L’AZIENDA
La cantina calabrese punta sulle varietà autoctone sconosciute. Ricerche e sperimentazioni in corso con l’obiettivo, a breve, di produrre vini simbolo di biodiversità
Librandi,
alla scoperta
del vitigno perduto
Librandi punta sugli autoctoni sconosciuti. L’azienda calabrese di Cirò investe sull’enologia sperimentale attraverso una ricerca condotta insieme al Cnr di Torino sui vitigni autoctoni calabresi.
«Stiamo puntando su una decina di varietà, ma la ricerca è lunga e difficile», spiega Paolo Librandi, ultima di quattro generazioni che ha cominciato ad imbottigliare nel 1955.
Ma facciamo un passo indietro. La sperimentazione comincia nel 1993, quando un panel di esperti dell’Istituto San Michele all’Adige, insieme ad Attilio Scienza conduce uno studio sul territorio da un vigneto di circa due ettari, arrivando all’individuazione di circa 184 vitigni di cui 74 sono gruppi unici, non assimilabili ad altre uve. Oggi la ricerca continua. «Ci stiamo assicurando che non ci siano tare genetiche, mentre sugli autoctoni più importanti come il Gaglioppo ed il Magliocco stiamo selezionando i cloni più puri per migliorare la base genetica. Inoltre stiamo lavorando ad alcune varietà mai proposte in purezza», racconta Librandi.
L’uscita di questi prodotti non è prevedibile, e prima di tre-quattro anni non sarà possibile nemmeno sapere come verranno utilizzati. Sulla ricerca insomma, vige il massimo riserbo. Nel 2008 però è uscita una pubblicazione in proposito, dal titolo emblematico «Il Gaglioppo e i suoi fratelli. I vitigni autoctoni calabresi». Il libro elenca tutte le varietà indigene riscontrate durante la ricerca. Allora fu proprio Antonio Librandi a dichiarare: «Quando pensammo di sapere cosa fosse il Gaglioppo cominciarono a venirci dubbi».
La Librandi vanta una produzione di circa due milioni e mezzo di bottiglie annue su 300 ettari vitati nel cuore della zona di produzione del Cirò. La svolta economica e storica avvenne nel 1989, quando l’azienda si distinse per i vitigni internazionali il cui successo fu determinato dai riconoscimenti ricevuti al Vinitaly dello stesso anno. Da quel momento però, la Librandi cominciò a sviluppare un’intensa ricerca mirata alla produzione degli autoctoni, il vero volto della Calabria. Oggi il desiderio di trovare le varietà più pure non è cessato, al contrario la Librandi continua ad approfondire la ricerca del vitigno originale perduto.
Laura Di Trapani