Nelle prime settimane del 2022 sfonderà la quota del mezzo miliardo di euro (avvicinandosi pericolosamente ai 600 milioni) la bolletta elettrica delle cantine italiane, moltiplicando da 2 fino a 3 volte il costo a chilowattora pagato appena due anni fa.
E’ questo il dato inquietante che emerge da una indagine condotta da Giulio Somma, direttore del Corriere Vinicolo su un campione di imprese vitivinicole di diverse dimensioni e struttura (industriali, imbottigliatori, cantine cooperative, aziende verticali). Oggi la componente “energia elettrica” è diventato il primo centro di costo in termini di incrementi negli ultimi due anni. E continuerà a rimanerlo nei prossimi mesi se, come conferma l’Arera (l’Autorità italiana di Regolazione Energia, Reti e Ambiente), la bolletta dell’elettricità aumenterà del 55% nel primo trimestre di quest’anno, mentre quella del gas si “fermerà” al +41,8%, (avendo tuttavia un peso minore sul budget delle imprese vino). Allargando il raffronto, Confindustria parla addirittura di +400% per la bolletta energetica nazionale dal 2019 al 2022. Un’esplosione di costi che si aggiunge ai rincari già registrati nell’autunno del 2021 relativi alle materie prime utilizzate per imbottigliamento e imballaggio, cresciute del 61% il legname, del 31% il cartone, del 72% la plastica per agroalimentare, del 40% il vetro. A questi si aggiungono le impennate, dal 400 al 1000%, di container e noli marittimi, unica voce capace di avvicinarsi – purtroppo – alla curva esponenziale dell’energia elettrica.
“Il vino, in questo scenario allarmante – si legge nell’articolo del Corriere Vinicolo – vede frenare bruscamente la propria marginalità, guarda nel medio periodo con preoccupazione la ricaduta sul mercato dell’inevitabile ritocco dei prezzi seppur, nel complesso, ancora resiste grazie al fatto che in fondo può considerarsi una industria non energivora, ha in atto strategie di diversificazione degli approvvigionamenti e investimenti in macchinari di ultima generazione spinti dalla sostenibilità, che oggi si stanno rivelando preziosi anche per contenere i costi energetici, gode di ampi margini di miglioramento e ottimizzazione nell’impiego di energia elettrica nei processi produttivi in cantina”. “La situazione è molto preoccupante e rischia di divenire insostenibile per un settore estremamente price sensitive come il vino e composto da aziende piccole e medie – dice Paolo Castelletti, segretario generale di Unione Italiana Vini al Corriere Vinicolo – Il costo dell’energia rischia di minare la competitività del vino italiano che, su diversi mercati e numerosi segmenti, si gioca sul filo di lana. Impossibile assorbire totalmente il costo per le imprese che dovranno riversarlo sul prezzo finale con il rischio di uscire dal mercato. È un tema che riguarda, a cascata, la ripresa dei consumi, in modo particolare quelli nel canale Horeca, che potrebbero rallentare nel primo trimestre 2022, a fronte dell’aumento dei costi e dell’incertezza dovuta all’attuale fase pandemica. Per completare il quadro, non dimentichiamo il grave impatto sui costi dovuto alla perturbazione della catena di approvvigionamento su scala globale (aumento della reperibilità, costi e tempistiche dei container), questo in particolare dovuto alle disfunzionalità registrate in alcuni grandi porti della Cina”.
Ma gli interventi del Governo a sostegno di questa crisi energetica sono solo parziali. Ma si può arrivare a quantificare un consumo medio di kWh per litro di vino prodotto? Il Corriere Vinicolo lo fa: “Il consumo di energia elettrica per vinificare e imbottigliare un litro di vino è di circa 0,7 kWh, mentre, se parliamo di sfuso, possiamo stimare un consumo di 0,5 kWh vista l’incidenza parziale del processo di imbottigliamento”. Un conteggio che, se riportato ai circa 45 milioni di ettolitri di vino commercializzato nell’anno tra imbottigliato e sfuso, porta il totale dei consumi delle cantine italiane a sfiorare i 3 miliardi di kWh per un costo complessivo che sta superando i 550 milioni di euro complessivi (viaggiando speditamente verso quota 600 milioni), calcolando un costo medio (dell’intera bolletta, non della sola componente energia, suddiviso per la quantità di prodotto lavorato) che sta superando i 0,18 €/ kWh”.
C.d.G.