di Francesca Landolina
Si chiamerà Matelica Doc e Matelica Riserva Docg.
Il piccolo grande autoctono marchigiano, coltivato in quasi 270 ettari di vigneto in 8 comuni (Matelica, Esanatoglia, Gagliole, Castelraimondo, Camerino e Pioraco nella provincia di Macerata; Cerreto D’Esi e Fabriano in quella di Ancona, nel cuore dell’Alta Vallesina), rivendica la propria identità. All’unanimità i produttori hanno chiesto di avviare l’iter per il cambio nome in etichetta e per introdurre nel disciplinare l’obbligo dell’imbottigliamento in zona. Adesso si dovrà attendere il lungo iter per il via libera del ministero delle Politiche agricole e di Bruxelles. Ad annunciarlo è Antonio Centocanti, Presidente dell’Istituto marchigiano Vini (Imt) e dell’Istituto marchigiano di enogastronomia (Ime): “La produzione di Verdicchio di Matelica è pari al 10 per cento rispetto a quella di Jesi, ma nella categoria “Riserva” Matelica è la più venduta. C’è un nuovo cambio generazionale che guida il cambiamento e la voglia di emergere per una maggiore riconoscibilità territoriale”.
Secondo l’Imt, sono solamente 17 le aziende agricole che imbottigliano il piccolo autoctono di Matelica e di queste ben 10 compaiono con i massimi punteggi nelle 8 principali guide italiane di settore. Il Verdicchio di Matelica Doc e Docg sarebbe infatti il vino bianco a maggior tasso di riconoscimenti in rapporto alla superficie vitata. L’area di vigneto che interessa il Verdicchio di Matelica è anche la più ristrutturata negli ultimi 15 anni con circa 100 ettari impiantati. Sono quasi 1,8 milioni le bottiglie prodotte oggi, di cui il 60 per cento è destinato al mercato nazionale. Adesso cresce l’urgenza di una nuova sfida: lavorare sul valore e sul marketing. Se da una parte la qualità è ormai riconosciuta nel settore, dall’altra non è ancora adeguatamente remunerata. Il prezzo medio è di appena 4 euro a bottiglia, 10 euro per la Riserva. “Il nostro vino – afferma Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt – riflette l’imprenditore tipo marchigiano, che è campione del fare e non dell’apparire. Oggi occorre moltiplicare le occasioni di internazionalizzazione organizzate da Imt attraverso i fondi cofinanziati in Europa e nel mondo”.
Solo il 40 per cento del prodotto vola all’estero, in particolare in Germania e nei Paesi Bassi, seguiti dagli Stati Uniti. Nel corso di un evento recentemente organizzato dall’Ime dal nome “Little Big Matelica”, abbiamo degustato il Verdicchio di Matelica di diverse cantine e di diverse annate, di cui vi parleremo più avanti. Nel calice, in generale, spicca un comune denominatore: la sapidità marcata che identifica il Verdicchio di Matelica coltivato in un’area che si estende orizzontalmente con altitudini che vanno dai 400 a 600 metri sul livello del mare. Si preferiscono gli affinamenti in acciaio e si conferma la longevità di un vino che mostra il meglio di sé col trascorrere degli anni.