di Marco Sciarrini
Scienza, conoscenza e innovazione. Ecco quali sono le parole che possiamo usare se pensiamo alla filosofia della Cantina dell’Abbazia di Novacella.
E mai, come in occasione della degustazione virtuale alla quale siamo stati invitati è quanto mai calzante. La degustazione ha riguardato non i prodotti molto conosciuti e premiati dell’Azienda, ma prodotti che possiamo dire sperimentali, di reinterpretazione. Il progetto “Insolitus” propone una serie di vini a produzione limitata, sempre diversi, sia per la scelta dei vitigni, sia nelle modalità di vinificazione. La linea produttiva delle tre novità identifica esattamente lo spirito del progetto Insolitus, rivolta esclusivamente al canale Horeca, una linea che proprio per la sua natura può anche non essere riproposta in commercio, visto anche l’esiguo numero di bottiglie che se ne producono. L’altro fattore che rafforza le citazioni in apertura è che i vitigni di questi vini sono Piwi, tre vini che interpretano il legame con il territorio di origine esplorando nuovi percorsi all’insegna della sostenibilità e bevibilità. Quando si parla di Alto Adige e dell’inizio della viticultura in zona non si può prescindere dalla Cantina dell’Abbazia di Novacella, la cui storia viticola parte dal 1142 e che in seguito a donazioni, fondazioni, acquisti e scambi, accumulò considerevoli possedimenti di vigneti, da cui è circondata.
I vigneti dell’Abbazia sono quelli più a nord d’Italia e hanno altezze che vanno dai 260 ai 900 metri sul livello del mare con esposizioni sud e a sudovest. I fattori pedoclimatici, i magri terreni ciottolosi-sabbiosi, morenici di origine glaciale favoriscono l’intensità degli aromi, con acidità e mineralità caratteristiche della zona. Sono 26 gli ettari vitati di proprietà, a cui se ne aggiungono altri cinquanta in affitto, l’Azienda produce per il 70% vino bianco (conca valliva di Bressanone) e 30% vino rosso (Cornaiano e Bolzano).
“Il nome che abbiamo scelto vuole enfatizzare il nostro desiderio di percorrere strade differenti, appunto insolite, rispetto alla nostra classica produzione – spiega Werner Waldboth, direttore vendite di Abbazia di Novacella – L’approccio artigianale che da sempre contraddistingue la nostra filosofia, sia qui a Novacella che nella tenuta Maklhof a Cornaiano, pensiamo sia coerente anche con il desiderio di voler innovare, senza mai accontentarsi dei risultati raggiunti. Solo in questo modo è possibile interpretare i cambiamenti in atto che esigono scelte oculate e attente. L’innalzamento delle temperature, il desiderio di perseguire la strada della sostenibilità ambientale, nonché la continua ricerca di vini che uniscano complessità, forte impronta territoriale e bevibilità, ci hanno spinto a voler trovare un nuovo spazio dove poter sperimentare con lungimiranza e coerenza. La lunghissima storia e la tradizione che abbiamo alle spalle, inoltre, ci consente di poter intraprendere questo viaggio all’interno di un percorso saldo e ben strutturato. È un cantiere aperto, all’interno del quale vogliamo sentirci liberi di osare, sempre con l’obiettivo di creare vini che ben si integrino con il nostro importante passato, ma allo stesso interagiscano con i cambiamenti che stiano vivendo”.
Passando alla degustazione, il racconto è stato affidato a Pierluigi Gorgoni, degustatore di grande esperienza dell’Alto Adige, nonché docente di Alma, insieme a Werner Waldboth, direttore del dipartimento marketing dell’azienda, e da Celestino Lucin, enologo dell’azienda e padre della linea “Insolitus”.
Ohm Bronner 2019 Mitterberg Igt (1.350 bottiglie)
Ohm è l’acronimo di resistenza che indica l’unità di misura della resistenza elettrica a livello internazionale, ed è la prima esperienza dell’Azienda con i vitigni resistenti, nato in Germania nel 1975 presso l’Istituto di Ricerca di Friburgo. Varietà a maturazione tardiva, il bronner beneficia della calda esposizione ad ovest del vigneto dell’Oltradige, che produce un vino di media struttura con un’acidità vivace Presenta molte analogie con lo Chardonnay. La zona di produzione è Marklhof, Appiano, ad un’altitudine di 400 metri sul livello del mare, su terreno di depositi morenici permeabili a base porfirica. Sistema di allevamento guyot, piante di tre anni di età. Le uve vengono pressate dopo una sosta in celle frigorifere, non fa malolattica, fermentazione in acciaio, dove rimane per 6 mesi, e maturazione in bottiglie 1 mese. Al naso la nota floreale di fiori bianchi di tiglio che si mischia anche ad una parte agrumata di scorza d’arancio e cedro, al palato notevole la freschezza seguita dalla nota sapida con una prolungata e persistente acidità.
Quota Pinot Bianco 2018 Alto Adige Doc (1.700 bottiglie)
Il vino sfida i limiti dei vitigni storici dell’Alto Adige, visto che per effetto dei cambiamenti climatici, il Pinot bianco ha raggiunto anche zone viticole più settentrionali. Il nome Quota identifica appunto il vigneto di Pinot Bianco, più a settentrione dell’Alto Adige. Vigneto ripido e formato da terrazzamenti che poggiano su suoli composti da depositi morenici permeabili con esposizione Sud-Ovest. Zona di produzione Novacella, altitudine 650 metri sul livello del mare. Sistema d’allevamento Guyot, malolattica svolta, fermentazione in barrique, maturazione dodici mesi in barrique 1/3 nuovi, maturazione in bottiglia sei mesi. Giallo intenso, al naso grande eleganza dei profumi fruttati nespole e mele e alcune note di frutto tropicale e spezie, in bocca si ritrovano i sentori olfattivi come un frutto maturo e croccante, un vino di grande freschezza e sapidità.
Hora Orange Wine vendemmia 2015 (1.500 bottiglie)
Ottenuto da uve Sylvaner allevate nel comprensorio di Abbazia di Novacella. Altitudine 720 metri su terreni di depositi morenici permiabili, con esposizione sud, sistema di allevamento guyot, età delle piante 15 anni, fermentazione sulle bucce per dieci giorni, maturazione ventiquattro mesi in botti di rovere da 30 ettolitri e 18 mesi in barrique, maturazione in bottiglia un anno, 12%. Trama olfattiva complessa, il frutto la fa ancora da padrone con note agrumate di arancia rossa e sentori citrini, al palato continuano i sapori agrumati con una nota di cera d’api, un’acidità sapida e persistente con un finale amarognolo.