COSA LEGGO
Il giornalista e subacqueo Ninni Ravazza racconta l’epopea dei pescatori di tonno
La mattanza, corrida del mare
Mattare, ammazzare cioè, è parola di derivazione latina. Viene da mactare che significa uccidere con una particolare forma, con un particolare rituale. E dalla suggestione etimologica due espressioni vengono in mente a tal proposito: matar, che riporta alle corride e ai toreri (matador); e mattanza, che riporta ai marinai, a storie di Achab cotti dal sole. Solo che non cacciano la balena come nel capolavoro di Melville, ma tonni. Seguendo le tracce di insegnamenti millenari, riportati – nero su bianco – da grandi storici e letterati dell’antichità. E sulle distese di mare, dispiegando reti che creano camere di morte e vasche di sangue, si ripeteva ogni anno un antico rituale. Diciamo di ripeteva perché va malinconicamente a perdersi questa antica arte della “caccia” con la progressiva chiusura di quei luoghi mitici chiamati tonnare.E in tutta la sua abbagliante malìa, con una competenza che gli deriva dall’assidua e amorevole frequentazione della tonnara di Bonagia, ci racconta l’epopea di questi pescatori Ninni Ravazza. Giornalista, esperto di cose di mare, pescatore subacqueo, corallaro, sommozzatore di tonnara, fotografo di una certa fama. Ha scritto un libro che è come un diario di bordo di vent’anni, quelli che lui ha passato dal 1984 al 2003 a Bonagia, nel Trapanese ( Diario di tonnara, pp. 330, 17, 50 euro Magenes editore). Quattro lustri passati a stretto contatto con raìs, timonieri, pescatori. E il mare. Il mare. La sua grande passione. Anni trascorsi fra paure, gioie, malinconiche attese dei pesci. Ma anche il terrore del bistinu, la bestia che distrugge tutto. Lo squalo.Gli episodi narrati da Ravazza hanno il colore gioioso di certe espressioni raccolte qua e là fra una pausa e l’altra, il sapore di una tradizione orale che si perde nella notte dei tempi. Un libro che si può affrontare dalla prima all’ultima pagina. Ma si può leggere a “saltare”. Ed è anche un “libro da vedere” viste le numerose foto che vi sono riprodotte. Insomma leggetelo come volete. Non ve ne pentirete.
Gi. Ma.