Poco più di 750 milioni di bottiglie di cui 600 milioni a denominazione di origine, con il Prosecco Doc che domina (56% degli imbottigliamenti) ma anche con una varietà infinita di produzioni che superano abbondantemente la tradizionale linea produttiva del Po.
È il meraviglioso mondo delle bollicine italiane, inquadrate per la prima volta attraverso le fonti ufficiali degli organismi di certificazione nel nuovo numero in uscita sul Corriere Vinicolo, la testata di settore di Unione italiana vini (Uiv). Un ‘Dossier spumanti’ che al netto del fenomeno Prosecco registra un’effervescenza produttiva unica nel panorama mondiale degli sparkling, con l’80% delle denominazioni che non superano i 2.000 ettolitri di imbottigliato annuo (meno di 270 mila bottiglie). Micro-produzioni espressione dell’enorme varietà di vitigni e della ‘febbre da spumante’ che ha contagiato il Belpaese in vigna e sugli scaffali, con una propensione all’export per oltre il 70%. Nel dossier, realizzato dall’Osservatorio del vino Uiv e disponibile da oggi, tutti i numeri sulle denominazioni regione per regione che vedono oltre alla Glera – mattone dei Prosecchi veneti e friulani – e agli internazionali, centinaia di vitigni ‘bandiera’ piccoli-grandi protagonisti degli sparkling tricolore, come Lambruschi, Trebbiani, Moscati, Falanghine, Grechetti, Malvasie, Grillo, Nero d’Avola, Negroamaro e Vermentini e molti altri. Inoltre, un focus speciale sulle produzioni di spumante rosato, con il debutto del Prosecco Rosé, ma interessanti “interpretazioni” anche in Emilia-Romagna, Piemonte, Trentino. Il bilancio dell’anno Covid per lo Champagne, un reportage dal mercato tedesco e gli ultimi trend del mercato mondiale delle bollicine.
Alessia Davì