IL CASO
Si è dimesso Luigi Caccamo, il presidente del consorzio nato appena due anni fa a Spilinga in provincia di Vibo Valentia. L’accusa: “Una macchina che non sa come muoversi”
La ‘Nduja senza presidente
Il consorzio della ‘Nduja di Spilinga, il tipico salume spalmabile calabrese dal cuore di peperoncino, rimane senza presidente.
Si è dimesso Luigi Caccamo, produttore dell’azienda l’Artigianato della ‘Nduja, lasciando per il momento la poltrona al vicepresidente Francesco Fiammingo fino alla data delle elezioni. Ciò che avrebbe portato alla dimissione sarebbe una congiuntura sfavorevole di dinamiche operative e di commercializzazione. Difficoltà che, come avrebbe denunciato lo stesso Caccamo, hanno portato il lavoro dei consorziati, in tutto sei, ad una situazione di stallo. “Una serie di progetti che avevamo in cantiere e che erano destinati alla tutela e promozione della ‘Nduja sono andati a cadere – spiega l’ex presidente -. Ho reso le mie dimissioni non perché non credo nel consorzio, ma attualmente siamo in una situazione così delicata che necessita di un impegno a cui, per incombenze che riguardano la mia azienda, non posso ottemperare”. Il colpo più duro che avrebbe subito il consorzio è la crisi che ha portato al fallimento il gruppo Sisa Calabria lo scorso gennaio. “Avanziamo ad oggi 35 mila euro di credito. Un freno che ha compromesso la macchina del consorzio fatto appunto di piccoli produttori, precludendoci del tutto lo sbocco nella Gdo”, ammette Caccamo. Il prodotto simbolo e vanto della Calabria, originaria di Spilinga, che dovrebbe raggiungere le altre tipicità tutelate della Regione, e per la quale il consorzio stesso si stava muovendo per l’ottenimento dell’Igp, rischia così di fermarsi prima ancora di partire. Anche se la strada da percorrere rimane ancora non ben delineata dopo due anni dalla nascita del consorzio. “Si deve individuare che tipo di progetto portare avanti – spiega il produttore -. Ci sono divergenze all’interno. Siamo una macchina che ancora non sa come muoversi”. Mancherebbe non solo una comunione d’intenti ma anche di finanze come dichiara Caccamo: “Mi auguro che si possa trovare un punto in comune ed anche le risorse per potere promuovere questo antico prodotto. È di questo che ha bisogno, per tutelarlo anche da quella ‘Nduja che si vende ovunque e che non è quella originale ”. Se da un lato il consorzio stenta a decollare dall’altro questa specialità di nicchia sta facendo lo stesso piccoli passi in avanti nel mercato, come conferma il produttore stesso che indica una crescita del 25% con una produzione che va dai 600 ai 700 quintali l’anno.
Manuela Laiacona