L’ANALISI
Salvatore Parano, Ice: “In Sicilia situazione favorevole, anche per l’enogastronomia. I nostri imprenditori? Sono eroi ma devono ‘aprire’ le finestre”
L’euro scende,
l’export sale
Se l’euro si indebolisce le esportazioni ci guadagnano. Il rapporto di forza, o di debolezza, non è soltanto nei confronti del dollaro ma anche di altre monete i cui Paesi di riferimento sono adesso pronti ad acquistare molto volentieri i prodotti provenienti dall’Europa, ovvero dalla cosiddetta “Area euro” del Vecchio continente, mercati nei quali adesso si può accedere in modo piuttosto vantaggioso.
La Sicilia non fa eccezione a questo teorema. Basta ascoltare Salvatore Parano, direttore dell’ufficio palermitano dell’Istituto per il commercio estero.
Dottore Parano, qual è la situazione?
“L’attuale situazione economica permette all’export siciliano di risentire favorevolmente dell’aumento dei costi. Alle oscillazione verso l’alto corrisponde una perfomance positiva”.
Come spiega questo picco?
“Non dobbiamo dimenticare che in Sicilia, nell’area siracusana, c’è una raffineria petrolifera che fa la parte del leone nell’economia siciliana. E il petrolio, in generale, è un prodotto fondamentale nell’economia su scala industriale. Una situazione che emerge chiaramente dal report dei primi mesi di quest’anno”.
Guardando il settore dell’enogastronomia, qual è la situazione?
“C’è stata, e c’è, una corrente favorevole per l’enogastronomia per via della sempre maggiore diffusione della dieta mediterranea, soprattutto nel nord Europea e negli Stati Uniti”.
Allora tutto bene.
“Alcune imprese hanno saputo cogliere questo momento, il mondo del vino in primis. Ma la dimensione piccola delle nostre aziende non è sempre in grado di sopportare il peso e i ritmi imposti dal mercato. Se parliamo del fatto che l’80 per cento del mercato è in mano alla grande distribuzione organizzata, si fanno presto i conti riguarda alle possibilità di emergere per piccole realtà”.
La Sicilia, dunque, è fuori dal mercato?
“Ho in mente un’azienda dell’agroalimentare, leader tra il sud e le isole, e nel dialogo con la grande gdo europea ha avuto la peggio per tre volte, dovendo pagare delle penali. In quel settore si chiede una organizzazione precisa e puntuale”.
Vede un futuro nero?
“No, anzi è positivo perché ci sono ampi spazi di crescita per i prodotti tipici, non dobbiamo sottovalutare la corrente favorevole dei turisti nord europei , grazie anche alle connessioni aeree più efficaci, si spostano più volentieri e più spesso, spendendo meno, dalle nostri parti”.
Torniamo alla Gdo, rischia di non essere sempre sinonimo di qualità.
“All’interno dei grandi sistemi bisogna fare delle scelte, non è che tutti devono salire a bordo della grande distribuzione. Nel settore del vino ci sono volumi altissimi, pensiamo alle cantine sociali. Bisogna aprire le finestre, chi è più in gamba saprà cogliere meglio le opportunità”.
Ci dice un pregio e un difetto degli imprenditore siciliani?
“Prima il pregio: chi fa impresa in Sicilia lo considero un eroe. Meritano tutto il nostro appoggio. Chi fa impresa seriamente qui vuol dire che è una persona determinare che nonostante le difficoltà riesce ad andare avanti”.
Il difetto?
“In alcuni casi riteniamo di essere l’ombelico del mondo ma non è così. Alcuni imprenditori dicono il mio prodotto è il migliore del mondo. Devono essere gli altri a dirlo”.
Marco Volpe