Orgoglio e predilezione per il cibo locale, uniti a una spiccata sensibilità per le tematiche ambientali, ritenuti elementi chiave della filiera agroalimentare del domani.
Questi i dati salienti che emergono dallo studio condotto dall’Istituto Nazionale AstraRicerche per McDonald’s sulle aspettative e i comportamenti dei giovani siciliani (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica. I dati sono stati presentati nell’ambito dell’incontro dal titolo “Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica” organizzato da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s.
Rapporto con il cibo
Per gli appartenenti alla GenZ la rilevanza dell’alimentazione (per il significato attribuito, i valori e per le emozioni suscitate) è molto cresciuta negli ultimi 5 anni (45%). L’interesse per il cibo porta i giovani a muoversi per visitare fiere a tema, sia all’interno della propria regione (33%) che in altre regioni (21%). La stessa Generazione Z si caratterizza anche per grande attenzione alla sostenibilità (ambientale e sociale), al punto da essere più diffidente verso i “claims” delle aziende, per qualunque “tipo” di sostenibilità (si fidano davvero solo il 42% vs 49.4% per quella ambientale, 38% vs 45.4% per quella sociale, 41% vs 49.6% per quella economica). Le sostenibilità legate al cibo sono temi importanti per tre quarti degli italiani (77.8% per l’ambientale, 72.9% per la sociale, 74.0% per quella economica), con una maggiore attenzione da parte delle donne (+8% rispetto agli uomini).
Cosa vuol dire impatto ambientale della filiera?
Dallo studio emerge che, quando si parla di sostenibilità nell’agroalimentare, la maggior parte dei siciliani la associa in primo luogo a tematiche ambientali (58% degli intervistati) seguita da tematiche economiche (31%) e sociali (31%). Le fasi della filiera che ritengono abbiano un maggiore impatto negativo sono, in particolare, lo spreco alimentare (52%), a cui seguono i trasporti (49%), il packaging (42%) e la lavorazione industriale (41%).
Cosa vuol dire locale?
Transizione ecologica significa anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali. In questo, i siciliani si distinguono particolarmente per il loro forte orgoglio e legame con il territorio, per cui prediligono le tradizioni culinarie locali rispetto ai cibi provenienti dall’estero (39% rispetto al 33% della media nazionale). Per loro, cibo “locale” vuol dire davvero “vicino” (per il 38,5% proveniente dal proprio comune o da comuni limitrofi, per il 26% dalla propria regione, per il 20% da regioni vicine e per il 16% dal resto d’Italia), e percepito come parte di sé e rilevante per la propria identità personale (76% vs 66% della media nazionale). Rientra in questo contesto anche il livello di fiducia nelle certificazioni alimentari come Dop e Igp, garanzia per il consumatore e driver significativo nella scelta dei prodotti. Il 74% si sente garantito negli acquisti dal marchio Dop posto sul prodotto, il marchio Made in Italy è una garanzia per il 71% e ben il 67% si sente tranquillo quando acquista prodotti Igp e vini Doc/Docg. Mediamente l’85% degli intervistati afferma di conoscere le eccellenze italiane (tra cui quelle siciliane – dalle Arance Rosse di Sicilia Igp al Pistacchio Verde di Bronte Dop, dal Pomodoro di Pachino Igp, al Cioccolato di Modica Igp) anche se quelle del Nord sono meno note.
La filiera “lunga”
Da qualche anno la ristorazione è entrata a far parte della filiera dell’agroalimentare, di cui rappresenta l’anello di congiunzione tra produzione e consumo. In questo scenario la ristorazione in Italia ha una immagine molto positiva: è considerata parte fondamentale dell’economia (76.3%), in grado di dare lavoro (72.8% – in Sicilia la percentuale sale al 75%) e con un forte e positivo impatto sull’alimentazione nel nostro Paese: perché ha reso possibile l’accesso a prodotti alimentari speciali (per qualità, tipicità, …: 64.0%, in Sicilia il 66%), a cibo di alta qualità ma a prezzi ragionevoli (61.0%, in Sicilia 65%). Inoltre, dalla ristorazione ci si aspetta un rapporto positivo con il consumatore in termini di educazione agli stili alimentari (64.6%) e di “spinta”’ ad essere cittadini responsabili (67.1%); il 67.1% desidera che la politica ambientale dei locali in cui si reca sia ben esplicitata, e il 64.9% preferirà i punti di ristorazione che lo faranno (in Sicilia il 67%).
“In questi anni McDonald’s è riuscito a portare al grande pubblico le eccellenze del Made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia, riuscendo a educare i clienti sulla qualità e sui prodotti italiani. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica, un percorso che dobbiamo cogliere insieme a tutta la filiera agroalimentare, di cui noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perché intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica”, afferma Mario Federico Amministratore Delegato McDonald’s Italia.
C.d.G.