Una Doc giovane con radici antiche, che ha adottato il territorio come fulcro di ogni scelta: ambientale, produttiva e di relazione sociale. Una realtà che ha assunto in modo volontario e condiviso la dimensione biologica come visione collettiva. Così all’anfiteatro del Borro, il Consorzio di Tutela Valdarno di Sopra Doc ha organizzato la prima edizione del Valdarno di Sopra Day, intitolata: “Un futuro che è qui”. Una giornata di incontro e di confronto con diversi attori del settore, che ha voluto mettere in discussione alcuni punti nodali di questa piccola realtà toscana
Un messaggio importante, insieme monito ma soprattutto stimolo, come ha più volte sottolineato Luca Sanjust, presidente del Consorzio, per raccontare la loro realtà e le loro idee, confrontandosi a più livelli, in modo aperto e condiviso. Questa piccola e variegata realtà territoriale si inserisce nel triangolo formato da Firenze, Siena e Arezzo, tra Pratomagno e le colline del Chianti Classico, un territorio che è caratterizzato da un paesaggio diversificato, con mutamenti anche repentini e connotato dalla presenza dell’Arno, elemento distintivo e di grande importanza.
A valle le Balze plioceniche affiancano le superfici coltivate, mentre la fascia collinare, storicamente costruita a terrazze, apre su panorami di curate coltivazioni a vite e olivi, con a quote più elevate numerosi boschi di faggi e conifere. Su entrambi i versanti della Valle dell’Arno, il clima è estremamente favorevole alla coltivazione della vite in un intreccio consolidato tra natura e cultura; ne sono esempio i tracciati delle antiche strade percorse dai pellegrini verso Roma, accanto ai confini delle vigne, le ampie terrazze a secco sotto le Pievi romaniche ed oggi, i nuovi impianti che sfruttano al meglio le diverse altitudini dei terreni. Il Consorzio di Tutela Valdarno di Sopra Doc nasce per volontà e iniziativa di un piccolo gruppo di soci fondatori, che hanno fatto della viticoltura di qualità il loro progetto; appena una decina di produttori che oggi, dopo circa dodici anni, sono diventati una ventina, tutti legati dagli stessi intenti e valori. Una Doc piuttosto giovane – riconosciuta dal Ministero dell’Agricoltura nel 2011- ma già con le idee chiare.
Come precisa Ettore Ciancico, direttore del Consorzio Valdarno di Sopra: “La nostra è una doc di territorio e non di vitigno, e noi crediamo in questa scelta e crediamo sia una scelta corretta. La nostra denominazione si caratterizza per due elementi fondanti: la consapevolezza dell’importanza del territorio per le caratteristiche del vino, con la conseguente scelta di valorizzarlo, tutelarlo e interpretarlo sempre nella maniera migliore possibile, e il convincimento che solo una grande qualità può permettere ai nostri vini di distinguersi in un mercato globale e dall’offerta estremamente ampia. Il nostro è un albo aperto, la crescita è lenta, ma come è giusto che sia, perché far radicare una denominazione, dove siamo in sovrapposizione con il Chianti – che ha anche una sottozona Colli Aretini – non è semplice ed è un processo lento. Ma sono convinto che a breve avremo uno scatto in avanti; del resto, questa zona è stata volutamente tenuta nell’ombra, perché serviva a comprare i vini buoni a prezzi convenienti. Oggi siamo intorno alle ventimila bottiglie, abbiamo tre produttori “Erga Omnes”, non abbiamo grandissime aziende e non abbiamo imbottigliatori e neanche cantine sociali. Quello che più ci sta a cuore è il tema del biologico; tutti i soci del nostro consorzio sono già certificati biologici, in un percorso comune intrapreso da tempo, per questo il nostro principale obiettivo è quello di diventare la prima denominazione italiana interamente biologica per disciplinare. Sappiamo bene che questo non è risolutivo, ma vogliamo che tutti i vini della nostra denominazione siano biologici perché sicuramente sarà un passo avanti per la tutela del nostro territorio, dei nostri collaboratori in campo, dei cittadini che abitano vicino alle vigne, di chi fa turismo tra i nostri vigneti, dei consumatori”.
Un territorio, quello del Valdarno di sopra, che riesce a marcare i vini e ha una flessibilità di produzione che da un lato è un optimum. Le condizioni favorevoli non derivano solo dalla tipologia di suoli, ma quello che fa la differenza è microclima, fondamentale soprattutto in vista del cambiamento climatico in atto. Qui grossi problemi di siccità non ci sono stati, perché è una zona discretamente piovosa, poi il “fattore Arno”, ossia il fatto di essere una delle poche valli toscane con il fiume in mezzo, lo rende un territorio vocato. Non va trascurata la presenza di Pratomagno dietro le spalle e va sottolineata la differenza tra i due versanti. Ance il presidente Luca Sanjust, mette in evidenza le finalità di questo incontro: “Oggi vogliamo celebrare un territorio che ci sta dando soddisfazione attraverso la qualità dei nostri vini, che si rivelano unici. La differenza dei vini del Valdarno è l’avere una loro grazia particolare, dove più che il valore della varietà dell’uva, emerge una particolare caratteristica di eleganza, di solarità, di leggerezza e di profondità. Riguardo l’estensione territoriale, ora aspettiamo la variazione del disciplinare che prenda anche la Valdarno fiorentina, perché anche quello è Valdarno. Una scelta che non vuole creare scompiglio, ma che lascerà massima libertà di scelta, anche se la nostra piccola denominazione, proprio perché è orientata solo al buono, pulito e giusto – in sintesi a una qualità etica dei vini – è sicuramente attrattiva”.
In merito ai mercati di riferimento, per le aziende più strutturate, l’orientamento è rivolto al mercato internazionale, in particolare il mercato americano, come ha anche sottolineato Monica Larner nel suo intervento: “Sono ormai sette anni che pubblico i vini del Valdarno di Sopra a parte, e questo mi consente di parlare della vostra voglia di cambiare, oltre che rispondere a consumatori che vogliono guardare sempre più al dettaglio, ai piccoli territori. Emerge un’anima contemporanea in questi vini, sono vini che il consumatore vuole, sono diversi e a me piace parlare di territorio più che di vitigno, parlare di un territorio più fluido, capace di evolvere e adattarsi ai tempi.” Riflessione condivisa anche da Carlo Ferrini: “Questo è un territorio sottovalutato, ed è un bene che oggi dopo il successo di alcune singole aziende, si stia iniziando a parlarne nella sua interezza e specificità”.
Un traguardo strategico anche per il Valdarno di Sopra Doc, condiviso pienamente dalla Vicepresidente e assessore all’Agricoltura di Regione Toscana Stefania Saccardi, che ha evidenziato l’importanza di una visione biologica comune del territorio e della denominazione e portato il pieno sostegno dell’amministrazione regionale, dalla presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini e da Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura dell’Unione europea collegato in video. Un obiettivo senz’altro complesso, oggetto di una interlocuzione in atto con il Ministero dell’Agricoltura, rappresentato per l’occasione dalla Dott.ssa Roberta Cafiero, che ha sottolineato come a livello normativo la strada non sia facile: “Non perché non sia un’idea virtuosa che condividiamo, ma perché la Denominazione di Origine è una denominazione di prodotto, mentre quella del biologico è una certificazione di metodo e metterle entrambe come condizioni obbligatorie non è normativamente semplice”, lasciando però una porta aperta al confronto costruttivo sul tema. La mattinata si è quindi conclusa con il collegamento di Sandro Sangiorgi, sui risultati delle degustazioni condotte dal suo gruppo di lavoro sul Sangiovese e con la degustazione di Otto Produttori, nove vini e due belle annate la 2016 e la 2019 – condotta da Jeffrey Porter.