di Emanuele Scarci
Dare spazio ai produttori e riconoscere il loro ruolo sociale, di presidio del territorio e di cura dell’ambiente.
E’ questo l’obiettivo della prima edizione di “Sana slow wine fair”, che dal 27 al 29 marzo ospiterà a BolognaFiere 500 cantine espositrici (sul sito ne risultano 435) per tre giorni di incontri, degustazioni e masterclass. L’evento è stato ideato ed è di proprietà di Slow Food, ma organizzato in partnership con BolognaFiere e in collaborazione con FederBio. Gli espositori sono per metà produttori di vino biologico, mentre l’altra metà ha sottoscritto il “Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto” con il quale si impegnano a osservare pratiche agricole di salvaguardia dell’ambiente e tutela sociale. L’evento in presenza sarà preceduto da tre giorni di convegni online, dal 22 al 24 marzo, incentrati sulla sostenibilità ambientale, la tutela del paesaggio e la crescita sociale e culturale delle campagne. Scorrendo le 435 aziende espositrici riportate sul sito di Slow wine fair, si tratta per lo più di piccoli e piccolissimi produttori, ma ci sono anche brand come Donnafugata, Le Ripi, Barone Pizzini, Paladin, Castello Bonomi, Lamole di Lamole, Borgogno, Col d’Orcia e Vietti.
Voglia di crescere
“Un momento di incontro in presenza che ci fa capire che non tutto può essere digitale – ha sottolineato Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole -. Quello del vino è un settore economico rilevante che crea reddito, lavoro e ricchezza, ma rappresenta anche i valori che fanno parte della nostra storia”. “È un’iniziativa nuova che parte da 500 cantine ma ha l’ambizione di diventare un appuntamento internazionale di primo piano – ha aggiunto Gianpiero Calzolari, presidente di BolognaFiere – e fa parte di una strategia economica attenta alla cultura della sostenibilità e che crea ricchezza per il territorio”. Carlo Petrini, presidente di Slow Food, si è soffermato sull’importanza dell’alleanza strategica tra i diversi soggetti della filiera del vino: “È giunto il momento di lasciare spazio alla cooperazione e alla condivisione perché una società fortemente competitiva non può raggiungere gli obiettivi della transizione ecologica. L’appuntamento di Bologna è importante perché non riguarda solo i produttori, ma coinvolge anche i cittadini, che del vino sono appassionati e consumatori, e il mondo della distribuzione: insieme, perché il bene comune riguarda l’interesse di tutti».
Fiere vicine
Ma perché Slow wine fair è così vicina a Vinitaly? Appena 11 giorni di distanza. “Inizialmente eravamo posizionati a fine febbraio – risponde Domenico Lunghi, direttore business unit di BolognaFiere, a Cronache di Gusto – ma la pandemia ha imposto lo slittamento delle date. Ci siamo allora posizionati in quelle lasciate libere da ProWein. Uno spostamento tutt’altro che indolore: abbiamo perso 300 espositori, per lo più esteri. Non se la sono sentita di partecipare per l’eccessiva vicinanza al Salone del vino bio di Montpellier” che si svolgerà dal 28 febbraio al 2 marzo. Ma secondo Lunghi Slow wine fair non può essere confuso con Vinitaly, “Sono due cose diverse – sostiene il top manager -. Non basta iscriversi per partecipare ma i produttori debbono avere una filosofia particolare”.