La pizza è una cosa seria.
Soprattutto in Italia. E figurarsi a Napoli. Ne sanno qualcosa i giornalisti del Guardian che hanno assaggiato decine e decine di pizze nella città ai piedi del Vesuvio per stilare una top 10 dei luoghi dove andare a mangiare il “disco tondo” almeno una volta nella vita. Il Guardian, però, nello stilare la sua personale classifica, si è imposto dei criteri. Il primo è che il pizzaiolo ci metta la faccia e cioè che il nome che compare sull’insegna sia lo stesso della persona che fa la pizza. Poi attenzione ai dettagli tecnici: la crosta deve essere rotonda, regolare e alta almeno 2 centimetri con piccole bolle ben dorate dappertutto e il centro deve essere morbido, non croccante. E sempre sulla questione della tecnica, “se tagliata a fette, la pasta deve avere una bella struttura aperta, che dimostra che è stata ben lavorata. La base deve essere bruna, ma non bruciata, e senza la lucentezza gialla che si vede quando si usa troppa farina nella stesura (che rende il sapore amaro). Infine il top: “La parte superiore deve essere un mix armonioso di salsa di pomodoro rossa, mozzarella bianca e pura e foglie di basilico verde vivo nel caso della classica margherita”. Ed ecco dunque, dopo averne assaggiato tane, la classifica delle migliori dieci pizzerie di Napoli.
Lombardi 1892, centro storico
Una certezza per “ingredienti scelti con cura e impasti realizzati alla maniera antica, con qualche innovazione per renderli più leggeri e gustosi”. A fare il resto l’atmosfera: un palazzo antico, un forno a legna piastrellato che risale al 1947.
Gorizia 1916, Vomero
Da sempre gestita dalla famiglia Grasso. Il Guardian scrive che la “Margherita è da manuale”, sottolineando anche l’atmosfera suggestiva con i camerieri in papillon.
Starita a Materdei
Ormai è un brand. Aperta nel rione Materdei nel 1901, ora ha locali anche a Milano e New York. In particolare il Guardian racconta di apprezzarne le pizze fritte e in generale i fritti (come le montanarine).
Da Attilio alla Pignasecca
Attilio è tappa fissa di molti napoletani dal 1938. Per il Guardian le sue pizze sono “impeccabili”, dalle tradizionali a quella con le punte ripiene.
Pizzeria Tutino, Porta Nolana
La specialità consigliata dal Guardian è la pizza a portafoglio (pizza piccola ripiegata su se stessa in quattro parti).
Antica Pizzeria Port’Alba 1738
Un’icona della verace pizzeria napoletana. Le pizze consigliate? Amalfi con acciughe, pomodori gialli, limone e basilico e quella a portafoglio.
Pizzeria Fratelli Cafasso, Fuorigrotta
Secondo il Guardian il vero segreto di questo posto è che la ricetta dei “Cafasso brothers” non è mai cambiata: accoglienza, grandi sapori, tanta ricerca sugli impasti.
Pizzeria De’Figliole, centro storico
Il tempio della pizza fritta: la pizzeria De’Figliole fa da sempre e solo questa, cioè la pizza che un tempo era “dei poveri” perché si preparava con quel poco che c’era in casa. Un’esperienza sublime e da non perdere
Pizzearia La Notizia, Posillipo/Vomero
Due pizzerie in una sola strada, via Caravaggio a Posillipo: Enzo Coccia è qui, al civico 53 e al 94, per due proposte di pizza completamente diverse, e cioè tradizionali e innovative. Anche il Guardian scrive che vale assolutamente la pena provarle entrambe e, se necessario, mettersi a fare lunghe file.
Pizzeria Di Matteo, centro storico
Buona qualità a prezzi convenienti: la pizzeria di Matteo, centralissima (via dei Tribunali) è considerata la “pizzeria degli studenti”. Nel 1994, in città per il G7, ci andò anche Bill Clinton che per la prima volta assaggiò la celebre pizza a portafoglio.
C.d.G.