Lo dice Michèle Shah, corrispondente per Wine Business International e sommelier India. Le nuove generazioni non conoscono il Marsala. “E’ un vino al di fuori dei trend del mondo di oggi. Per salvarlo bisogna comunicare in modo massiccio nuovi modi di consumo”
“In Inghilterra
è scomparso”
“Un vino passato di moda figlio dell’epoca Vittoriana. In Inghilterra il Marsala non lo conosce più nessuno. Andrebbe di nuovo comunicato in modo massiccio e magari suggerito come drink trendy”. Lo dice una delle donne inglesi più esperte di vino: Michèle Shah, corrispondente per Wine Business International e sommelier India.
Da inglese cosa pensa del Marsala?
“Un vino al di fuori delle tendenze del mondo d’oggi. Sono cambiati gli stili di vita, è cambiata anche la cucina, la moda del Marsala è da tempo superata. Faceva parte del mondo vittoriano, del modo di vivere e di mangiare di quell’epoca”.
E’ ancora conosciuto ed apprezzato in Inghilterra?
“Non lo conosce quasi più nessuno, perché non si beve più, non fa proprio parte del consumo attuale. Magari qualche ristoratore ancora lo tiene o qualche enoteca, ma parliamo di intenditori di un’altra generazione. Quella di oggi non lo conosce. Come non si conosce più lo Sherry, che è molto simile al Marsala, prima consumato dalle signore come aperitivo fino a 50 anni fa”.
Cosa si beve oggi in Inghilterra?
“C’è il boom del Prosecco, poi si bevono molto vini bianchi, e poi ovviamente la birra ed il gin tonic. Ma non si beve più lo Cherry come si faceva una volta o il Marsala. Un tempo non si serviva vino al pub, e i liquorosi erano invece consumati abitualmente. Oggi se si va al pub, gli uomini bevono whisky e birra e sempre più donne il vino”.
Però il Porto continua ad avere successo…
“E’ vero. Il Porto va ancora perché ci sono istituzioni molto conservatrici che hanno sempre consumato questo vino e continuano a farlo, intendo certi club inglesi. Oppure è abitudine consumarlo a Natale in abbinamento allo Stilton, il formaggio erborinato inglese. Si sono mantenuti forti i legami economici di commercio con il Portogallo, come anche con la regione di Bordeaux. Purtroppo quello del Marsala c’era, ma è stato tanto tempo fa e non è stato fatto niente per mantenerlo. Il Marsala ha perso la nave”.
Cosa si dovrebbe fare?
“Una campagna massiccia per promuoverlo, per far capire come consumare il Marsala, quando abbinarlo ai formaggi, oppure come berlo come drink trendy o cocktail. É solo un’idea, una possibilità che magari potrebbe portare questo vino a ritrovare un suo posto all’interno del mercato. Anche se devo essere sincera lo vedo difficile, è un problema comune a tutte le bevande alcoliche dolci”.
Dal punto di vista qualitativo come lo trova oggi?
“Sostengo che ci sono pochi produttori che fanno ancora un Marsala buono con criteri giusti. Però il vero problema di questo decadimento è anche un altro. Se da un lato si rischia di perdere una ricchezza, un patrimonio vitivinicolo, dall’altro posso capire che se qualcosa non vende poi significa che non si ha la possibilità di fare investimenti grossi a partire dalla vigna. Se non c’è un ritorno economico è difficile portare avanti questo prodotto”.
Il rilancio lo vede anche lei in vigna?
“C’è bisogno di un’opera massiccia di recupero non solo in vigna ma anche nell’immagine. Inutile fare lavori in vigna e se non c’ è apertura e sbocco commerciale”.
Manuela Laiacona