Tra le cose che la pandemia ha causato, oltre tutti i danni arrecati, non ha consentito nel 2020 al Consorzio Tutela Vini Friuli Colli Orientali e Ramandolo, di festeggiare il 50° anniversario, che è stato celebrato durante questa estate. Il Consorzio infatti è nato il 18 aprile del 1970. Festeggiamenti che hanno visto coinvolto tutto il territorio con viaggi stampa, incontri divulgativi, eventi dedicati al pubblico per celebrare questo anniversario che unisce quasi 200 viticoltori in una delle Doc più antiche d’Italia, Doc Friuli Colli Orientali, soci dei quali circa i 3/4 sono imbottigliatori, con 2.000 ettari di vigneti iscritti all’albo che producono oltre 80 mila ettolitri di vino Doc, di cui almeno il 30 per cento viene commercializzato all’estero prevalentemente nei paesi europei, ma anche Stati Uniti e Giappone. Le denominazioni tutelate dal Consorzio sono, Doc Friuli Colli Orientali, Docg Ramandolo, Docg Colli Orientali del Friuli Picolit e Docg Rosazzo. Con una produzione di 1,3 milioni di bottiglie di Ribolla Gialla, e circa un milione ciascuna di Pinot Grigio, Friulano e Sauvignon, a cui segue il Refosco dal Peduncolo Rosso con una produzione di seicento mila bottiglie in una regione dove i bianchi la fanno da padrone.
Molti gli eventi organizzati che sono culminati in tre momenti. Il primo, dove le istituzioni e i media hanno partecipato alla cena di Gala organizzata all’Abbazia di Rosazzo (UD) curata dagli chef Matteo Metullio due stelle Michelin all’Harry’s Piccolo Restaurant & Bistrò a Trieste, ed Emanuele Scarello anche lui due stelle Michelin al Ristorante Agli Amici di Udine. Nei giorni seguenti, il brindisi sul Ponte del Diavolo a Cividale, Patrimonio Unesco, e la Cena con i Vignaioli nei ristoranti della città che per l’occasione hanno proposto tutti un menu dedicato alla Doc. Le iniziative del Consorzio sono avvenute non solo “in casa”, ma negli ultimi 18 mesi in tutta l’Italia e in Europa, con 40 tour di presentazione della Doc. Centro nevralgico dell’iniziativa di promozione la Tasting Academy che è stata inaugurata nel 2021 in Villa Nachini – Cabassi, a Corno di Rosazzo (UD) un vero e proprio hub scientifico per chi ha voluto approfondire la conoscenza delle Doc/Docg e degustarne i vini. L’Academy, aperta al pubblico, rappresenta però anche un ulteriore attrattore per la Regione Friuli Venezia Giulia in quanto, dall’inizio della promozione, molti visitatori nazionali ed esteri hanno scelto di visitarlo. L’Academy ha svolto un lavoro certosino mappando più di 5.000 vigne dove sono stati raccolti i dati degli ultimi 25 anni per fare in modo di conoscere pregi e difetti e poter direzionare gli interventi necessari. In questa sede Matteo Bellotto, responsabile della comunicazione del Consorzio, ci ha presentato il territorio ed i profili dei 27 terreni che lo compongono. Qui i giornalisti presenti hanno potuto gustare annate vecchie di tutte le aziende che hanno dimostrato quanto longevi possono essere questi vini. Nel corso del nostro press tour abbiamo avuto anche l’occasione di visitare alcune cantine come, l’Azienda Agricola Rodaro, dove oltre ad un banchetto d’eccellenza abbiamo potuto degustare anche i vini delle altre Aziende del comprensorio di Spessa.
A Conte di Attimis, dove oltre i vini dell’Azienda abbiamo degustato anche i vini della zona di Buttrio. Qui abbiamo partecipato ad un esperimento, dal nome “Taste Your Brain”, effettuato in collaborazione con la Associazione Rime Mute, nel quale è prevista una degustazione indossando un speciale caschetto neuronale, che trasmette ad un computer le sensazioni che una parte del cervello percepisce degustando un vino, questa immagine poi è trasferita su un foglio diventando una rappresentazione unica divenendo un quadro, questo progetto porta il nome di Mezzocielo Wine. Le visite non hanno solo riguardato cantine, non si poteva non visitare una delle più grandi se non la più grande acetaia del mondo, l’Acetaia Midolini, degustando aceti balsamici molto indietro nel tempo, ed anche la distilleria Domenis 1898, altra azienda di eccellenza territoriale con degustazione delle famose grappe, la Storica Bianca, Storica Riserva e Secolo, non sono mancate incursioni nelle produzioni di gin e amari.
Tornando alle cantine visitate è stata poi la volta dell’azienda Valchiarò con degustazione anche dei prodotti di alcune cantine di quell’areale. L’anniversario ha anche visto il varo del nuovo logo, un marchio elaborato dal precedente ma semplificato per aumentarne la comunicazione e la riconoscibilità. La spada è il simbolo di Cividale, lo spadone del Patriarca Marquardo. La lama entra nel calice e affonda nella storia. Come dicono i “veci” qui la vigna c’è sempre stata, infatti la presenza della viticoltura in questo territorio risale ai Celti, che occupavano queste terre e coltivavano la vite, giunta, come dimostrano studi recenti, da est, forse dalla Turchia. Certo è, come il Consorzio documenta, che i vini friulani possono vantare oltre duemila anni di storia dal 180 avanti Cristo, quando i Romani (è Tito Livio che lo narra, nella sua storia di Roma) stabilirono la prima colonia nell’agro aquileiese. Un secolo più tardi, nel 53 a.C., Giulio Cesare fondò Forum Julii (si chiamava così l’odierna Cividale, da cui il nome Friuli): furono i suoi legionari, trasformati in pacifici coloni, a dare impulso alla viticoltura nei pendii soleggiati dei Colli Orientali. Durante i secoli successivi, la viticoltura si espanse notevolmente su tutte le colline del cividalese ma, come ogni altra attività economica, nel Medioevo attraversò periodi difficili, per lo più legati alle tormentate vicende politiche di queste terre di perenne frontiera. Ma anche da quei “secoli bui” giungono documenti che dimostrano l’importanza e la presenza del vino: nel “Pactum donationis” del 762 (periodo della dominazione longobarda) è documentato l’impegno dei “liberi coltivatori” a dare ogni anno cento anfore di vino al monastero femminile di Salt di Povoletto. Alla fine del Medioevo, il vino friulano (non più in anfore, ma in botti di legno) veniva trasportato nei paesi del nord Europa. Nei primi secoli del secondo millennio, per ridare impulso all’agricoltura prostrata dalle invasioni barbariche, i Patriarchi di Aquileia chiamano i monaci benedettini; tra i numerosi monasteri di quel periodo, l’abbazia di Rosazzo assume un ruolo trainante, e le colture specializzate, vite e olivo prime tra tutte, ritrovano la loro importanza nell’economia del territorio. Dopo i Romani, i Longobardi e lo Stato Patriarcale, il Friuli orientale passerà sotto il dominio della Serenissima Repubblica di Venezia, del Regno Napoleonico e dell’impero Austro-Ungarico prima di riunificarsi, nel 1870, al Regno d’Italia.
Paolo Valle a latere della manifestazione dichiara: “Come Presidente del Consorzio il mio orgoglio è enorme perché rappresento il territorio dove mio padre ha fatto la storia insieme ai tanti grandi produttori che ci hanno preceduto. Il Consorzio ha cambiato marcia in questi anni ed abbiamo una squadra che lavora in maniera splendida portando grandi risultati e che voglio ringraziare profondamente. Il 50° del Consorzio è per noi un nuovo inizio ed una rinnovata carica di energia, creatività e voglia di portare avanti il nome dei Colli Orientali del Friuli – un territorio che merita il riconoscimento del suo enorme prestigio”.