di Titti Casiello,Taormina
Si apre in casa la seconda giornata di Taormina Gourmet con una Masterclass tutta sicula condotta da Daniele Cernilli e Federico Lattieri che, in un crescendo di 6 diverse annate, hanno raccontato i grandi rossi prodotti sull’Etna dall’azienda Passopisciaro, insieme a Vincenzo Lo Mauro, direttore generale dell’azienda.
Passopisciparo è la storia di Andrea Franchetti, da quando nel 2001, inizia a scrivere le prime pagine di quello che sarebbe stato un libro intitolato i “vini delle contrade dell’Etna”. Appassionato di Francia, Andrea, porta infatti in Italia, tutta la tradizione della zonizzazione francese, ed ecco che spuntano sull’Etna i cru: Porcaria, Chiappemacine, Sciaranuova, Rampante e Guardiola. Ma a questa innovazione ne aggiunge un’altra, quella di voler fare “i vini che piacciono a lui” e così nei suoi 26 ettari, Andrea si fa dapprima custode della tradizione, preservando quelle vecchie vigne ad albarello di Nerello Mascalese e Cappuccio di “appena” 80 anni e poi diventa portatore di innovazioni, innestando vitigni “stranieri” come il Petit Verdot e il Cesanese di Affile (dai quali, oggi produce il pluripremiato “Franchetti”) e lo chardonnay riservato alla produzione di quelle pochissime bottiglie di “Contada Pc”.
Ma dal 2001 ad oggi di strada ne è stata fatta e tanta. Le referenze sono triplicate, con ben 9 etichette, di cui 6 riservate alle vinificazioni rigorosamente separate dei suoi singoli cru. Tra questi al Taormina Gourmet un focus sul solo cru di Sciaranuova il cui nome deriva dalla sciara, ovverosia quella lunga colata di lava raffreddatasi durante le eruzioni del Mungibello. Sono vecchie vigne di Nerello Mascalese situate tra i 700 e 1.000 metri di altitudine, che godono di una costante “Tramontana”, così chiamato quel vento locale che diventa il principale responsabile della salubrità delle uve, e di una notevole escursione termica che vale a sviluppare acidità e aromaticità nei grappoli. Da questi vigneti si produce “Contrada S” che fermenta in acciaio, affina poi per 2 anni in botti di legno grande e viene imbottigliato, rigorosamente, solo durante le fasi di luna calante. E nelle 6 annate in degustazione, al Taormina Giurmet, si parte dal passato per arrivare al presente, dalla 2011, fino alla 2019 passando per la 2012, 2015, 2017 e 2018. Ecco alcune note di degustazione.
Contrada S 2011
Intensità ed equilibrio sono questi gli aggettivi che contraddistinguono quest’annata. E in un calice stratificato tra note di cioccolato, olive in salamoia e sentorì brulé è, però, la mineralità olfattiva che la fa da padrone e si mischia a note vegetali fini e sottili. Al gusto si presenta un tannino che pare non voler invecchiare mai e la sua struttura conferma solo l’ottima fattezza di questo sorso, che diventa infinitamente lungo. Memorabile.
Contrada S 2012
In un’annata definita come calda, il calice in degustazione è pienamente rispondente al suo andamento. Lo è soprattutto il suo sorso con un ingresso tannico perentorio che pare voler bloccare un resto che intende comunque esprimersi, e ci riesce e lo fa assestandosi maggiormente sulle sue morbidezze.
Contrada S 2015
Un frutto viola e nero molto profondo che lascia spazio a note speziate. Il suo gusto si connota da un tannino fine e da un’acidità che genera una beva soddisfacente, dove nulla c’è da dire, se non lasciarsi andare al piacere della bevuta in un sorso vispo, sapido ed egregiamente strutturato. Capolavoro.
Contrada S 2017
Annata caldissima e, dunque, in perfetta coerenza è, anche, il calice in degustazione, dove il naso si caratterizza per una grande concentrazione del frutto, ricordando la polpa di frutti rossi maturi, mentre il suo sorso rimanda ad un vino del profondo sud vista la sua espressione alcolica e le sue morbidezze. Eppure questa potenza non vale ad eliminare l’acidità e l’aromaticità che viene regalata nel finale.
Contrada S 2018
Un colore scarico, ma intenso e cristallino che lascia presagire l’andamento fortemente piovoso di questa annata e, quindi, la scarsa presenza di luce che avrebbe maggiormente arricchito gli acini di antociani (i principali responsabili del colore). E così è anche il suo naso che assume le fattezze di un vino d’altura, dai profumi tenui e sottili che rimandano a spezie delicate e alle rocce. Il sorso viene disegnato con grazia tra linee saline e tannini dalla grana fine.
Contrada S 2019
Dopo 8 anni, dalla 2011, l’andamento climatico ha consentito di ritornare nuovamente ad un perfetto equilibrio di maturità in vigna. E se la ‘11, è giustamente nella sua fase di terziarizzazione olfattiva e di evoluzione gustativa, la 19 è tutto un frutto che inizia a proferire le prime parole. Scandite, però, già alla perfezione.
LA GALLERY (ph Vincenzo Ganci)