di Marco Sciarrini
Interessante masterclass della Cantina piemontese Borgogno tenuta presso l’Hotel Terme di Merano dal titolo simbolico “Le Langhe non si perdono” alla presenza di Andrea Farinetti.
Il titolo richiama la poesia “I mari del sud” di Cesare Pavese, poeta di estrazione contadina, che racconta come le persone trasferitisi nella grande città abbiano nostalgia per le origini: “Tu che abiti a Torino…” e poi, quando si torna, come me a quarant’anni, si trova tutto nuovo. Le Langhe non si perdono”. Questo per rappresentare come il territorio sia così radicato nelle persone che hanno vissuto le Langhe in epoche non nobili. Ma l’incontro, che ha avuto anche l’epilogo della degustazione, è stato un momento per lanciare un grande tema caro a Farinetti e che riguarda la Denominazione: “Abbiamo la fortuna di vivere nella regione più importante per il vino italiano, senza in realtà particolari meriti, perché non abbiamo deciso di nascerci, ma ci è capitato così. Dobbiamo quindi farci perdonare, avendone cura e rispettando questa terra. Ma è importante rispettare anche chi ci vive. E il modo migliore è cercare di dare pari opportunità a tutti. Dare la stessa importanza e considerazione anche alle zone meno fortunate, a chi vive ai margini. Perché nessuno sceglie dove nascere e perché abbiamo un’eccezionale qualità di terroir in tutto il nostro territorio. Tante peculiarità che vanno valorizzate, in modo univoco e sinergico. Pensiamo però che il modello attuale ci impedisca di dare il giusto valore al nostro territorio e ai nostri produttori Per analizzare al meglio la situazione immaginate di essere un marziano e di vedere per la prima volta la nostra regione. Oggi abbiamo 28 Doc, 6 Docg. Un marziano non capirebbe nulla o quasi, troppa confusione, troppe denominazioni. Solo nelle Langhe 34 denominazioni, e se guardassimo l’Italia diventerebbero più di 500. Non è troppo? Non pensiamo di essere troppo complicati? Chi ci guarda, non capisce. C’è da perdersi. La proposta è un nuovo territorio che raggruppa tutto, le Langhe con le sue Docg Barolo, Barbaresco e Roero. Vorremmo un modello diverso, più semplice, immediato e che innalza il valore di ogni singolo vino, un progetto ambizioso, che si chiama “Langhe”. Questo nome rappresenta tutti noi contadini, comprende tutte le nostre terre, dalle più fortunate a quelle meno blasonate. “Langa” è oggi il nome più iconico, popolare e sinonimo di qualità che rappresenta i vini del basso Piemonte. Serve però una nuova prospettiva. Serve una taratura mentale diversa, un cambio di paradigma, che ci fa approcciare in modo diverso a questo territorio ed ai suoi vini. Ci piacerebbe rimanessero solo i vitigni tipici che meglio si esprimono sui nostri territori: Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, Nascetta e Arneis, che potranno essere riportati in fronte sotto la denominazione Langhe. Tutti gli altri solo in retro nel testo. Ci piacerebbe censire tutti i comuni per inserire le menzioni comunali e fare lo stesso anche per i nomi storici delle vigne, così da innalzare il valore di Langhe e dare la medesima forza a tutti. Ovviamente i Comuni e le vigne del Barolo, Barbaresco e Roero, saranno escluse dalla menzione Langhe. Il nome Langhe gode di grande e meritata fortuna, frutto secolare di caparbi contadini che hanno speso e continuano a spendere energie in vigna, in cantina e sui mercati nazionali ed internazionali. Ad oggi Langhe ha infatti acquisito un valore importante, è una certezza, che evoca un determinato territorio ed è legato a sua volta ad un concetto di grande prestigio, in tutto il mondo”.
(Andrea Farinetti e i vini degustati)
A fare da “spalla” con una invasione di campo, ma ospite sempre gradito, è piombato il vulcanico Walter Massa che non si è fatto pregare dall’intervenire: “Penso di essere l’uomo più fortunato al mondo per essere in un territorio con tanti anni di storia che un tempo non si filava nessuno, perché l’obiettivo era quello di vendere le uve e non fregava a nessuno del territorio. Negli anni ’70 la scuola enologica indicava nelle Langhe il Dolcetto come vino simbolo ed il Barolo non si aveva la potenza e pazienza di farlo rimanere 3 anni in cantina, era il tempo della “malora” dell’abbandono dei terreni per andare a lavorare in città nelle grandi industrie. Il momento storico del rilancio del Barolo a metà degli anni ’80”. Con queste premesse l’incontro è andato avanti ed ha visto la degustazione:
Scaldapulce Colli Tortonesi Timorasso Derthona Doc 2019
100% Timorasso. Colore giallo intenso, al naso è complesso fruttato, con pera, pesca, e sensazioni floreali, di fiori di acacia e biancospino, miele ed anche con i classici sentori di idrocarburo, al palato sorso pieno, con perfetto equilibrio della parte alcolica presente con una ottima acidità le sensazioni sia olfattive che gustative non presentano note estreme il che lo rende di grande abbinamento con i cibi, prolungata la persistenza finale.
Ancum Dolcetto Langhe Doc 2021
100% Dolcetto. Colore rosso rubino con riflessi violacei, al naso intense note di frutta rossa croccante, ciliegia e fragola, leggere sensazioni speziate balsamiche, al palato fresco armonico con una trama tannica nobile in linea con la spalla acida sapida, persistente finale sulle note fruttate.
Bartomè Langhe Doc Nebbiolo Doc 2020
100% Nebbiolo. Colore rosso rubino con riflessi violacei con leggeri riflessi granati, al naso intenso, etereo, con note floreali di viola e frutta rossa, piccoli frutti, lamponi ribes, presenti anche sensazioni speziate pungenti al palato grande armonia tra una vivace acidità ed un tannino morbido ed elegante, grande corrispondenza gusto olfattiva con finale piacevolmente prolungato.
Bompè Langhe Doc 2020
100% Barbera. Colore rosso rubino, al naso intense note fruttate di frutta a bacca rossa e frutti di bosco, seguite da sensazioni fumè, al palato intensa freschezza salina in equilibrio con una trama tannica delicata che rende il vino molto verticale con grande richiamo di beva.
Barolo Cannubi Docg 2017
100% Nebbiolo. Colore rosso rubino intenso con riflessi granata, al naso complesso con sentori fruttati di frutti rossi, lampone, di more e di ribes, leggere note floreali, note speziate e balsamiche di tabacco e cuoio, al palato sorso avvolgente e succoso, bella struttura con trama tannica vellutata, in grande armonia con la parte fresca acida, lunga e prolungata la persistenza finale sulle note olfattive.