di Gianluca Rossetti
Questa volta possiamo dire di aver portato fortuna.
Andrea Aprea riprende (meritatamente) la stella Michelin per la sua nuova apertura del suo nuovo ristorante in corso Venezia a Milano e noi ci eravamo appena stati per una degustazione di Barolo a cura della cantina Damilano. Damilano è una delle cantine storiche di Barolo dalle tradizioni antiche, ultracentenarie. L’attività della famiglia risale al 1890 quando Giuseppe Borgogno, bisnonno degli attuali proprietari, iniziò a coltivare e vinificare le uve di proprietà nel comune di Barolo – il paese delle Langhe che ha dato il nome all’omonimo vino. Un luogo simbolo per la storia dell’enologia mondiale. Per questa occasione, la cantina ha organizzato una doppia degustazione, incrociando ai piatti del neostellato chef Andrea Aprea una verticale della linea 1752, riserva Cannubi e una orizzontale dei vari “cru” dell’annata 2016. Mattina e primo pomeriggio all’insegna del grande bere, e del fine dining di Andrea Aprea.
La linea Barolo Riserva Cannubi “1752”, forse la più importante dell’azienda, nasce con la vendemmia 2008 quando la famiglia Damilano decide di valorizzare il nucleo storico dei loro vigneti di Cannubi situati nella parte più alta e centrale della collina. Si tratta di una piccola porzione di circa 2 ettari piantata con viti di Nebbiolo che oggi hanno un’età tra i 30 e 50 anni. “1752”’ viene concepito fin dalla vendemmia come Riserva. Vino prodotto in pochi esemplari in un raffinato packaging “vintage” per sottolineare la cultura, la tradizione e la sapienza di una terra che il mondo invidia alle Langhe: Cannubi. E allora si aprono le danze, la riserva Cannubi dell’azienda è prodotta nelle annate 2008, 2009, 2010, 2011, 2013 e 2015. Mancano la 2012 e la 2014, perché si è preferito non produrre per via di annate non qualitativamente all’altezza. Non è questo già un’indicazione di qualità e serietà? Si parte dalla più vecchia alla più giovane, apriamo infatti con 1752 riserva Cannubi 2008, che apre con un frutto importante, qualche spezia, fiori, vaniglia sul lungo. Una grande espressione di una buonissima annata che regala un barolo di quattordici anni e una lunga vita ancora davanti a sé. Emerge subito il lavoro in vigna, maniacale, dell’azienda, che valorizza uva e territorio anche in un vino così importante e strutturato.
Si prosegue con 1752 riserva Cannubi 2009. Prodotto in una grandissima annata, molto calda, che dona ricchezza anche a livello alcolico ad una bottiglia che esprime una maggiore complessità aromatica e gustativa rispetto alla precedente, con terziari importanti e persistenti. Molta più spezia e presenza di note di confettura e frutta rossa matura. Impressionante la parte balsamica e mentolata. Un barolo ancora fresco ma pronto, carico e importante. Successivamente si passa al 1752 riserva Cannubi 2010, forse la sorpresa più grande della degustazione. Un’altra annata calda, potente, importante. Un’annata che ha donato molto frutto, una parte zuccherina nei sentori di confettura, ma al contrario della precedente, offre una piacevolissima acidità e pulizia. Finale lungo, ancora note balsamiche. Tannino intenso che conferisce importanza e grande eleganza. Questa riserva 2010 possiamo già dire che è la bottiglia che compreremmo subito, nella solita modalità, due da bere subito, due da bere tra un anno e due da far invecchiare ancora.
Proseguiamo la degustazione con 1752 riserva Cannubi 2011. Il vino diventa più giovane, ma conserva, grazie al grande lavoro in vigna e in cantina, grande eleganza e pulizia. E’ un vino pronto da bere a dispetto dello scetticismo iniziale, che sprigiona nuove note di fiori, rose, violette, una beva veramente piacevole. Di quelli che non te ne accorgi, e hai già finito una bottiglia. Chiudiamo poi con le ultime due bottiglie, il 1752 riserva Cannubi 2013, prodotto con una vendemmia un po’più tardiva rispetto alla norma, che dona struttura al prodotto con note fresche, floreali e fruttate. Una bottiglia per tutti. E in ultimo, il 1752 riserva Cannubi 2015, un po’l’embrione da cui poi scaturiscono le grandi bottiglie che abbiamo degustato. Un vino indubbiamente più acerbo nel tannino, più giovane e astringente. Un piccolo bambino con grandi basi per diventare un grande uomo. Una di quelle bottiglie che ognuno dovrebbe avere in cantina, anche solo come investimento. Insomma, una degustazione unica, di grande qualità e di livello, che ha poi lasciato la scena ai piatti dello chef Andrea Aprea, che ci ha deliziato con alcuni capolavori come l’uovo di selva con castagne, Grana Padano riserva e liquirizia, o i tortelli con genovese di maiale, scarola, olive nere e provolone del monaco. A onor del vero, appena usciti avevamo parlato informalmente di una sicura stella michelin. Andrea Aprea era bravo prima con le sue due stelle nel vecchio ristorante, ed è bravo adesso. Stella annunciata, e meritata.
Ma Damilano non ha voluto sfigurare nemmeno a pranzo; memorabile è stata anche l’orizzontale delle annate 2016 dei diversi Cru. Raviole, Brunate, Cerequi, Liste e Cannubi. Tutte espressioni della stessa annata, ma con diversità evidenti dovute alla grande biodiversità del territorio. Un’unicità che ci invidiano nel mondo, in un territorio che deve raccontare meglio e sempre di più sé stesso, perché appunto, unico al mondo. Abbiamo sentito dalla spigolosità e potenza del Raviole 2016 all’eleganza del Liste 2016, Cerequio con la sua spezia e frutto maturo, Brunate con la sua struttura. Cinque espressioni magistrali di un’annata memorabile. Si è chiuso così, quindi, questo pranzo da veri gourmet, in cui abbiamo appurato il grande lavoro della cantina Damilano, incorniciati dalla meravigliosa location di Fondazione Luigi Rovati in corso Venezia 52 a Milano, un’immersione nel rapporto tra memoria e gusto, ricerca e materia, forma e sostanza.
Cantine Damilano
Strada Provinciale Alba – Barolo 122
La Morra (CN) Italia
T. 0173 56105
cantinedamilano.it
Andrea Aprea | Ristorante
Corso Venezia, 52 – Milano
T. 02 3827 3030
Orari: 19,30-22.
Chiuso: Domenica e lunedì