IL FORUM
Come sta il vino del Sud Italia? Il tema è stato dibattuto al forum organizzato da Cronachedigusto.it dove sono stati lanciati anche dati sulla salute del settore che evidenziano le difficoltà di incasso, e la necessità di tagli agli investimenti e riduzione di personale per far fronte ai minori introiti
Ritardi, crisi
e un futuro migliore
Salvatore Malandrino, direttore esecutivo Unicredit Sicilia
e Josè Rallo di Donnafugata al forum di Cronachedigusto.it
Le cantine del Meridione attendono gli incassi troppo a lungo quando vendono il vino in Italia. Il 55% delle fatture, infatti, viene pagato dopo oltre 90 giorni dalla data di emissione,
al contrario di quanto avviene con le vendite nel mercato estero dove, invece, quasi il 40% riceve il pagamento il giorno dell’emissione della fattura. Sul fronte del consumo di vino, emerge prepotentemente l’influenza delle nuove normative sui controlli sull’alcol: per il 48% dei ristoranti hanno influito sui consumi di vino nel proprio locale.
Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca effettuata da Cronachedigusto.it che è stata presentata oggi nel corso del forum “Aspettando Verona: come sta il vino del Sud Italia?” organizzato al Castello Utveggio (sede del Cerisdi) a Palermo. La ricerca ha riguardato cantine e ristoranti del Sud Italia e ha voluto mettere in evidenza la situazione del settore enologico del Sud in attesa dell’appuntamento più importante dell’anno, cioè il Vinitaly al quale saranno presenti 230 aziende siciliane, ha detto Dario Cartabellotta, direttore dell’Istituto regionale della vite e del vino, nel corso del dibattito.
Quello del ritardo dei pagamenti diventa per le imprese vitivinicole che operano nel mercato nazionale un’ulteriore fattore di criticità in uno scenario di crisi globale che ha visto frenare lo sviluppo del settore enologico del Meridione. Non è un caso che nel 2010 il 43% delle cantine del Meridione ha deciso di contenere gli investimenti per far fronte ai minori introiti. In generale per il 77% delle aziende, gli investimenti non superano il 25% del fatturato e solo la metà ha investito tra l’1 e 5% in comunicazione e marketing. Per il 43% degli intervistati, inoltre, gli investimenti in tecnologie e innovazione risultano solo il 5% del totale degli investimenti.
Alcune aziende sono state costrette anche a ridurre il personale (lo hanno dichiarato il 15% delle cantine intervistate): una scelta che ha riguardato il doppio delle cantine rispetto al 2009. Inoltre, il 14% ha ridotto la produzione di bottiglie e l’11% ha abbassato i prezzi. Ma le cantine guardano al futuro con fiducia: secondo il 60% sarà positivo per il vino della propria regione.
Per quanto riguarda i ristoranti, invece, emerge che il 60% dei ristoranti consente scelte ampie ai propri clienti con più di 200 vini nella proprio carta, la metà dei quali, spesso, sono espressione del proprio territorio e magari con certificazioni Doc.
Il forum si è svolto per il secondo anno consecutivo e si è sviluppato in due sessioni: quella del mattino dal tema “Dalla terra alla bottiglia”, dedicata al mondo della produzione e degli esperti di marketing; quella del pomeriggio su “Dalla bottiglia alla tavola”, rivolta invece al mondo del commercio, della grande distribuzione organizzata e dei consumatori.
Il forum è stato anche l’occasione per dibattere su alcuni temi d’attualità per la viticoltura del meridione e siciliana in particolare. Tra questi gli incentivi della vendemmia verde che secondo il produttore Leonardo Vaschetta hanno rappresentato «un errore, non è vero che il vino non si riesce a vendere. In provincia di Trapani in questo modo sono stati vendemmiati precocemente 11 mila ettari di vitigni e non c’era motivo». Della stessa idea Giancarlo Gariglio (curatore guida ai vini Slow Food) che ha evidenziato che «c’è una quantità di vino invenduto in tutta Italia, non è solo un problema del Sud. Ma non serve continuare con misure che distruggono». Mentre Nicola Dante Basile, giornalista free lance, collaboratore di Panorama Economy, ha lanciato un dato proprio sull’invenduto «che in Italia ammonta a 42 milioni dei ettolitri di vino e misure come la vendemmia verde in passato hanno dato i loro effetti positivi».
Mercato, crisi e classe imprenditoriale sono stati altri temi particolarmente dibattuti. Josè Rallo (produttrice) ha evidenziato che «la crisi paradossalmente ci aiuta a proiettarci nel futuro, perché cerchiamo di comprendere e adattarci ai cambiamenti», uno di questi potrebbe essere una maggiore «sinergia tra agricoltura e turismo», secondo Giancarlo Moschetti (docente universitario) e tra «ristoranti ed enoteche», secondo il ristoratore Gigi Mangia. Anche se per Piero Buffa (responsabile commerciale di Castellucci Miano) «in Sicilia c’è una classe imprenditoriale poco preparata». Secondo Alessio Planeta (produttore) l’unico modo «per dare un futuro al vigneto-Sicilia è quello di dare più reddito all’agricoltore». Fondamentale è anche la solidità economica delle aziende vinicole. Filippo Cesarini Sforza (Duca di Salaparuta) ha lanciato l’allarme: «Il 30% delle aziende non ha bilanci sostenibili». La giovane produttrice Arianna Occhipinti, invece, ha proposto: «La Regione chieda i conti economici alle aziende che ottengono contributi e lo faccia per tutti gli anni della durata dei progetti».
Alla fine del forum il direttore di Cronachedigusto.it, Fabrizio Carrera, ha lanciato un pay off che accompagnerà il giornale on line nelle prossime manifestazioni: «Il vino è allegria».
I partner dell’evento sono Istituto regionale della Vite e del vino, Unicredit, sponsor tecnici Pasta Rummo, Le Trazzere del Gusto, Acqua Mangiatorella e Caffè Spinnato.
Salvo Butera