di Emanuele Scarci, Verona
Valpolicella sempre in grande spolvero.
Nel 2022 sono calati i volumi degli imbottigliamenti rispetto all’anno boom del 2021, ma è aumentato il valore. Comunque i numeri sono nettamente superiori al pre-covid per Amarone, Recioto e Ripasso; in linea per il Valpolicella. In particolare, l’anno scorso, per il re della Valpolicella, i volumi venduti sono calati, ma è cresciuto il valore in Italia e nel mondo. E gli Stati Uniti sono diventati il principale mercato di sbocco, superando gli altri 2 top buyer: Canada e Svizzera. Complessivamente, secondo l’indagine realizzata da Nomisma Wine monitor per il Consorzio tutela vini Valpolicella in occasione della manifestazione veronese “Amarone Opera Prima”, nel 2022 il re della Valpolicella ha registrato una contrazione delle vendite a volume del 7,2%, ma con un valore in crescita del 4%, a circa 360 milioni di euro (franco cantina). Il mercato italiano (salito a circa il 40% del totale) è stato più ricettivo di quello estero grazie al boom turistico della scorsa estate: +1,5% i volumi e +7,4% in quantità. L’export invece ha registrato una battuta d’arresto: -13% a volume, a fronte del +1,8% a valore.
Meglio del 2019
“Il 2021 è stato un anno eccezionale sul piano delle vendite – ha detto il presidente del Consorzio della Valpolicella, Christian Marchesini – e il 2022 è servito per consolidare la crescita, con risultati meno eclatanti, ma comunque significativi. Lo testimoniano anche gli imbottigliamenti dell’Amarone che registrano un incremento del 12% rispetto al 2019 per un’annata commerciale che è stata la seconda migliore del decennio, con oltre 17 milioni di bottiglie immesse sul mercato. La denominazione si conferma in equilibrio, grazie anche a una stabilizzazione finalmente raggiunta sul fronte della superficie vitata dopo il blocco degli impianti del 2019”. Per Daniele Accordini, direttore della Cantina Negrar, “nel 2022 l’impatto degli aumenti di energia e vetro è stato traumatico. Le bollette dell’energia sono balzate da 600 mila euro a 1,2 milioni mentre i prezzi delle bottiglie hanno subito aumenti trimestrali. Sul fronte commerciale, abbiamo trovato grandi difficoltà nello scaricare gli aumenti sulla grande distribuzione e nei paesi con monopoli. Alla fine ne hanno sofferto i margini aziendali”.
Stati Uniti superstar
Gli Stati Uniti guidano la classifica in valore dell’export, con un incremento del 24% e un’incidenza sulle vendite oltre frontiera del 14%. Seguono, a ruota, Canada (+16% a valore) e Svizzera (+2%). Tra i mercati di sbocco, Gran Bretagna in leggero calo (-2%), indietro tutta per la Germania (-15%) e Danimarca (-7%), mentre cresce ancora la Svezia (+6%) e riparte la Cina (+22%). E per il 2023? “Per rispondere bisognerebbe conoscere quanto durerà la guerra in Ucraina e quale impatto avranno gli aumenti di prezzo di febbraio e marzo dei nostri vini sul consumatore – risponde Accordini – L’Amarone sfuso è cresciuto in un anno da 7,50 euro/litro a 11-12 euro. Credo che dovremo attendere Vinitaly per cominciare a vederci chiaro e non escludo che a fine anno i volumi scendano ancora di qualche punto”.
Disgelo con le Famiglie?
A margine della presentazione di Amarone Opera Prima, è tornato il tormentone del braccio di ferro tra Consorzio e Famiglie storiche dell’Amarone, arrivato all’ultimo atto. Marchesini ha sottolineato l’aria di disgelo: “Ci siamo visti, abbiamo preso un caffè e siamo vicini da casa. Una delle attività del Consorzio è ricomporre le fratture. Ci stiamo lavorando”. E nessun timore rispetto all’esito giudiziale dell’ultimo appello? “Hanno perso la prima e anche la seconda – ha aggiunto Marchesini – Resta la Cassazione, ma quel che conta è che stiamo dialogando. E forse la candidatura Unesco della tecnica dell’appassimento uve dell’Amarone e del Recioto potrà contribuire a riconciliare”.