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L'intervista

Joe Bastianich: “Vino naturale? Io sono per il vino buono”

04 Aprile 2023
Joe Bastianich Joe Bastianich

Cantante, showman, giudice culinario della nota trasmissione televisiva MasterChef Italia, proprietario di ristoranti negli Stati Uniti, in Italia e in mezzo mondo e per chi non lo sapesse anche vignaiolo. Ecco i mille volti di Joe Bastianich. Nato nel 1968 nel Queens, a New York, da una famiglia di ristoratori emigranti di origini istriane. La madre di Joe – Linda Batticchio – era una grande diva della tv gastronomica americana, e insieme con Felice Bastianich aprì il primo ristorante in cui anche Joe iniziò a familiarizzare con la cucina, il Buonavia nel Queens.

Ma anche i suoi genitori erano dotati di questa vena multidisciplinare nel sangue?
“Sì, i miei non erano “solo” ristoratori. A casa ad esempio la musica era sempre presente. Mio padre suonava la fisarmonica”.

E il vino? Come nasce anche questo amore?
“Erano gli anni ’70 e negli States c’era grande fervore per i vini italiani. Quelli friulani, in particolare, incontravano il gusto di molti americani. Così nel 1997 abbiamo deciso di acquistare i primi otto ettari a Cividale del Friuli. E’ stato soprattutto un modo per ristabilire un legame con la nostra terra di origine. E al tempo stesso anche una nuova sfida per tutta la famiglia. L’obiettivo era produrre vini di qualità in una delle zone più vocate dell’Italia del nord, ma soprattutto l’obiettivo era produrre un vino nella nostra terra. Oggi l’azienda conta 27 ettari di vigneto che ricadono in due zone della Doc Colli Orientali del Friuli per una produzione totale di 230.000 bottiglie annue”.

Qual è il suo approccio in vigna e in cantina?
“Non c’è un approccio preciso. Qui nei Colli Orientali del Friuli abbiamo praticamente tutto ciò che serve per produrre un vino di qualità. La Ponca – quel particolare terreno argilloso-marnoso – per la sua conformazione limita la vigoria della vita, garantendo così basse produzioni e vini dalla spiccata mineralità. E poi qui si genera un microclima irripetibile altrove grazie ai venti provenienti dalle vicine Alpi Giulie e all’influenza salina dettata dal Mare Adriatico. Insomma non serve davvero null’altro. Se non la passione e l’amore per il vino. E qui intervengo io”.

Come le sembra l’attuale comunicazione nel mondo del vino?
“Sono di un’altra generazione. Appartengo alla vecchia guardia, ma sto imparando tanto da questo nuovo modo di comunicare dei giovani, attraverso i social. Cerco di presentare i miei vini tenendo conto del momento in cui vengono presentati. Penso sia giusto rispettare il tempo in cui si vive. Non possiamo imporre il nostro passato a chi non l’ha mai vissuto”.

E in questa dicotomia vino naturale-vino convenzionale?
“Non ho mai voluto prendere una posizione. Io sono per il vino buono. Se è fatto in una maniera corretta, per ottenere un vino di qualità, allora va bene. Se poi bisogna utilizzare questi termini per fare marketing allora è un altro discorso”.

La sua passione per il vino va di pari passo a quella della musica. Il bluegrass, la musica americana delle radici, sembra essere il suo più grande amore. La conferma anche del grande successo ottenuto con il tuo ultimo album “Good morning Italia” inciso con la band napoletana La Terza Classe.
“Con la musica riesco a raccontare quello che provo. Mi succede lo stesso anche con il vino. Sono due facce di una stessa medaglia. Il mio modo di conoscermi e di farmi conoscere”.

Se dovesse scegliere un abbinamento vino-musica?
“Sono due cose che consumo ogni giorno. Non ho un abbinamento preferito, perché è il mio cibo quotidiano. Potrei scegliere di vivere un giorno senza vino o uno senza musica. Ma perché dover scegliere? Vivere senza non potrei”.