L’ALLARME
Prezzi alle stelle per il secondo produttore mondiale dopo la Cina. Il governo del premier Manmohan Singh ha ordinato lo stop alle esportazioni
Le cipolle
fanno piangere
gli indiani
In India l’aumento stratosferico del prezzo delle cipolle, componente fondamentale dell’alimentazione delle fasce più povere della popolazione, tanto da aver determinato nel passato svolte politiche nel Paese, ha creato allarme nel governo del premier, Manmohan Singh, che ha ordinato un immediato stop delle esportazioni e accuratissimi controlli nei prezzi di mercato.
Il fatto è che il prezzo al chilogrammo delle cipolle è passato dalle 11 rupie (18 centesimi di euro) di giugno, alle attuali 80 (1,32 euro) nel mercato della capitale. Il ministro dell’Agricoltura, Sharad Pawar, ha giustificato l’emergenza con il maltempo che ha colpito alcune zone di tradizionale produzione in Maharashtra e Rajasthan assicurando che la situazione dovrebbe tornare normale «fra due o tre settimane».
Da parte sua il ministro del Commercio, Anand Sharma, ha accusato invece i commercianti di trattenere artificialmente il prodotto nei magazzini per beneficiare del rialzo dei prezzi. E se ciò non bastasse, i grossisti hanno cominciato a importare il prodotto dal Pakistan, rivendendolo poi a prezzo maggiorato sul mercato indiano.
L’India è il secondo produttore mondiale di cipolle dopo la Cina, ed in passato l’aumento di prezzo del bulbo ha avuto pesanti effetti politici. Nel 1980, ad esempio, contribuì al ritorno al potere di Indira Gandhi e alla sconfitta del Janata Party.
C.d.G.