Una sfera solare di oltre un metro di raggio, un mini pala eolica alta cinque metri, due grandi installazioni a forma di fiore i cui petali si muovono orientandosi verso la luce, e una pavimentazione che crea energia dal passaggio delle persone.
L’edificio che dall’8 dicembre a Torino ospiterà Green Pea, la nuova creatura di Oscar Farinetti che estende la filosofia di Eataly ai prodotti non alimentari, sarà il manifesto della sostenibilità. Frutto di oltre sei anni di lavoro, di cui due di cantiere, 15 mila metri quadri su 5 livelli, oltre 100 marchi presenti, “Green Pea” è stato progettato, come il primo Eataly, dall’architetto Cristiana Catino di Acc Naturale Architettura con Carlo Grometto di Negozio Blu. Visto dall’esterno, il nuovo format appare come un guscio di lamelle di legno frangisole che ingabbia una struttura di vetro. Dal tetto si affaccia una piscina a sfioro, e le facciate si aprono a varie altezze per ospitare terrazze alberate. Il legno dell’involucro è abete recuperato dagli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia di due anni fa, materiale normalmente usato per realizzare strumenti musicali. Quello degli interni arriva invece da alberi recuperati dai letti dei fiumi delle valli piemontesi. La struttura portante è d’acciaio, materiale riciclabile al 100%.
“Ciò che abbiamo fatto – spiega al’Ansa Catino, specialista in bioarchitettura con anni di esperienza nello studio di Renzo Piano a Parigi – è innanzitutto un omaggio all’architettura industriale di questa area di Torino. Come per il primo Eataly, del quale Green Pea è la continuazione anche visiva, siamo all’interno dell’ex stabilimento Carpano, del quale abbiamo così completato il recupero. Di qui scelte come la carpenteria a vista, che si accompagna però a materiali raffinati negli arredi e nelle finiture. La costruzione è stata progettata per essere energeticamente autonoma e a emissioni zero. L’alimentazione principale è prodotta dal geotermico con tre pozzi che raggiungono la falda acquifera. Poi ci sono gli elementi più giocosi come i due smart flower solari, inseriti per dare un segnale chiaro al pubblico già di fronte all’ingresso”.
“Nei posti di maggiore passaggio – rimarca – sono posizionate delle piattaforme di vetro a led violetti: calpestandole si produce energia, che viene quantificata in modo che ognuno possa controllare quanta ne sta creando, leggendolo in spazi appositi. Si tratta di tecnologie e materiali all’avanguardia e molto costosi, siamo fra i primi a farne uso in Italia. All’elaborazione del nuovo format abbiamo contribuito anche noi architetti. Il risultato è una grande integrazione fra la filosofia di Green Pea e l’architettura che la rappresenta. Parliamo di ventilazione naturale dell’edificio, verde inserito in modo massiccio sulle facciate e a copertura del tetto, luce naturale integrata da un sistema che fa intervenire l’illuminazione artificiale solo quando serve”. Uno stillato di tale filosofia è evidente nel club ospitato sul tetto, dotato di lounge bar, spa e piscina scoperta. I soci, svela Catino, saranno selezionati “in base alla loro capacità di produrre pensieri creativi”, che dovranno mettere a disposizione per mezzo di una App.
C.d.G.