di Emanuele Scarci
Da un lato, si sono ridotte drasticamente le Igt, dall’altro, si sono moltiplicate le segmentazioni per territori e micro-territori dei vini d’Abruzzo.
Si creerà più confusione nella testa del consumatore americano, tedesco o cinese? “Noi abbiamo solo replicato quanto fatto dalla Borgogna qualche secolo fa” ha risposto Valentino Di Campi, presidente del Consorzio vini d’Abruzzo, nel corso della presentazione alla stampa del nuovo Modello Abruzzo che cambierà in profondità il panorama delle denominazioni in regione (lo avevamo anticipato in questo articolo>). L’obiettivo dichiarato è di raddoppiare il peso della Doc. La produzione media dei vini d’Abruzzo è di 3,5 milioni di ettolitri (467 milioni di bottiglie), di cui il 40% Doc. L’obiettivo è arrivare all’80%. “Del resto – ha aggiunto Di Campli – siamo obbligati a questo passo se vogliamo risultare credibili per il consumatore. Non basta spiegare al consumatore americano che il Montepulciano di un territorio è diverso da quello di un altro: è necessario riportarlo in etichetta”.
“E’ nato ufficialmente il vino d’Abruzzo – ha annunciato, dal suo canto, il vicepresidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente -. Si tratta di un passo decisivo nel percorso di crescita qualitativa che punta ad avvalorare il vino abruzzese esaltando i differenti territori e la straordinaria biodiversità all’interno di un Abruzzo sempre più coeso e capace di fare squadra”. Questa straordinaria biodiversità in futuro consentirà di arrivare ai cosiddetti “cru”, alle Unità geografiche aggiuntive comunali, fino alla singola menzione di “vigna”. Anche per questo, a margine della presentazione, Imprudente ha detto chiaramente che “ci vorrà del tempo, ma da oggi lanciamo la nostra sfida ai grandi vini italiani di qualità”.
Semaforo verde
Il via libera è arrivato in questi giorni dal Mipaaf, con l’accoglimento da parte del Comitato nazionale vini della proposta fatta nel 2019 dai produttori del Consorzio vini d’Abruzzo che introduce la menzione Superiore per le Dop “d’Abruzzo” con il taglio da 8 a 1 della Igt. Obiettivo del nuovo modello è di rafforzare l’identità dell’enologia regionale, valorizzando i singoli territori e rendendo più riconoscibile la scala dei valori. I princìpi guida del “Modello Abruzzo” sono secondo il Consorzio: semplificazione, cioè meno denominazioni; identità comune rafforzata, con la dicitura “d’Abruzzo” per tutti ma distinta per territori e micro-territori; segmentazione qualitativa, con l’introduzione della menzione Superiore per i Dop regionali come i vini Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo d’Abruzzo, Pecorino d’Abruzzo, Passerina d’Abruzzo, Cococciola d’Abruzzo, Montonico d’Abruzzo, che potranno fregiarsi in etichetta delle appellazioni provinciali; adeguamento al reale potenziale produttivo regionale; il tutto nell’ottica di sostenibilità sociale, economica ed ambientale.
Promozione più facile
“Il riconoscimento di una qualità superiore e dell’identità comune d’Abruzzo per le Doc – ha aggiunto Di Campli – permetterà di rendere più facile la promozione e di esaltare sempre di più il binomio vino/territorio; d’altro canto l’introduzione di un’unica Igt Terre d’Abruzzo con il riferimento al territorio distintivo che va a sostituire le 8 attutali crea una forte immagine regionale sopperendo all’attuale frammentarietà poco incisiva”. Le quattro appellazioni provinciali per le Doc “d’Abruzzo” che potranno fregiarsi delle menzioni Superiore e Riserva saranno: Colline Teramane, Colline Pescaresi, Terre de L’Aquila e Terre di Chieti.