di Alessia Zuppelli
“Autoctono” come i vitigni del suo territorio su cui sono puntati ormai i riflettori di tutto il mondo, Maurizio Papotto proprietario dell’enoteca “Il Brigante” di Passopisciaro, analizza la percezione locale e internazionale del Vulcano.
Lo fa a partire dal racconto di un curioso aneddoto: “Tempo fa mi trovavo alla biblioteca regionale di Catania dovendo svolgere un’attività di ricerca. Nel biglietto di ingresso dove dovevo compilare i dati personali scrissi che abitavo a Passopisciaro e mi chiesero se questa località si trovasse in provincia di Catania. Nello stesso periodo in un locale a Verona mi domandarono dove svolgessi la mia attività. Descrissi la zona a una straniera e mi rispose che sì la conosceva benissimo “è dove c’è il cagnolino che dorme in mezzo la strada”. Ecco, questa percezione forte qui ancora non c’è. Siamo ancora, dal mio punto di vista, in una fase embrionale dove c’è tanto da capire, quali meccanismi sinergici innescare, anche dal punto di vista culturale. Forse, come mi disse un produttore di Barolo sarà il tempo a cambiare le cose”.
Di tempo, relativamente recente ne è passato da queste parti. Come diverse le personalità che hanno dato un’impronta importante. Le cose iniziano a cambiare con l’incontro da parte di alcuni visionari, racconta ancora l’enotecario etneo, Andrea Franchetti e Marco de Grazia, giusto per citarne due, con i contadini del luogo. Come quel “Don Peppino” del quale oggi conosciamo una delle più importanti referenze della zona di Calderara. Ma la “vague” etnea inizia già un decennio prima dell’apertura dell’attività di Papotto, intorno al 2000. Era un periodo in cui la vigna, la vendemmia, e il vino era più un affare di famiglia che commerciale. Andando ancora più a ritroso negli anni un affare faticoso, fine a se stesso, che si iniziava da bambini, quasi come una punizione. Una manodopera che oggi è tangibile nell’eredità di quei nonni ancora in vita la cui scomparsa decreterà, probabilmente, la fine di un patrimonio intellettuale di cui non potremmo sentirne mai più la voce. Di questa eredità ne sono testimoni diverse piccole aziende. Quei piccoli che Maurizio Papotto propone a quegli appassionati alla ricerca di prodotti di nicchia e di qualità le cui proprietà magari non hanno la forza economica di inserirsi in una cornice commerciale di più ampio raggio.
La scintilla della passione per la viticoltura e i vini etnei si è alimentata grazie all’amicizia e alla frequentazione di Giuseppe Russo, altro noto produttore del versante Nord: “Sono molto amico di Giuseppe Russo e grazie a lui ho avuto modo di conoscere altri personaggi come Frank Cornellisen e altri. Sono stato molto stimolato da queste frequentazioni e la mia attività inizia nel 2009 così, con una passione viva ancora oggi. L’Etna prima del 2000 era già valorizzata da Salvo Foti, che con gli altri, ha contribuito a scardinare una cultura del vino molto vecchia. Anche per me il mondo del vino era legato alle vendemmie dell’infanzia al vino sfuso a uso e consumo domestico. Oggi dietro un’etichetta c’è un progetto, un’idea, e una sensibilità del territorio che ciascuno interpreta a modo suo. Prima di quegli anni, avendo lavorato per la forestale, posso dire a ragion veduta che le vigne e il territorio in generale non sono più in uno stato di abbandono come adesso. Lavoravo in un territorio che oggi rappresenta la rinascita. Dove prima spegnevamo incendi adesso sono state recuperate vigne”.
La rinascita tangibile a cui fa riferimento l’appassionato enotecario coinvolge, racconta, oltre che i piccoli produttori, i più giovani che si sono avvicinati alla vigna scorgendo, rispetto al passato, opportunità di lavoro e di riscatto, anche se ancora manca – sottolinea – la sinergia nel territorio, nonostante ci possano essere tutti i tasselli di quelle dinamiche legate all’enoturismo: “Proprio ai giovani dico: non fate crollare le case dei nonni, aprite b&b”. Oggi il fruitore è sempre più preparato ed esigente. “Lover” sì, ma anche intenditore e con molte più esigenze anche in termini logistici: “Adesso il turista lo agganci perché ti vede. Nel giro degli anni il fruitore è cambiato. Non è più lo stesso. Prima c’era il curioso, il turista di passaggio, nel tempo oggi si è evoluto verso un vero e proprio intenditore. Non intercetto più il turista nella sua accezione classica, adesso c’è l’enoturista. Una persona molto preparata, a volte anche più di me. Una persona che spesso dopo essere stata qui non sa dove andare, dove dormire o dove mangiare”.
Chi arriva a Passopisciaro, e generalmente in visita nei diversi versanti dell’Etna, solitamente è sì dunque un esigente e preparato enoturista ma anche un fruitore che si trova in balia di un sistema in cui manca ancora qualche tassello, reso – peraltro – ancora più difficile sia dalla crisi a seguito della pandemia che dalle recenti minacce provenienti dall’Est. Difficile a oggi, conclude Papotto, provare a fare delle previsioni per la stagione. Un clima di incertezza che si insinua anche fra chi si occupa di ospitalità nelle cantine più strutturate. Un sistema in bilico dove anche il più curioso avverte il disagio di questa incertezza permanente che si riflette anche in termini di vendita per la sua attività, che assicura, proverà a reggere finché può.
Enoteca il Brigante
Via Castiglione, 5
Passopisciaro, Castiglione di Sicilia (Ct)
T. 328 9485646
Chiuso il giovedì