“Cerco almeno 20 persone, ma nessuno si presenta nonostante la disoccupazione sia ad oltre l’8%: manutentori, magazzinieri, mulettisti, autisti, anche enologi e distillatori, soffiatori, impiegati di segreteria, operai semplici o specializzati”.
Lo dichiara Sandro Bottega, patron dell’omonima azienda alle porte di Treviso e ideatore dei “Prosecco Bar”, denunciando la difficoltà nel trovare personale nonostante la crisi e nonostante una disoccupazione giovanile che è ancora al 23,1% (dati Istat giugno 2022). “La ricerca di personale – continua Bottega – dà risultati disarmanti: mesi e mesi per trovare persone che abbiano competenza, volontà di lavorare, disponibilità a rimboccarsi le maniche e, nel frattempo, si perdono ordini e i clienti scelgono altre strade in altri Paesi, dove le aziende riescono a consegnare con puntualità e dove il rispetto per il lavoro è maggiore. In questi primi sei mesi dell’anno abbiamo dovuto rinunciare a oltre 10 milioni di euro di ordini che avrebbero portato tasse nelle casse dello Stato, diminuito le uscite da reddito di cittadinanza e generato lavoro per altre imprese”.
“Certo bisogna aiutare chi non ce la fa, ma non si deve accettare l’assistenzialismo: sicuramente va mantenuto il reddito di cittadinanza o il sussidio alla disoccupazione che è giusto ed è sempre esistito, ma al tempo stesso chi lo riceve, se la condizione fisica glielo permette, deve studiare per imparare un lavoro e deve accettare ogni opportunità che gli si presenta. Oggi siamo costretti ad assumere persone – per lo più immigrati perché altro non si trova – con esperienze e preparazione ben inferiori a quelle degli italiani, ma purtroppo questi ultimi spesso non hanno convenienza a lavorare perché mantenuti dal reddito di cittadinanza”, prosegue Sandro Bottega, che poi rilancia: “E non mi si venga a dire che gli imprenditori pagano poco, perché se anche può essere vero in alcuni casi, non lo è nella maggior parte delle aziende d’Italia che hanno un costo del personale di poco inferiore alla media dell’Unione europea, con la differenza che il maggior cuneo fiscale italiano provoca un netto in busta paga dei dipendenti ben inferiore a quello degli altri Paesi. I politici italiani dovrebbero entrare nelle aziende e capire che cosa vuole dire fare impresa, dovrebbero aggiornare leggi obsolete che risalgono a 100 anni fa e che noi dobbiamo rispettare con conseguente perdita di efficienza, devono sapere, promuovere e tutelare il Made in Italy. Noi, in 45 anni di storia ineccepibile che ci ha portati a diventare il primo spumante italiano nel mondo per immagine, notorietà e simbolo della migliore qualità, avremmo potuto fare molto di più senza le difficoltà assurde del sistema Italia, non ultima la lentezza della giustizia. Quando anche l’ultimo degli imprenditori sarà costretto a chiudere perché non trova personale che lavora, chi pagherà il reddito di cittadinanza? L’economia non si auto-genera, ma è il lavoro organizzato ed efficiente che crea un prodotto o un servizio, che soddisfa le esigenze altrui. Al contrario, se chi può produrre non produce più nulla, se il lavoro non diventa oltre che un diritto anche un dovere, potremmo anche stampare carta moneta, ma non avremo più prodotti e servizi da vendere e da acquistare. L’educazione al lavoro va insegnata fin dalle scuole e la sua cultura va mantenuta nel tempo. Se chi fa la guerra è un assassino e chi non rispetta le leggi è un delinquente, chi invece può lavorare, ma preferisce percepire il reddito di cittadinanza, è un ladro”.
C.d.G.