una rete commerciale efficace, stanno ripartendo. Ma il rovescio della medaglia è fatto da quelle aziende che non avevano una struttura simile e che quindi sono ancora nel baratro”.
Cosa fare, dunque, per superare definitivamente i momenti bui?
“I produttori devono adeguarsi a un mercato nuovo e soprattutto avvicinarsi ai consumatori, che adesso sono molto più consapevoli. Il produttore di vino non deve dimenticare, soprattutto in questo momento, che è importante far conoscere le proprie bottiglie, fare opera di promozione”.
Detto più semplicemente, forse bisognerebbe puntare di più sul marketing…
“Sì, soprattutto al Sud, dove il processo di riqualificazione delle aziende è partito più tardi rispetto al Nord. Oggi il mercato è cambiato e c’è bisogno di spiegare al consumatore cosa c’è dietro una bottiglia. Per farlo bisogna investire di più sia in risorse umane che economiche. E nonostante le difficoltà non bisogna demordere, ma essere tenaci”.
Come agire?
“Attraverso un processo di formazione del consumatore. In particolare verso i vini del Sud. Basta con lo stereotipo che il vino del Sud deve essere eccellente e costare poco. La qualità ha un suo prezzo e il consumatore deve saperla riconoscere”.
Che Vinitaly sarà?
“Entusiasmante. Ed era ora dopo quattro anni di crisi terribile. Sarà il Vinitaly dei buoni propositi, dei segnali di ripresa suggeriti dall’export, della speranza in un giorno migliore. Ovviamente il resto dovrà farlo la capacità imprenditoriale degli uomini del vino”.
Il ruolo di Unione Italiana Vini?
“Siamo al fianco dei produttori, sia per rappresentarli che per offrire servizi qualificati di competenze e conoscenza. Mi riferisco in particolare alla promozione dei vini italiani nei mercati internazionali. Ci occupiamo di educazione e formazione al vino italiano in Paesi come Cina, India, Russia, Svezia e Finlandia, un lavoro oscuro, una forma di marketing che parte dalle fondamenta. È un lavoro molto istituzionale, ma di fatto educhiamo i buyer del futuro. Quelli che un giorno dovranno portare il nostro vino all’estero”.
Gaetano Luca La Mantia