di Annalucia Galeone
Quella della famiglia Pandolfo sembra un romanzo di avventure, ma non è così.
Si tratta di una storia di vita vera, di tenacia e di resilienza che si snoda dalla Sicilia alla Tunisia e si conclude a Terracina abbracciando un arco temporale di quasi due secoli e coinvolgendo quattro generazioni di viticoltori. Tutto ebbe inizio a fine ‘800 quando gli antenati cominciarono a piantare i vigneti di uve zibibbo a Pantelleria, nel sud della Sicilia. Anni dopo vennero a conoscenza della possibilità di trasferirsi in Tunisia e ricevere terre da coltivare. Così, pian piano tutta la famiglia raggiunse la costa nordafricana, per mettersi a lavoro. Il lato paterno ha continuato a coltivare uva, affrontando nel vigneto di Khanguet Gare tutte le difficoltà dell’approvvigionamento idrico per innaffiare le barbatelle appena piantate, mentre quello materno ha aperto a Tunisi una pasticceria con gelateria tipica siciliana, che in poco tempo ha conquistato tutta la città. Tutto sembrava procedere per il meglio, ma la vita serba sempre delle sorprese e nuove sfide da affrontare.
Nella primavera del 1964 il presidente della Tunisia Harbib Bourghiba decise l’esproprio di tutte le terre e di tutte le proprietà a danno degli stranieri. I Pandolfo si rimboccarono le mai per ricominciare da capo, nella campagna di Terracina, precisamente nel podere numero 1.720 di via Renibbio con al suo interno ha un piccolo fazzoletto di terra. Oggi Gabriele e suo figlio Andrea Pandolfo sono alla guida dell’azienda di famiglia con 105 ettari di proprietà, le bottiglie prodotte sono circa un milione, 16 etichette di vino prodotte nel cuore della Doc del Circeo e del Moscato di Terracina, il 40% è destinato agli Usa e una parte alla comunità ebraica di Tunisi, si fa anche il vino kasher.
Cantina Sant’Andrea comprende un agriturismo, frutto della ristrutturazione della casa originaria, con annesso un ristorante di territorio, di un ampio uliveto, dell’allevamento biologico di galline, oche, quaglie e anatre che forniscono uova per il ristorante nonché delle api cui si aggiunge un negozio, dove è possibile acquistare tutti i prodotti. “Seguire le Botti” è il nome della struttura, ospitata all’interno del podere, creata per ritemprare corpo e mente pernottando in una delle cinque stanze a disposizione, realizzate in armonia con l’ambiente circostante. Il caratteristico nome si deve agli antichi barilotti usati negli anni ’60 per indicare la strada per l’azienda ai clienti romani che viaggiavano verso sud, lungo la Via Mediana. L’ospitalità è completata dalla presenza al pianoterra dell’omonimo ristorante dove, ogni giorno, lo chef Pasquale Minciguerra e la sua brigata propongono piatti “dell’anima”, autentici e genuini, finalizzati a esaltare l’eccellenza delle materie prime locali anche autoprodotte.
“La mia più grande vittoria è poter spiegare ai clienti soddisfatti che hanno mangiato solo prodotti laziali – ha affermato Andrea Pandolfo –. Per noi questa è una grande sfida: valorizzare al massimo ciò che la nostra terra ci dona, scoprirne le molteplici varietà, fare rete con i produttori locali e lavorare insieme per promuovere la ricchezza del Lazio. La normativa sull’agriturismo, quindi l’obbligo di utilizzare in gran parte solo prodotti regionali spesso è stato considerato un limite: io, anzi, noi crediamo che sia solo una sfida da vincere. È abbastanza facile fare un grande pane con farine famose, blasonate, che in molti hanno testato, dove ci sono ricette e calibrazioni. Difficile è fare un pane importante con quelle del molino dietro casa, cioè il molino Cipolladi Terracina. Significa provare per settimane, a volte mesi, e continuare quando già il risultato è soddisfacente, ma ancora perfezionabile. La nostra regione ha un patrimonio di prodotti e sapori meravigliosi da rendere famosi grazie alla passione e arte degli chef. Questo, per me, vuol dire fare agriturismo nell’anima”.
Cantina Sant’Andrea
Strada del Renibbio 1720
Borgo Vodice, Terracina (Lt)
www.cantinasantandrea.it
info@cantinasantandrea.it