IL FINANZIAMENTO
Quattrocentomila euro stanziati dalla Regione siciliana per strapparla al rischio estinzione. Il progetto dell’apicultore di Termini Amodeo e dell’entomologo Genduso
L’ape nera da salvare
Ammonta a 400.000 mila euro il finanziamento regionale stanziato per il reinserimento dell’Apis mellifera sicula nella Sicilia occidentale.
La piccola ape nera strappata al rischio estinzione, oggi presidio Slow Food, ritorna a popolare il suo habitat originario. Dietro al progetto dal titolo “Reintroduzone e conservazione della sottospecie a rischio estinzione apis mellifera siciliana” ci sono Carlo Amodeo (nella foto), apicoltore di Termini Imerese, e il docente entomologo Pietro Genduso alll’Univeristà di Agraria di Palermo, coloro cui va il merito di avere selezionato e isolato questa ape salvandola appunto. La tipologia di inserimento è innovativa e leader in campo europeo poiché, come fa sapere Amodeo, “mai si è portato avanti la reintroduzione di una sottospecie autoctona nel territorio”.
L’impresa, che si deve ad un lavoro iniziato già nell’87, adesso vedrà reinseriti sull’Isola i ceppi detenuti e protetti fino ad ora ad Ustica e nell’arcipelago eoliano. La procedura inizierà il 1 febbraio e vanta la collaborazione di partner come l’Istituto Nazionale Apicoltura, Slow Food, l’Istituto Zooprofilattico di Palermo, la Soat 61 di Collegano, l’Università di Entomologia Agraria di Catania e del dipartimento di Scienze Fitosanitarie, il dipartimento di ingegnerie e tecnologie agroforestali dell’università di Palermo. “Si avvierà il reinserimento nella Sicilia occidentale ed in particolare nella provincia di Palermo, perché qui le api sono meno ibridate – spiega Amodeo -. Sarà quindi più facile creare stazioni di fecondazione in purezza. Partiremo da un punto che adesso localizzeremo per poi estenderla a tutta quest’area”.
Compito che non sarà certo facile data la problematica dell’accoppiamento. Spiega Amodeo: “Diversamente da qualsiasi altro animale l’ape si accoppia in volo e per farlo percorre chilometri, non si può monitorare. Procederemo quindi con il coinvolgere gli apicoltori di una micro zona, ampia di 10 o 20 km, sostituendo tutte le regine dei loro alveari”. In questo modo in due anni il programma avrà creato una zona con prevalenza totale di fuchi di ape nera sicula che garantirà di volta in volta generazioni sempre più pure. Il reinserimento dovrebbe completarsi in tre anni, un’ipoteca sul futuro non solo per la flora spontanea e coltivata ma anche per la produzione apicola. “L’ape nera, rispetto alla ligusta, alla carnica o la caucasica, è produttiva tutto l’anno, non va incontro ad un blocco genetico, preconcetto nei mesi invernali, periodo in cui le altre api sanno che devono bloccare la covata. La nostra è abituata a raccogliere quando ci sono fiori e quindi in qualsiasi momento dell’anno”. Così piccola e tanto redditizia, l’ape nera consente quindi di anticipare la campagna produttiva con un netto vantaggio economico. E non solo, è efficiente anche nei tempi, come fa sapere Amodeo la si può considerare una garanzia, proprio perché assicura l’intera riuscita della produzione. È infatti l’unica sottospecie ad essere resistente alle malattie, come gli attacchi dell’avarroa e della nosema, tanto da essere scampata alla moria cui sono incorse, in questi ultimi anni, le api nel resto del mondo.
Manuela Laiacona