LA TRASFERTA
Nelle cucine di Somosaguas il “Taller de Cocina”, corso di cucina e di degustazione sotto la direzione artistica di Maria Randazzo. I partecipanti hanno preparato panelle, caponata, pasta con l’anciova, maccu di favi e altre delizie dell’Isola
Notte siciliana a Madrid
Maria Randazzo, architetto/gourmet palermitana, Carmen Argumosa, insegnante dell’Alambique la scuola di cucina più antica e prestigiosa di Madrid,
Beatriz Martìn Padura, psicologa, Fernando Escribano e Ferruccio Gadani, agronomi, amici di vecchia data e le loro mogli, Eva Iglesias e Fabienne Pellegrini: questa è la formazione che ha firmato una notte siciliana memorabile sotto il cielo di Madrid, almeno così è stato per chi ha potuto gustarne letteralmente l’atmosfera. Una festa per pochissimi, organizzata per il jet set del mondo dei media e dello spettacolo spagnolo, dove a scorrere a fiumi non sono state le bollicine ma i sapori della Sicilia. È infatti non si può che definire un’esplosione di calore, tutto mediterraneo, il “Taller de Cocina” ospitato nelle cucine di Somosaguas. Elitario club d’equitazione della capitale, location d’onore per i piatti poveri della gastronomia siciliana. Articolato in diverse tappe, il corso di cucina e di degustazione, davvero sui generis, ha visto la direzione artistica di Maria Randazzo che ha coinvolto i partecipanti all’evento mettendoli ai fornelli. Panelle, caponata, pasta con l’anciova, maccu di favi, involtini di sarde agli agrumi, gelatina di limone, la Sicilia, quella verace, ha preso così forma per mano spagnola in coreografici piatti da portata, con un tocco esotico dato dalle note piccanti del brik tunisino. Rigorosamente in divisa con grembiule e toque e con il ricettario a portata di mano, curato per l’occasione, tutti i partecipanti si sono cimentati nella preparazione dei sapori di un’altra terra che sebbene affine alla Spagna in questa serata si è dimostrata essere più che mai vicina. Perché curiosità e una buona dose di golosità hanno fatto da ponte alle differenze culinarie che corrono tra i due mondi, tanto da trasformare i madrileni in perfetti apprendisti cuochi siculi. Tra un assaggio e l’altro, tra dimostrazioni ed appunti, gli ospiti hanno potuto prender parte al culto del cibo che caratterizza la gastronomia siciliana. Dalla lavorazione degli ingredienti alla lunghissima tavolata attorno a cui ci si è riuniti, proprio come avviene nelle grandi famiglie nel momento di festa. Maestri speciali per la serata sono stati gli ideatori dell’evento, insolito gruppo di appassionati, sconosciuti l’uno all’altro, che hanno creduto in questo progetto ritrovandosi a suggellare nella cucina del club una profonda ed inaspettata amicizia.
“Con Fernando, Eva, Ferruccio, Fabienne, Carmen e Beatriz non ci conoscevamo. È l’amore per il cibo che ci ha fatto incontrare. Quest’avventura è nata per caso, per me è stato un sogno che si è concretizzato”, spiega la Randazzo. L’idea del Taller è infatti nato a Scopello un giorno d’estate dell’anno passato come racconta il coordinatore dell’evento Fernando Escribano: “Eravamo in vacanza lì, cercavamo un libro ed ho chiesto ad una signora informazioni a riguardo. Quella signora era Maria, è bastato scambiare qualche parola per comprendere la nostra passione comune. Da quel momento alla realizzazione di questo evento è poi stato tutto un percorso spontaneo”. In verità un susseguirsi frenetico di mail tra gli ideatori che per mesi hanno curato ogni particolare comunicando da un capo all’altro del continente passando per la Svizzera. Terra d’adozione di Ferruccio, agronomo perugino, il quale ha tenuto personalmente la degustazione dei vini. Ambasciatrici della Sicilia sono state le etichette di Donnafugata rappresentate da Fabio Perla, importatore in esclusiva per la Spagna. Filo conduttore della cena la Doc Contessa Entellina nelle bottiglie di Vigna di Gabri Chiarandà e Tancredi insieme al Lighea. A chiuderla il Moscato di Pantelleria Doc. Note dolci per il finale, momento topico dell’evento, in cui a toccare l’anima dei convitati sono stati i limoni, nella loro più inebriante essenza, sotto forma di gelatina di limone, e nella loro più dolce e malinconica immagine, quella cantata dai versi tradotti in lingua spagnola di Eugenio Montale “I Limoni”.
Manuela Laiacona
Le foto sono di Manuela Laiacona
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