di Francesca Landolina
Cento anni di storia per la cantina pugliese Varvaglione 1921, giunta alla quarta generazione.
Cento anni da raccontare, nella terra del Primitivo di Manduria. Cento anni vissuti tra le vigne di Leporano e Taranto, nell’antica Magna Grecia, tra forti radici e visioni sempre più ampie. Ed infine la nascita di un nuovo vino, in occasione dell’anniversario che racchiude un pezzo di storia della famiglia e della città di Taranto: Masseria Pizzariello, un blend di Primitivo Negroamaro e una piccola percentuale di Aglianico. Il vino proviene proprio dalla vigna a ridosso di Masseria Pizzariello, una dimora storica di fine ‘600, che nel corso della pandemia, ha radunato l’intera famiglia Varvaglione, divenendo il giardino di casa. Uscirà il prossimo inverno e se ne produrranno circa 12 mila bottiglie. Masseria Pizzariello è oggi simbolo del sentimento che lega le diverse generazioni a un luogo iconico da cui è iniziata la storia vitivinicola del nonno di Cosimo Varvaglione, patron dell’azienda, ed è il luogo da cui è partito il progetto che trasla il loro vino nel futuro. “La Masseria è per me un sogno realizzato. Qui venivo con mio nonno, quando prendeva in affitto la cantina, e sognavo ad occhi aperti. Il destino ha voluto che diventasse casa per la mia famiglia, per me, per mia moglie Maria Teresa e per i miei figli Marzia, Angelo e Francesca, che continuano insieme a me il sogno dei vini Varvaglione, dei vini pugliesi”, afferma Cosimo Varvaglione durante la cerimonia di presentazione del vino.
(Le figlie Francesca e Marzia con Cosimo Varvaglione in bottaia)
“Abbiamo avuto modo e tempo per studiare e per riflettere – racconta Marzia, primogenita e responsabile marketing dell’azienda – e Masseria Pizzariello è il nostro vino del futuro. Un vino che rappresenta la nostra casa che apriamo al pubblico attraverso la tecnologia della Realtà Aumentata. Io e i miei fratelli siamo la quarta generazione di questa famiglia di vignaioli, da nostro padre abbiamo ereditato passione e amore per la terra, con i nostri studi ci siamo posizionati su un fronte di conoscenza e curiosità che ci porta a guardare oltre e con la nostra visione vogliamo essere avanguardisti e non smettere mai di essere visionari”. “Per realizzare il progetto di realtà aumentata che celebra il centenario di Varvaglione1921 ci siamo immediatamente ispirati all’antica magia e alla stravolgente eleganza dei territori che ospitano i tre vitigni che compongono questo vino. Il mondo floreale e la fauna invisibile che abitano l’area dove sorgono i vigneti sono diventati in qualche modo protagonisti dell’esperienza narrativa”, spiegano così l’esperienza artistica Frankie Caradonna, Art Director del progetto, e Lucia Emanuela Curzi Creative Director & Illustrator.
(Il nuovo vino)
L’etichetta è stata mostrata in anteprima durante la cerimonia di presentazione, ma bisognerà attendere il prossimo inverno per degustare il vino. I progetti della famiglia, nel frattempo, vanno avanti con la freschezza e la vitalità della nuova generazione. “Poter raccontare cento anni di storia – racconta Cosimo Varvaglione – è un privilegio e una profonda emozione. Guardo quanto è stato fatto da mio nonno e da mio padre con la commozione del ricordo e sono ancora più fiero di poter osservare quanto si sta continuando a costruire con la forza di una squadra in cui ho visto crescere i miei figli che sono il futuro di questa azienda di famiglia”. Marzia, la figlia maggiore, e neo-mamma, è la responsabile marketing dell’azienda. Angelo si occupa della gestione dei vigneti e dei mercati del sudest asiatico mentre Chicca sta per terminare gli studi in enologia e sarà la futura enologa.
(Cosimo Varvaglione nella vigna di Masseria Pizzariello)
Oggi Varvaglione 1921 produce oltre 4 milioni di bottiglie, destinate solo al settore Horeca, vendute in 65 Paesi al mondo. L’80 per cento della produzione va all’estero (Stati Uniti, Germania e Asia in particolare), il restante 20 per cento resta l’Italia. La visione della famiglia Varvaglione è quella di un futuro sostenibile. Per questo motivo, Cosimo Varvaglione, patron ed enologo dell’azienda, ha consolidato la collaborazione di importanti università nel monitoraggio dei vigneti, all’insegna del rigore nella cura della vigna e del rispetto per l’ambiente. E nel 2017, il Financial Times di Londra ha classificato Varvaglione 1921 tra le 500 aziende europee in rapida espansione.
(Angelo Varvaglione in vigna)
La cantina pugliese ha saputo fondere l’esperienza della tradizione con l’innovazione, valorizzando e facendo apprezzare in tutto il mondo le varietà autoctone come il Primitivo e il Negroamaro. Nei vigneti di proprietà trovano spazio anche l’Aglianico, la Malvasia nera, la Verdeca e lo Chardonnay, impiegate in purezza oppure in blend per dare vita all’articolata gamma di vini: una prevalenza di rossi che raccontano le più importanti denominazioni locali, come il Primitivo di Manduria Dop, che hanno contribuito a fare conoscere il nome di questa porzione d’Italia nel mondo. La gamma include vini Igt, Doc e anche il Primitivo di Manduria Dolce Naturale Docg (Chicca, dedicato alla figlia più piccola) che nasce da un vigneto con viti ad alberello di oltre 80 anni. Gli ettari di proprietà della famiglia sono 150 ed altri sono curati da coltivatori affiliati, partner locali da oltre 30 anni. Nella contrada Papale, ci sono vigne vecchie da cui oggi nasce la selezione del Primitivo di Manduria, Papale Oro. Il vino icona della cantina deve il suo nome a questa vigna, che nel ‘700 apparteneva a Papa Benedetto XIII. Diverse sono le collezioni speciali dei vini, tra le quali citiamo la collezione 12 e mezzo, con etichette in fibra di cotone, orientate alla sostenibilità e ad un approccio più easy e giovane al bere. E la collezione privata Cosimo Varvaglione con due vini rossi strutturati, rotondi e intensi: uno Primitivo di Manduria e l’altro Negroamaro del Salento.