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Ecco un testo tratto dal blog di Mauro Remondino. Protagonista è il Grecomusc di Alessandro Lonardo
Note irpine
che sembrano
francesi
Un vino assolutamente unico. E’ quanto è riuscito a fare Alessandro Lonardo in Irpinia con questa uva a bacca bianca
che ha la particolarità di veder la buccia dei chicchi crescere esageratamente rispetto alla polpa interna creando quell’aspetto di uva moscia che dà poi il nome di Grecomusc o Roviello alla varietà. Un esercizio che Alessandro ha raccontato di fronte alle sue annate degustate. “Sono orgoglioso di averlo salvato”. Un vitigno a piede franco, diffuso a macchia e rappresentato da vecchi ceppi sparsi nei vigneti. Dal 2003 grazie al coinvolgimento delle Università di Palermo e Napoli, con il professor Giancarlo Moschetti, il dottor Nicola Francesca, microbiologo e l’ampelografa Antonella Monaco il Grecomusc ha visto la luce in bottiglia in una terra consacrata d’abitudine al Taurasi.
In terreni di formazione vulcanica con parti argilloso-calcarei questo bianco, nelle annate 2008 e 2007, esprime una mineralità superba, note di leggera affumicatura, decisa pietra focaia accompagnate dalla freschezza dei sentori di cedro. Eccellente il colore giallo intenso, carico. Ho pensato al “Silex”, il Pouilly Fumé del compianto vigneron francese Didier Dagueneau e a certi Montrachet nelle evoluzioni migliori. Una grande sorpresa anche se le bottiglie prodotte sono limitate.