di Marco Sciarrini
Trovarsi in Toscana ed ammirare le bellezze paesaggistiche è già un regalo della natura, ma andare in Val D’Orcia e visitare una Cantina che ti riporta indietro nel tempo, è un privilegio.
Questa è la sensazione che abbiamo provato quando abbiamo avuto l’occasione di visitare Podere Forte a Castiglione D’Orcia in provincia di Siena all’ombra della Rocca D’Orcia, punto di riferimento della Via Francigena, dove Federico Barbarossa concordò le modalità della sua incoronazione. Ed è qui che incontriamo Pasquale Forte imprenditore di livello Internazionale che ha voluto cimentarsi anche in questo campo, e noi già anticipiamo con successo, che ha costruito e strutturato un’azienda con i principi dei tempi che la natura chiede per potersi esprimere al meglio. “Lavoriamo i campi come 2000 anni fa e in cantina siamo 200 anni avanti”, un’affermazione che ci fa ben capire quali sia il riferimento a cui si ispira il Podere: la fattoria romana, che si coniuga come filosofia anche all’altra ispirazione dell’agricoltura biodinamica di Rudolf Steiner. Una filosofia che si abbina perfettamente basata sul sistema dell’autosufficienza, dove l’equilibrio, ed ogni elemento è complementare.
L’azienda è un parco dove convivono, come in una fattoria di altri tempi, i suini di cinta senesi allo stato brado, pollame che troviamo nei campi, pecore, bovini, piantagioni di seminativi, e dove si producono salami ed altre prelibatezze che solo in questo angolo del mondo sanno fare. “Produciamo internamente i fertilizzanti e il nostro compost utilizzando la ramaglia di potatura e il legno dei boschi. Le “cinte” mangiano le ghiande e le castagne dei boschi dove sono libere di scorrazzare, le api fecondano i fiori e le erbe aromatiche del giardino botanico presso il quale abbiamo sistemato le arnie. I seminativi con i loro pollini provvedono a fornire il nutrimento ideale per gli “aberrans”, gli antagonisti naturali del ragnetto giallo “eotetranychus carpini” dannoso per i vigneti. “Mangiamo il pane dei nostri grani rari e antichi – dice Pasquale Forte – Anche in cantina, i nostri lieviti sono autoctoni. Il risultato sono prodotti naturali, curati e seguiti con passione vera per ritrovare gusto e aroma. Olio dal profumo intenso, miele dorato che profuma di fiori, salumi che sanno di nocciola e castagne e infine, i nostri vini”. Se non siamo ad un passo dall’Eden poco ci manca. Di Pasquale Forte dicono che sia coinvolgente, caparbio, colto, maniacale, puntiglioso, scrupoloso, curioso, illuminato, tenace, ambizioso, vulcanico, e lui stesso dice di sè: “In me vivono due persone, una proiettata verso il futuro e l’altra legata alla terra, che risale alla mia infanzia”. Imprenditore di successo, ma anche contadino. Certo, il contadino nell’interpretazione di un imprenditore di successo.
La Cantina nasce dalla collaborazione tra l’architetto Zambelli e dello stesso Pasquale Forte, ed è un gioiello di integrazione paesaggistica, una nuova interpretazione della ruralità, insieme antica e moderna, 18.000 metri cubi, incastonata tra le balze della collina, segue il profilo con le onde distese delle coperture, in rame ossidato, emergendone solo per due quinti del volume. Impatto modesto e massimo sfruttamento delle condizioni microclimatiche naturali. La pietra del rivestimento, è una pietra dai toni morbidi posata a secco, proviene dagli stessi luoghi, il vino passa dalla pigiatura all’affinamento a caduta, per semplice gravità. Ogni vigneto è stato piantato seguendo e studiando le caratteristiche dei terreni, grazie alle analisi chimico fisiche e biologiche si è capito quali sono le proprietà dei singoli appezzamenti, e considerando innanzitutto il rapporto tra terreno e calcoscisti fessurabili, i vitigni che potrebbero esprimersi meglio, concetti di Grand Cru e Premier Cru. Il Patron si avvale anche di Collaboratori di grande spessore, a cominciare dal più grande esperto mondiale di potatura ed architettura delle vigne, Marco Simonit che abbiamo visto in azione in azienda, a seguire del bravo enologo Cristian Cattaneo, Bergamasco di nascita ma Toscano d’adozione, trasferito in Val d’Orcia nel 2001 ed arrivato in azienda dietro consiglio, e non poteva essere più autorevole, di Attilio Scienza.
Abbiamo avuto la possibilità di degustare alcune annate della Cantina non ancora in commercio:
Petruccino 2017 Doc Orcia
Biologico e biodinamico. E’considerato un “Premier Cru” dall’Azienda e nasce nel 2002. 100% Sangiovese su terreno calco scisto fessurabile, ricco di scheletro con buona presenza di argille superficiali (30-40 cm). Allevato ad Alberello in Parete e Guyot. Le uve vengono sottoposte ad una doppia selezione sui tavoli di cernita manuale e ottica. 15 %. Fermentazioni spontanee in tini di rovere francese con macerazioni da 16 a 26 giorni. Malolattica in barrique e tonneau di rovere francese 40% nuove, 60% secondo passaggio da 225 e 228 lt. dove l’affinamento prosegue per 14 mesi prima dell’assemblaggio in botti “Tulipe” di cemento vetrificato. Seguono 8 mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino, al naso fruttato di frutta matura, frutti rossi, ciliegia, sentori speziati e balsamici. Al palato corrispondenza olfattiva con un buon legame tra acidità e tannini che si presentano di struttura fine e morbida.
Petrucci Anfiteatro 2015 Doc Orcia
Biologico e biodinamico. Petrucci dal nome storico del Podere, un’antica vite presso una quercia centenaria è stata recuperata come simbolica genitrice delle uve. Nel 2008 nasce il vigneto Anfiteatro, selezionato con la massima attenzione all’interno della proprietà per le sue caratteristiche pedologiche e microclimatiche uniche. 15 %. Terreno Scisto fessurabile verticale, con mix di argille nei primi 30 cm. Esposizione ovest/sud–ovest. Allevamento ad alberello in parete. rigorosa selezione manuale del grappolo ed una selezione ottica degli acini, fermentazioni spontanee in tini di rovere francese, vinificato in un tino di rovere francese da 110 q.li appositamente studiato per Anfiteatro. I tempi di contatto sulle bucce arrivano sino a 32 giorni. Affinamento in barrique di rovere francese da 228 litri e tonneaux da 600 litri ed un’unica botte da 1.500 litri di primo e secondo passaggio per 18 – 20 mesi. Fermentazione malolattica spontanea. Assemblaggio in vasche di cemento vetrificate, in bottiglia minimo 12 mesi. Sangiovese 100%. Colore rosso rubino carico, al naso intenso di ciliegia e lampone e mirtillo, presente note agrumate e balsamiche di tabacco, al palato il sorso è ampio, intense le note di liquirizia e tabacco, lunga la persistenza con una prolungata sapidità.
Petrucci Melo 2015 Doc Orcia
Biologico e biodinamico. Nel 2003 nasce il vigneto del Melo che dall’alto domina l’intera proprietà. Sangiovese 100%. Terreno scisto fessurabile affiorante, con presenza di argille. Esposizione sud–ovest. 15 %. Allevato ad alberello in parete e cordone, rigorosa selezione manuale del grappolo ed una selezione ottica degli acini, fermentazioni spontanee in un tino da 50 quintali di rovere francese. Vinificato con tempi di contatto sulle bucce sino a 35 giorni. Affinamento in barrique di rovere francese da 228 litri e tonneau da 600 litri, di primo e secondo passaggio per 18 – 20 mesi. Fermentazione malolattica spontanea. Assemblaggio in vasche di cemento vetrificate, segue in bottiglia minimo 12 mesi. Colore rosso rubino carico, al naso sentori fruttati prugna e ciliegia. Al palato sentori più erbacei, di cardi e di resina. Il tannino è vellutato, accompagnato da una spalla acida che ci indica un futuro longevo.
Guardiavigna 2016 Toscana Igt
100% Cabernet Franc. Terreno Argilloso calcareo. Vigneti allevati a Spalliera Guyot. 14,5%. Doppia selezione sui tavoli di cernita manuale, fermentazioni spontanee in tini di rovere francese macerazioni oltre 30 giorni. Affinamento in barrique di rovere francese di primo e secondo passaggio da 225 e 228 litri, in cui il vino matura 20 – 22 mesi prima dell’assemblaggio finale. Fermentazione malolattica spontanea. Assemblaggio in vasche di cemento vetrificate segue affinamento in bottiglia 12 mesi. Colore rosso rubino carico. Complesso il bouquet con note speziate e balsamiche su tutte scatola da sigari, tabacco, menta piperita, ed un curioso sentore di peperone crusco grigliato. Al palato impressiona la setosità di un tannino già elegante e fine che si integra perfettamente ed armonicamente all’acidità. Lungo e persistente finale.