L’EVENTO
Cala il sipario su Sicilia en Primeur. Scienza indica la strada per i prossimi anni tra i tanti assaggi delle nuove annate. Ecco alcune etichette per non sbagliare
La naturalità del vino è il futuro
Vista sulla sala degustazione di Sicilia en primeur 2011
L’edizione 2011 di Sicilia en Primeur organizzata da Assovini Sicilia che si è svolta in territorio di Ragusa presso il Donnafugata Golf Resort & Spa nei giorni ha visto la presenza di 80 giornalisti specializzati nazionali ed internazionali
che hanno avuto la possibilità di essere a diretto contatto con i 37 produttori partecipanti. Trecentocinquanta i vini proposti per scoprire in anteprima le novità dell’ultima vendemmia in procinto di essere immesse nel mercato e valutare anche la produzione enologica siciliana delle annate più recenti. Un focus che ha messo in evidenza una qualità media dei vini siciliani decisamente in ascesa, dalla parte occidentale alla parte più orientale dell’isola i vini hanno mostrato alcuni significativi comuni denominatori; freschezza e bevibilità. Interessante la conferenza del professore Attilio Scienza, il quale ha proposto la naturalità dei vini come elemento strategico. Mentre negli anni ’60 si faceva un gran parlare d’ecologia intesa come avversione verso la chimica e l’innovazione scientifica, oggi la principale attenzione non è più rivolta soltanto all’uso dei presidi chimici, ma alla multifunzionalità dell’agricoltura intesa come tutela dell’ambiente attraverso la difesa della biodiversità e del paesaggio. Fare innovazione oggi è soprattutto coltura interdisciplinare dove si coniugano fattori tecno-scientifici, economici, sociali e di mercato, nonché emozionali. Oggi nel vino di qualità convivono più concetti: gusto internazionale in netta riduzione, tipicità territoriale, leggerezza, bevibilità e naturalità come elementi imprescindibili.
E veniamo agli assaggi: i bianchi della vendemmia 2010 hanno mostrato grandissime potenzialità dai vitigni autoctoni Catarratto, Grillo e Carricante. Anche diversi internazionali, tra i quali lo Chardonnay, hanno abbandonato concentrazione e legnosità per proporsi più freschi, il frutto spicca in modo particolare. Il concetto di vino bianco siciliano dal colore giallo dorato carico e di gran corpo è decisamente superato, la particolare cura in vigna, la racconta delle uve nel momento più funzionale e le affinate tecniche di vinificazione oggi consentono la produzione di bianchi estremamente godibili. Particolarmente degni di nota tra alcuni bianchi dell’annata 2010 il Catarratto Benedè di Alessandro di Camporeale un’esplosione al naso d’aromi tipici del vitigno, il Catarratto Isula di Caruso & Minini pieno all’olfatto ed al gusto, il Grillo Mozia di Tasca d’Almerita affascinante al naso e perfettamente corrispondente all’assaggio. Intenso ed elegante il Carricante dell’Etna Bianco di Cottanera, un fuoriclasse il Carricante A’ Puddara ’09 di Tenuta di Fessina, in uscita nel prossimo mese di giugno, fermentato in botte grande dalla viva freschezza, pienezza e mineralità. Il Fiano Cometa di Planeta ha già bouquet e palato notevoli e lo Cardonnay Haermosa ’09 di Masseria del Feudo, rivisitato sia in vinificazione (70% acciaio 30% barriques) sia nella veste grafica dell’etichetta, dona l’internazionale in una delle espressioni più vicine alle richieste del mercato.
Nei rossi la riduzione delle concentrazioni e la maggior finezza sono ormai ben presenti nella maggior parte dei vini. Il vitigno principe siciliano Nero d’Avola nelle bottiglie delle aziende Assovini, che certamente sono tra le più attente nel panorama siciliano a produrlo rispettando la matrice originaria del vitigno, riesce a dare interessantissime espressioni; per l’annata 2009 è particolarmente fresco in unione con il Frappato nel SP68 Rosso di Arianna Occhipinti ed in purezza nello Sharazade di Donnafugata, è più importante e complesso nel 3 Carati (millesimo 2006) di Avide, nel Rosso del Conte (sempre 2006) di Tasca d’Almerita, nel Lu Patri (annata 2008) di Baglio del Cristo di Campobello e nel Santa Cecilia (annata 2008) di Planeta. Grande riscontro per tutti gli Etna Rosso Doc, la terra del vulcano marca vini dalle giuste note d’eleganza e finezza gusto-olfattiva e si conferma la zona viticola più originale. Il Syrah, vitigno internazionale più diffuso nell’isola, si esprime al meglio nel Kaid ’08 di Alessandro di Camporeale, nel Syrah ’08 Planeta e nel Delia Nivolelli Syrah Riserva ’07 Caruso & Minini, a conferma che un vitigno alloctono può esprimere grandi potenzialità e vini di livello in terra siciliana. Tra i dolci sugli scudi tre eccellenze; il Moscato Passito di Pantelleria Ben Rye ’08 Donnafugata, il Moscato Passito di Pantelleria’08 Abraxas ed il Moscato della Torre ’09 Noto di Marabino, il sole della Sicilia nel bicchiere.
Luigi Salvo