Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 188 del 21/10/2010

IL DIBATTITO “Palermo metta sul piatto la tradizione”

21 Ottobre 2010
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IL DIBATTITO

La nota food blogger Sigrid Verbert dice la sua sulla questione lanciata da Cronache di Gusto. “Come si mangia nel capoluogo siciliano? C’è ancora molta strada da fare, ma i grandi chef arriveranno”

“Palermo metta sul piatto
la tradizione”

Conosciuta come il Cavoletto di Bruxelles, guru per gli amanti del cibo, la food blogger più cliccata del web, colei che perlustra e fotografa i sapori in lungo e in largo per il mondo, Sigrid Verbert porta la sua testimonianza sulla ristorazione palermitana.

Aspetto della città che conosce molto bene e che ha approfondito nel periodo in cui ha studiato alla Facoltà di Lettere di viale delle Scienze. Per la belga che ogni giorno fa venire l’acquolina a 10 mila utenti la ristorazione potrebbe decollare attingendo dalla tradizione e dal turismo enogastronomico.

Ultimamente ha mangiato a Palermo, come ha trovato la ristorazione?
“Quando vengo a Palermo non frequento molti ristoranti rinomati. Preferisco fare un viaggio enogastronomico amarcord, ripercorrendo con il gusto le specialità che mangiavo quando studiavo a Lettere. Diciamo che vado a provare trattorie e ristoranti che propongono le ricette della tradizione e soprattutto mi godo il cibo di strada. Mi interessa capire le radici più che le evoluzioni contemporanee. Avevo casa a Ballarò e avevo due vecchietti sotto casa che, in un garage, facevano panelle e melenzane e i panini più buoni del mondo. Erano le cose belle della tradizione di questa città. Ovviamente tralasciamo ogni commento sulle condizioni igieniche inesistenti”.

Rispetto al passato ha trovato qualche differenza, un’evoluzione?
“Mi è sembrato di trovare in alcuni piccoli segni di cambiamento e qualcosa di più cosmopolitan. Nell’insieme in tutta Italia c’ è un’evoluzione, si vede dappertutto, ma a Palermo l’ho trovata un pelo più rallentata, perché è più lontana rispetto alle altre capitali. Però credo sia una fortuna”.

Perché?
“Il fatto di stare in questo territorio che ha risorse meravigliose dà un bonus enorme alla ristorazione. Siamo in un altro mondo. Ci sono tante cose buone che in questa cucina si possono sfruttare”.

Ha riscontrato questo nei piatti che ha degustato?
“Sì, anche se non c’è ancora lo chef rinomato e stellato. Ma sono fiduciosa. Solitamente i grandi chef sono quelli che riescono a giocare meglio con la tradizione, che guardano dove si trovano e che giocano con gli ingredienti che hanno sul territorio. Palermo per me ha un bagaglio di ricette e una cultura gastronomica enorme, ogni chef può vivere una relazione stretta col proprio territorio. Si può giocare con la tradizione, i sapori e le ricette classiche. Anche se non interessa alla gente del luogo, ci sono tantissimi turisti che apprezzano e che sono curiosi”.

Quindi Palermo secondo lei deve cucinare per i turisti?
“Sì, anche. La gente oramai viaggia, fa tour enogastronomici. Si può fare un lavoro di alto livello, penso che si possa fare. La gente di fuori è disposta a scoprire posti. Mi auguro che arrivi lo chef bravo a Palermo, è solo una questione di tempo. Già qualcuno l’ho individuato al Cous Cous Fest: Ivan Sebba, chef palermitano che insieme ai suoi colleghi sanvitesi antonella Pace e Vito Miceli hanno proposto il cous cous con ‘buzzunaglia’”.

Manuela Laiacona