di Giorgio Vaiana
Per Andrea Graziano è un panino “ad alta tensione”.
L’ideatore del marchio Fud, ormai celebre su tutto il territorio nazionale, a Cronache di Gusto parla del rincaro delle bollette di energia elettrica. Con punte di oltre il 150 per cento. E lo fa con dati, anzi bollette, alla mano. Dovrà pagare 32.119,24 euro a fronte di poco più di 12.000 euro dello stesso periodo dell’anno scorso. Questo si traduce in un aumento di spesa del 150%. Di caro energia se ne parla un po’ ovunque. E sono stati tanti i ristoratori che hano denunciato gli aumenti, anche con azioni più o meno eclatanti. E se il Governo preannuncia misure risolutive (al momento solo a parole), dall’altro lato ci sono loro, i titolari dei ristoranti e dei locali, che questa situazione la vivono ogni giorno e che, poi, devono fare i conti a fine mese. “Molti colleghi e amici hanno pubblicato sui social bollette dell’energia elettrica dalle cifre esorbitanti – racconta Graziano – Un rincaro, che per quanto preannunciato, non poteva essere nemmeno immaginato e che, tra clientela in calo e personale in quarantena, rende ancora più difficile l’attività imprenditoriale”.
(Le bollete ricevute da Fud)
Ma la storia di Graziano, però, si arricchisce di alcuni particolari che, unita alle denunce di altri imprenditori, mettono in luce come sia confusa e paradossale la
problematica dei rincari delle utenze. “Dall’1 luglio l’Enel ci “vende” a nostra insaputa al Gruppo Hera – racconta Graziano – Lo scopriamo però solo due settimane dopo tramite Pec. Pensando che fosse la solita truffa, contattiamo il servizio clienti, che ci rassicura che nulla sarebbe cambiato, anzi avremmo potuto usufruire di più vantaggiose promozioni future”. Risolta la questione truffa, Graziano, però, scopre dell’altro: “Quattro mesi dopo, all’arrivo delle prime bollette per un totale di quasi 19.000 euro (con fatturazione trimestrale e non più mensile), ci rendiamo conto di quanto sia ancora più machiavellica e infida la situazione – dice – Al danno si unisce la beffa: dopo aver aderito alla nuova promozione, che ci avrebbe bloccato la tariffa alla cifra già esosa di 0,15 cent/Kwh, veniamo avvisati con largo ritardo che la promozione partirà solo da marzo 2022. Nel frattempo le cifre a dicembre sono schizzate alla quota record di 0,36 cent/kwh, per cui aspettiamo presto nuove sorprese. Nel corso delle numerose conciliazioni online sono emerse molteplici anomalie, comprese letture sbagliate per oltre 5.000 Kw, addebitati erroneamente. Cifre che ci verranno restituite, ma che sono spiccioli rispetto alla reale entità degli importi fatturati. La domanda è lecita: che futuro può avere la ristorazione? Piccole e grandi realtà che quotidianamente combattono tra mille difficoltà per fare impresa nel nostro Paese. Considerando che questo è solo uno degli aspetti legati alla gestione aziendale, dal momento che gli aumenti hanno toccato tutti i settori merceologici. Vale veramente la pena fare l’imprenditore, vivendo di frustrazioni e di senso di impotenza, o conviene forse ripensare a tutto e cedere all’ambiguo richiamo del tanto criticato sussidio di cittadinanza? A voi l’ardua sentenza”.
Il parere dei legali
Della questione ne abbiamo parlato con Rosa Guttuso, collaboratrice dello studio legale Palmigiano di Palermo che si occupa delle questioni relative all’energia. “Bisogna sempre distinguere le questioni energetiche legate ai singoli consumatori da quelle legate alle piccole e medie imprese – dice la Guttuso – E’ chiaro che tutti noi siamo stati colpiti da questi rincari, ma questo non vuol dire che non possiamo tutelarci”. La tariffe energetiche, come spiega la Guttuso, sono per legge stabilite dall’autorità dell’energia. Dall’1 luglio, le utenze commerciali (sotto una determinata soglia di kilowatt), sono transitate al servizio delle tutele graduali. “In pratica – spiega la Guttuso – l’autorità ha assegnato la gestione di questo servizio ad alcune società private”. Ma, queste società avevano l’obbligo di inviare la comunicazione di questo avvenuto passaggio al cliente. “Questa è la prima cosa da verificare – spiega la Guttuso – Ho ricevuto mai questa comunicazione? In caso di risposta negativa si può già procedere con una contestazione”. La seconda cosa riguarda i consumi veri e propri. “Nel caso in cui l’impresa si renda conto che lebollette siano molto più alte rispetto allo storico dei consumi si può e si deve fare una lettera di reclamo alla società, per verificare se siano state applicate le tariffe stabilite dall’autorità”. Dopo aver inviato una lettera di reclamo alla società, l’impresa, dopo 40 giorni senza mai aver ricevuto risposta (o dopo aver ricevuto una risposta negativa), può chiedere una procedura di conciliazione. “Si tratta di un’operazione gratuita che consente di far sedere ad un tavolo, diciamo così, da un lato la società che gestisce il servizio e dall’altro l’impresa – spiega la Guttuso – Tra di loro ci sono dei bravi ed esperti conciliatori, in grado di dirimere la matassa e trovare la soluzione”. Per maggiori informazioni si può accedere alla piattaforma dello sportello per il consumatore di energia. La procedura è semplice e, come detto, gratuita. Ma è sempre consigliabile un minimo di assisteza legale.