La questione pare risolta. E arriva direttamente da Bruxelles.
Il Parlamento europeo ha stabilito che “hamburger vegano si può dire”. Da qualche giorno la questione era salita agli onori delle cronache anche per la richiesta di assocarni che aveva chiesto di non chiamare “hamburger” o “burger” i prodotti che non contenevano carni. Invece il Parlamento europeo ha respinto vari emendamenti. Il primo presentato dalla commissione agricoltura che chiedeva di riconoscere come bistecca, salsiccia, scaloppina, burger e hamburger solo prodotti esclusivamente a base di carne, mentre il “Ppe” voleva riservare i nomi utilizzati per la carne (manzo, maiale), i tagli di carne (bistecca, braciola di maiale) e i prodotti a base di carne (prosciutto, salame) esclusivamente ai prodotti contenenti parti commestibili di animali e non più del 3% di proteine vegetali, fatta esclusione dell’hamburger vegetale che, secondo questa proposta, sarebbe potuto restare sugli scaffali dei nostri supermercati. Poi l’emendamento, presentato da S&D, che prevedeva di riservare i nomi relativi alla carne a prodotti non vegetariani, ma alla Commissione sarebbe stato rilasciato il potere di adottare atti di deroga parziale o totale alla norma. Infine l’emendamento presentato dai Verdi/ale e da Gue/ngl in base al quale le denominazioni relative alla carne e ai tagli di carne sarebbero potute essere abbinate a prodotti vegetali, a patto che i prodotti in etichetta fossero presentati “da termini che indicano chiaramente che l’alimento in questione non contiene parti commestibili di animali”; di fatto un via libera a termini come hamburger vegetali, salame vegetale o bistecche vegane.
Peraltro, va ricordato che il via libera alla commistione in etichetta tra prodotti di derivazione vegetale e prodotti animali vale solo per quanto riguarda la carne. La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha invece stabilito che le denominazioni “latte”, “burro”, “yogurt”, “formaggio” non sono ammissibili, perchè possono essere usate solo ed esclusivamente per i prodotti lattiero-caseari, cioè effettivamente derivati dal latte (vaccino, caprino, ovino ecc.). Ecco perché non troviamo sugli scaffali il burro di tofu, il latte di avena o lo yogurt di soia. Cioè li troviamo ma, se facciamo attenzione, notiamo che hanno altri nomi: bevanda a base di riso, cremoso di soia e così via. La stessa corte però non aveva escluso l’utilizzo di nomi di preparazioni sia pur – come si usa dire – meat sounding. E infatti si trovavano il ragù vegano, come pure gli affettati 100 per cento vegetali e i famigerati burger veg. In pratica si è fatta una distinzione tra materia prima e preparazione. Latte, burro, yogurt sono materie prime. Burger, spezzatino, wurstel, ragù sono ricette/modi di tagliare.
C.d.G.