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L'iniziativa

Luigi Caricato svela la nuova edizione di olioofficina: tasting, masterclass e incontri

28 Febbraio 2023
Luigi Caricato Luigi Caricato

di Michele Pizzillo

Se non lo contieni un po’, Luigi Caricato, ideatore di “oof olioofficina”, ti “sequestra” fino a quanto non si è convinto di averti trasmesso tutta la conoscenza che ha dell’olio.

Una conoscenza enciclopedica che vuol dire ore e ore ad ascoltarlo, ma senza annoiarti. E sì, perché Caricato, oltre a conoscere tutto dell’olio, ha pure le doti di grande comunicatore tanto da portare avanti i lavori di Olio Officina, in programma a Milano dal 2 al 4 marzo, praticamente da solo per essere sicuro che tutti gli eventi del programma che propone, siano utili a quanti si ammassano nei saloni e nel suggestivo cortile di Palazzo delle Stelline (corso Magenta 61), location scelta per questo grande happening internazionale dedicato all’olio extra vergine di oliva e ai “condimenti per il palato e la mente”. Il tema della XII edizione è “L’olio è progresso”. Una tre giorni incentrata su uno dei tesori dell’agroalimentare italiano ma con una interessante apertura al mondo con la rassegna di oli internazionali, laboratori di assaggio con sessioni degustative di abbinamento olio/cibo e incontri con i produttori; talk sull’economia dell’olio, gli utilizzi in cucina e cosmesi, il valore del packaging, quindi attenzione a design, arte e letteratura, massime espressioni di progresso. Nonché un focus incentrato sull’olio e i bambini, degustatori eccezionali, perché ancora privi di visioni preconcette e del pregiudizio sensoriale che vizia e inficia invece le valutazioni degli adulti, con scuola di cucina, sessioni di assaggi e gioco dell’olio per imparare, saltando da una casella all’altra, la millenaria storia dell’olio e come lo si produce, dall’albero alla tavola.

Così il tema dell’evento, è perfettamente in tema con gli obiettivi che si propone Caricato – oltre che organizzatore del festival è, anche, scrittore, giornalista e oleologo – e, cioè, fare di Olio Officina Festival l’occasione per una riflessione completa sullo stato del comparto oleario che è ad un punto di svolta: “L’olivicoltura italiana deve fare un salto culturale e colturale dalla tradizione al progresso”, sostiene Caricato. Questo è il momento di decidere se rendere l’olivicoltura italiana competitiva – oltre che per la qualità dell’olio che non si discute – anche per volumi di produzione e per appetibilità, applicando il progresso attraverso la razionalizzazione di tutte le fasi del processo produttivo, da quella agricola a quella commerciale. La difficile campagna olearia 2022/2023 produrrà infatti solo poco più di 200.000 tonnellate di olio, quando il fabbisogno del nostro paese è di 1 milione di tonnellate. E, quindi, ci vuole una olivicoltura che guardi al progresso, accettando il passaggio a un approccio più imprenditoriale, tecnologico e professionale, non si raggiungerebbe l’autosufficienza, ma si potrebbe aumentare di molto la produzione, valorizzandola adeguatamente sia in Italia che sui mercati esteri.

Secondo Caricato “in Italia spesso le aziende conducono un’olivicoltura tradizionale di bassa densità – con ampie porzioni di terreno non occupate tra un olivo e l’altro – che affonda le radici in un modello colturale, ma anche culturale e sociologico del passato quando l’appezzamento di terreno era la “dispensa” delle famiglie che da quel terreno traevano il proprio sostentamento: tra gli interfilari degli olivi piantavano cereali, ortaggi, viti, alberi da frutto. Oggi è necessario che gli imprenditori olivicoli italiani, sostenuti da una adeguata e coerente volontà politica, decidano che cosa vogliano fare “da grandi”: se credere in una olivicoltura sistemica, unita, moderna ed economicamente efficiente, oppure produrre olio per diletto”. I margini operativi ci sono tra superficie agricola disponibile e tantissimi ettari di terreni abbandonati che potrebbero essere resi produttivi. “Diventa perciò necessario compiere un nuovo salto culturale e tecnologico, che porti verso una agricoltura di precisione e, là dove possibile, anche a una olivicoltura ad alta densità, sempre rispettosa dell’ambiente e sostenibile, proprio grazie alle tecnologie oggi a disposizione. C’è urgenza anche di individuare nuove cultivar di olivo, anche in ragione dei drastici cambiamenti climatici che impongono soluzioni diverse, come per esempio delle nuove cultivar di olivo. Occorre che si verifichi ciò che è avvenuto in frutticultura, un settore produttivo molto attivo nel quale, negli ultimi 53 anni, sono state prodotte oltre 400 nuove varietà, mentre nello stesso lasso di tempo le nuove cultivar di olivo sono state in tutto il mondo solo 14, di cui la metà ottenute soltanto nell’ultimo ventennio. Il futuro e la salvezza dell’olivicoltura italiana è da riporre nella ricerca e nell’innovazione. Il miglioramento genetico ha cambiato la prospettiva e l’Italia non può certo permettersi di ignorare o snobbare il progresso”, dichiara Caricato.

In quest’ottica è stato impostato il palinsesto di “OOF 2023” e sempre all’insegna del progresso dall’economia alla cucina, con i contributi di Rosalia Cavalieri, saggista, ordinario di Filosofia e teoria dei linguaggi all’Università di Messina; di Valerio M. Visintin con il suo libro inchiesta “Dietro le stelle. Il lato oscuro della ristorazione italiana”; di Dario Stefàno e Fabiola Pulieri, autori di “Oleoturismo. Opportunità per imprese e territori”. Nonché l’omaggio allo scrittore Giuseppe Pontiggia nel ventennale della sua scomparsa, che nella sua produzione letteraria tante pagine ha dedicato al lavoro come progresso e affrancamento da una certa quotidianità lavorativa che nel tempo si trasforma sempre più in fatica e preoccupazione, sofferenza e rassegnazione. Poi c’è il design con una mostra nel chiosco del Palazzo delle Stelline delle bottiglie e confezioni premiate nel corso della decima edizione del contest “Forme dell’Olio” e della quinta edizione del contest “Forme dell’Aceto”, a testimonianza di quanto il “contenitore” debba essere coerente con il “contenuto”. E, infine, l’intervento di Sarah Siciliano, dell’Università del Salento, con un progetto di ricerca interdisciplinare concepito per indagare il concetto di origine del nutrimento umano e le sue molteplici, rilevanti implicazioni, attraverso lo sguardo integrato di giuristi, economisti, storici, sociologi, pedagogisti, linguisti. Se diciamo c’è tutto, non è un eufemismo, per conoscere meglio l’olio e l’origine del cibo.