Il Bianco e Faro Doc dei Vigneti Verzera: tra i figli al vertice, l’ospitalità da resort, i motori d’epoca e l’enologo vincente.
La moto d’epoca MV Agusta Sport del 1952 illumina il nome del nuovo vino bianco, simbolo dell’azienda della famiglia Verzera con un fascio di luce azzurro tenue e poi intenso a caratterizzare mare e cielo e a sprigionare la sensazione di estrema libertà. La passione di tre generazioni verso i motori si interseca alla determinazione di produrre vino dalla imperante firma identitaria del territorio messinese e dalla modernità di vivere l’impresa con valori sani e d’altri tempi, mantenendo anche lo stemma nobiliare degli avi. La presentazione del Phôs – Igt Terre Siciliane Bianco dei Vigneti Verzera (i giovani fratelli produttori Maria Luisa e Stelio, con il sostegno manageriale dei genitori Antonio e Ketty) ha alzato il sipario della prima serata del “Messina Wine Fest” (tre giorni dedicati alle tre Doc messinesi Faro, Malvasia e Mamertino in tutta la città, attraverso MeWe e Sicindustria Giovani), con un “Wine Party” privato, nella magia della “Marina del Nettuno – Yatching Club”. Questa creatura carica di aspettative è stata imbottigliata quattro mesi fa ed arriva a prendere per mano un’altra etichetta autorevole di questo nucleo peloritano ovvero il “Gypsos” Faro Docche, in quanto Doc, esprime un disciplinare del comprensorio locale. “Gypsos” sta per Gesso che è l’appellativo del paese su cui l’azienda Verzera sorge con il magnifico affaccio sulla riviera tirrenica a 200 metri sul livello del mare, fronte arcipelago Eoliano, lambita e spesso avvolta dai venti che influiscono con un bell’accento sulla realizzazione dei vini. A curare lo studio e l’esame di questi prodotti, sin dall’inizio dalla vendemmia del 2021, è l’enologo Nicola Centonze, che si basa in questo caso su un terroir unico (prevalentemente gessoso), adoperando un metodo di agricoltura 4.0 e biologica certificata e ci ha chiarito le particolarità, avendo una vasta esperienza sul campo in tante nazioni europee e anche in altri continenti. Il progetto è molto ambizioso: non si ferma solo ai vini (e questo trapela sfruculiando il Patron Antonio): allo stato dell’arte, i vini vengono vinificati all’Istituto Agrario “Cuppari” di Messina perché la cantina è in fase progettuale e (si spera) entro il 2024 c’è la volontà di adeguarla, di organizzare l’accoglienza turistica con otto suites, una spa, una piscina e naturalmente la sala degustazioni. “Tutto comincia nel 2020, dall’acquisto di quei cinque ettari di terreno – rivela l’intraprendente Stelio nella nostra intervista -. Abbiamo creato un team aziendale specializzato, dall’enologo Centonze agli agronomi Nicola e Marco Gumina, per ottenere vini ricercati e conferire alla nostra produzione un carattere distintivo dell’Area Metropolitana di Messina, al di là dello stretto e a livello internazionale. Anche per questo, abbiamo deciso di schierarci come parte attiva al ‘Messina Wine Fest’, tracciando sì un dialogo con i buyers stranieri, ma anche un incontro con le istituzioni e le autorità cittadine per metterle al corrente degli sforzi e delle energie profusi verso i cicli colturali della vite e verso un settore e un sistema agroalimentare così impegnativo e vario in Sicilia verso cui l’Estero mostra sempre più interesse”. E questo piglio esponenziale verso l’Estero deve essere alimentato ed utilizzato come spunto da ogni impresa a favore della Porta dell’Isola che è Messina.
La ricerca dell’unicità si persegue con gli specialisti azzeccati quali Nicola Centonze che, da più di trenta anni, mastica il mondo dei vini. L’enologo arriva dai Verzera tramite l’Istituto Cuppari con cui collabora, per l’esattezza tramite il professore di Agraria Maurizio Costantino. Riguardo all’intesa con la famiglia messinese commenta: “Sana energia. Anche se gli imprenditori non sono del settore hanno tanta energia e tanto entusiasmo. Il loro Bianco nasce dall’uva a bacca nera Nerelio Mascalese vinificato in bianco ingentilito con una percentuale di Chardonnay affinato in tonneaux di rovere. È avvenuto un matrimonio in cui si evidenzia una spina dorsale della longevità del vino calmeriaro dall’autoctono del mondo. Nonostante sia un vino di 12 gradi possiede una grande complessità con una facile beva: non è banale, ha una buona struttura e unghezza in bocca. Il Faro Doc vinificato nel ’21, imbottigliato a metà giugno e andrà in commercio a novembre: qui da Disciplinare abbiamo uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio e percentuale di Nero d’Avola, affinamento in acciao 4 mesi e in legno 12”. “I Verzera si sono affidati a me – ci ha spiegato – avendo inquadrato la loro filosofia di vita. Osservo prima chi ho davanti e cerco di interpretare il proprio territorio e di assecondarlo”. Centonze sostiene di aver ricevuto molto dalla natura dei suoli calcareo – da medio impasto sorta di anfiteatro davanti alle Isole Eolie sotto la località di Gesso.
L’enologo sta svolgendo consulenze con ottimi riscontri e professionalità, già dopo essersi laureato in Enologia a Conegliano Veneto. Nel 2000, rientra a Marsala occupandosi della prima cantina a Trapani e poi, ancora, fuori dalla Sicilia come a Malta. Ora, molto focalizzato sul versante orientale della Trinacria: da Pachino alle Isole Eolie, da Palmento Costanzo a Carlo Hauner.
Centonze ha saputo diversificarsi anche in altri tipi di produzioni tanto che ha creato da sé dal 2019 un bitter e l’Amaro “Reset”, dalle cui piante sta per ricavare anche un London Dry Gin, com la previsione di concludere entro l’estate.
In famiglia, così come in azienda, ognuno contribuisce con la sua abilità. Maria Luisa, 28 anni, architetto, e Stelio 27 anni di passione tra motori e buoni vini.
I due fratelli sono pronti e dediti a nuove sfide in virtù del solido attaccamento alla propria terra. Lo stesso vino bianco è stato pensato per la loro madre Ketty che non riesce a bere il rosso. L’impresa di famiglia ha voluto fortemente che i veicoli storici della propria collezione rientrassero nelle proprie etichette.
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