di Fabrizio Carrera
E se fosse Martina Caruso a guidare la nuova generazione di chef che terrà alto il nome Sicilia nella ristorazione italiana?
Il Signum di Salina, il regno di Martina e dei suoi familiari, è fresco di una premiazione importante. Le Tre Forchette del Gambero Rosso, al pari di due grandi protagonisti come Pino Cuttaia e Ciccio Sultano. Un riconoscimento che non va sottovalutato. Prima donna che conquista le Tre Forchette in Sicilia. La Stella Michelin ce l’ha già dal 2016. E se i giudizi delle guide valgono ancora qualcosa, e noi a tal proposito diciamo che valgono – eccome – soprattutto la Michelin, allora non possiamo non prendere in considerazione i risultati di Martina Caruso. Ragionando sull’anagrafe segnaliamo che la chef del Signum ha 33 anni. Adesso ha conquistato le Tre Forchette. Stellata a 27 anni. Cuttaia ha preso la prima stella a 39 anni nel 2006, la seconda a 42 anni e un anno prima le Tre Forchette e anche, lasciatemelo dire, il Best in Sicily come Miglior Ristorante alla prima edizione del nostro riconoscimento. Sultano ha preso la prima stella a 34 anni nel 2004, la seconda nel 2006 e una decina di anni dopo le Tre Forchette. Un confronto che aiuta a spiegare meglio perché Martina oggi si trova a rappresentare la new generation che può affiancare gli chef top del momento.
Arriverà la seconda stella anche al Signum? Non è un tema di quest’anno. Tuttavia bisogna iniziare a individuare la nuova generazione degli chef siciliani che potranno aspirare a seguire i Cuttaia e i Sultano nei loro migliori risultati. La chef del Signum c’è. Il grande augurio è che non resti un caso isolato. I giovani chef vanno supportati perché la Sicilia non resti indietro sia nell’immaginario degli addetti ai lavori e sia nelle valutazioni delle guide. E ricordiamoci che la crescita e la qualità della ristorazione soprattutto quando conquista ambìti riconoscimenti produce effetti benefici in tante direzioni, la politica se lo ricordi.
Ma attenti. Non solo gloria per Martina Caruso. Perché alla luce di queste considerazioni ha una grande responsabilità sia nel tracciare il percorso e nel mantenere gli alti standard a cui ha abituato la sua fedele clientela e la critica di settore. E sia nel diventare esempio ed alleata di chi, tra i suoi colleghi, vuol condividere questo percorso. È utile ricordare che il suo lavoro sarebbe nulla se non fosse che il Signum è una orchestra ben collaudata che vede in prima linea il fratello Luca, la brigata della cucina, il personale di sala, la sommelier Jada Parisi, l’angolo mixologist del cugino Raffaele, un insieme che ad oggi suona benissimo.