Sicilia Doc Nero d’Avola
di Federico Latteri
Il gruppo Duca di Salaparuta, oggi di proprietà della famiglia Reina (Illva Saronno Holding), riunisce tre marchi storici che rappresentano la Sicilia e l’Italia nel mondo: Corvo e Duca di Salaparuta, nati nel 1824 e Florio, nato nel 1833. La filosofia produttiva è rivolta sempre più a rafforzare il legame con il territorio attraverso progetti mirati a comprendere a fondo le caratteristiche delle varie aree e dei vitigni che meglio si adattano alle numerose tipologie di suolo e ai particolari microclimi.
(Tenuta di Suor Marchesa)
Sono diversi i vigneti sparsi per la Sicilia. Le punte di diamante della proprietà sono rappresentate dalle tre tenute situate in zone profondamente differenti tra di loro: la Tenuta di Risignolo a Salemi, nella Sicilia occidentale, dove ci sono vigneti di Insolia, Zibibbo e Grillo, la Tenuta di Suor Marchesa nella zona di Riesi con circa 130 ettari di Nero d’Avola, Vermentino e Sauvignon Blanc e la Tenuta di Vajasindi, oltre 20 ettari coltivati a Nerello Mascalese e Pinot Nero che si trovano a Castiglione di Sicilia, sul versante nord dell’Etna, dove si sta portando avanti un progetto che è in continua crescita. La produzione di Duca di Salaparuta si aggira intorno ai 9 milioni e mezzo di bottiglie l’anno con numerose etichette che compongono una gamma ben articolata in grado di accontentare qualsiasi cliente. Inoltre, sono ancora in vendita vecchie annate di diversi vini.
(La cantina)
Abbiamo degustato il Sicilia Doc Nero d’Avola Duca Enrico 2018, l’edizione più recente di un vino iconico che occupa un posto importante nella storia della Sicilia enologica. Prodotto per la prima volta con la vendemmia 1984, è stato il primo Nero d’Avola in purezza e, soprattutto, il simbolo del riscatto di una terra che finalmente dimostrava al mondo intero che era in grado di fornire da una varietà autoctona un vino capace di confrontarsi con i grandi rossi delle zone classiche. Una nuova visione, dunque, lungimirante e, nello stesso tempo, legata al territorio, fu il motore di un percorso che, attraverso l’individuazione delle aree particolrmente vocate, delle tecniche agronomiche e di vinificazione, condusse alla nascita del Duca Enrico.
(Il caveau con le annate storiche di Duca Enrico)
Le uve provengono da vigneti ad alberello di Nero d’Avola situati ad altitudini comprese tra 300 e 350 metri sul livello del mare nella tenuta di Suor Marchesa. Ci troviamo nel territorio di Riesi in provincia di Caltanissetta, all’interno di un’area caratterizzata da terreni di natura calcareo-argillosa. La densità d’impianto è di 5 mila ceppi per ettaro con rese che non superano mai 1,2 chilogrammi di uva per pianta. L’annata 2018 ha visto un inverno freddo con molte piogge che si sono rivelate utili per alimentare le riserve idriche delle viti. Poi il mese di giugno, caldo e asciutto, ha preceduto un’estate con temperature più miti della media, cosa che ha permesso una maturazione lenta e ottimale.
(La bottaia)
La vendemmia è stata effettuata manualmente in piccole cassette durante la terza settimana di settembre. La vinificazione prevede diraspatura, leggera pigiatura e fermentazione alcolica in vasche di acciaio inox alla temperatura controllata di 28 gradi centigradi. Dopo la svinatura viene svolta la fermentazione malolattica. Il vino matura in barrique di rovere francese nuove e di secondo passaggio per 18 mesi e poi affina in bottiglia per almeno 6 mesi prima di essere messo in commercio. Nel calice il Duca Enrico 2018 si presenta di colore rosso rubino molto carico. Ha un naso pulito, intenso e variegato nel quale profumi di frutta matura come amarena e cassis si fondono con note di prugna in confettura e sentori di vaniglia che emergono da un mosaico di spezie. Si tratta di un profilo giovanile che si mostra molto nitido e con il tempo crescerà in complessità, arricchendosi di sfumature.
Il sorso è fresco, grazie ad una viva acidità, ma anche strutturato, pieno nel gusto e persistente. Fitti e vellutati i tannini che presentano già una buona morbidezza. Solare e potente, ma mai eccessivo, è una delle versioni più precise e composte di Duca Enrico. Sono chiare sia la qualità della materia prima che la sapiente e attenta tecnica di vinificazione. Può essere bevuto sin da ora, ma vi consigliamo anche di seguirne l’evoluzione che, siamo sicuri, ci regalerà piacevoli sorprese. Sarà perfetto per le occasioni importanti in abbinamento a grandi piatti a base di carne, primi dal gusto particolarmente ricco, oppure formaggi stagionati.
Rubrica a cura di Salvo Giusino
Duca di Salaparuta
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