Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 163 del 29/04/2010

POST VINITALY Il vino più buono, la cantina migliore

26 Aprile 2010
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POST VINITALY

Dieci tra i più autorevoli giornalisti dell’enogastronomia rispondono a domande su etichette, aziende e territori. Con giudizi positivi e negativi sulla fiera veronese conclusasi qualche settimana fa. Ecco le loro indicazioni

Il vino più buono,

la cantina migliore

Dieci opinion leader raccontano dopo qualche giorno di dovuta riflessione i vini più buoni, i terroir migliori e le aziende più interessanti d’Italia scoperti all’ultimo Vinitaly. I guru dell’informazione enogastronomica commentano anche lo stato di salute della fiera tra crisi del settore e difficoltà infrastrutturali in quello che resta sempre l’appuntamento più importante del panorama vitivinicolo del Paese.

Abbiamo intervistato Fabio Giavedoni, co-curatore della guida ai “Vini d’Italia” di Slow Food, Licia Granello, inviata del quotidianoLa Repubblica, Monica Larner, corrispondente italiana di Wine Enthusiast Magazine, Carlo Ottaviano direttore editoriale esecutivo di Gambero Rosso, Davide Paolini, il Gastronauta e giornalista de Il Sole 24 ore, Mauro Remondino, responsabile di cibo e vino per il Corriere della Sera, Michele Shah, inviata per Wine business International e Sommelier India, Alessandro Torcoli, capo redattore di Civiltà del Bere, Enzo Vizzari, direttore Guida ai Vini d’Italia de l’Espresso, Franco Maria Ricci, presidente Ais di Roma e direttore della rivista Bibenda. Quest’ultimo, in questo divertissment sul vino italiano, è l’eccezione che conferma la regola: unico tra i dieci che non ha partecipato al Vinitaly. E dalla sua risposta saprete perché. 

Qual è il vino più buono che hai degustato al Vinitaly?

Fabio Giavedoni: Il Bardolino dell’azienda Le Fraghe, il Cirò dell’azienda A’Vita, il Ciprea, Offida- Pecorino dell’azienda Poderi Capecci San Savino ed il Primitivo di Polvanera.
Licia Granello: Le nuove produzioni delle bollicine dell’azienda Monte Rossa ed un Chianti biologico dell’azienda Badia a Coltibuono.
Monica Larner: Tutti i Brunello soprattutto la vendemmia 2005, mi hanno sorpreso. I vini di Masciarelli e il Soave di Pieropan. Mi sono piaciuti anche i vini presentati al Vinitaly da Michele Chiarlo e della famiglia Antinori nelle degustazioni che hanno organizzato.
Carlo Ottaviano: Il Nero d’Avola Sanlorè dell’azienda agricola Gulfi ai tempi migliori. L’Amarone Quintarelli e i vini Feudo Arancio per la qualità-prezzo. Il Rosé di Planeta, godibile, mi ha stupito. Dà soddisfazione perché estivo, un sorso d’estate in anticipo.
Davide Paolini: Normalmente vado al Vinitaly per degustare vini nuovi. Quest’anno però non ho trovato etichette particolari.
Mauro Remondino: La Poja, un Corvina in purezza dell’azienda Allegrini, un Barbera di Gaudio, il Salvadek, un Franciacorta Extra Brut di Monte Rossa.
Michele Shah: I vini di Tenuta di Fessina, di Benanti ed i prodotti biologici di Salvo Foti.
Alessandro Torcoli: Le 12 blue chips, i 12 vini capolavori del vino italiano, dal Bolgheri Sassicaia al Cometa di Planeta. Emozionanti: la verticale di Nadia Zenato organizzata durante il Vinitaly; la degustazione di Michele Chiarlo con le sue 50 vendemmie più amate e la verticale di Solaja presentata dalla famiglia Antinori.
Enzo Vizzari: Il Barolo di Elio Grasso Riserva Runcot del 2004.

Quali sono i territori che hai trovato più interessanti?

Fabio Giavedoni: Vi sono alcuni territori sconosciuti e troppo spesso dimenticati, come la zona di Cavaion Veronese, la zona di Cirò Marina, Ascoli Piceno e tutto il Salento.
Licia Granello: Essendo un’amante delle bollicine dico Franciacorta e Trentino, ma anche la Toscana che è sempre una regione che produce grandi vini.
Monica Larner: L’Abruzzo mi ha stupito in particolare, ma anche l’Etna, la Puglia ed il Friuli per i vini bianchi.
Carlo Ottaviano: L’Abruzzo, sia per i vini che nascono sul mare più freschi e godibili, sia per quelli delle zone più interne come quelli dell’azienda agricola Masciarelli. Ma anche la Puglia per i suoi primitivi.
Davide Paolini: La Calabria è un territorio che è cresciuto e che ho trovato in fermento, al di là della qualità del vino, ci sono sempre più cantine.
Mauro Remondino: InToscana la zona di Grosseto e la classica Montalcino, il Piemonte delle piccole etichette a vocazione di Barbera, la Franciacorta, la Sicilia e la Puglia.
Michele Shah: L’Etna mi affascina molto come territorio, tra l’altro è stato molto apprezzato dai buyer di Hong Kong e non solo.
Alessandro Torcoli: L’Etna si conferma un territorio forte, ci sono sempre più piccoli produttori che presentano nuovi vini.
Enzo Vizzari: La Puglia che finalmente è stata scoperta nelle sue splendide interpretazioni moderne di Negroamaro del Salento.

Quali sono le aziende che hai trovato più significative nel panorama italiano?

Fabio Giavedoni: Sicuramente le aziende che producono i vini che ho appena citato.
Licia Granello: Tasca d’Almerita per il lavoro di ricerca verso l’ecosostenibilità, ma anche Bellavista e Ca’ del Bosco che riescono a proporre vini sempre interessanti.
Monica Larner: Difficile indicarne una, tutte hanno fatto un buon lavoro.
Carlo Ottaviano: Conte Vistarono, l’ho apprezzata per la qualità dei loro vini, per la politica commerciale e di marketing, per l’approccio moderno e nuovo nel fare vino.
Davide Paolini: Non ho trovato aziende che rappresentino qualcosa di nuovo.
Mauro Remondino: Le stesse aziende che ho segnalato per i vini.
Michele Shah: Trovo molto interessante il lavoro che stanno svolgendo le aziende del territorio dell’Etna.
Alessandro Torcoli: Tutte le aziende che stanno investendo in strategie per affrontare questo momento di crisi. E chi sta investendo nell’energia sostenibile.
Enzo Vizzari: Le stesse aziende dei vini sopracitati.

Qual è stato un punto di forza del Vinitaly?

Fabio Giavedoni: In tanti hanno provato ad imitare la fiera veronese, ma è e resta l’appuntamento più importante del mondo del vino italiano.
Licia Granello: L’ampiezza, la piacevolezza di avere un’area molto vasta e con molta luce e dei bei padiglioni allestiti egregiamente.
Monica Larner: L’atmosfera quest’anno è stata più positiva dell’anno scorso.
Carlo Ottaviano: La visita del Presidente della Repubblica ha restituito al salone, dopo le polemiche degli altri anni, grande valore e grande prestigio.
Davide Paolini: Ho visto molti produttori seguire la strada dell’abbassamento della gradazione alcolica, un po’ per andare incontro all’etilometro ed alla campagna che si sta facendo contro l’alcol.
Mauro Remondino: E’ sempre un happening piacevole dove si trova un interesse crescente di appassionati di vino.
Michele Shah: E’ una vetrina importante per i produttori di vino, per incontrare i buyer da tutto il mondo.
Alessandro Torcoli: Come sempre è un momento d’incontro grandioso per il mondo del vino. Cinque giorni in cui ci troviamo tutti operatori e appassionati. Buona l’organizzazione dei parcheggi. Rimane comunque una grande festa.
Enzo Vizzari: Si conferma un momento fondamentale per il vino italiano e si registra sempre un buon interesse da parte degli operatori esteri.

E un punto di debolezza?

Fabio Giavedoni: E’ la stessa città di Verona per le sue dimensioni ad avere difficoltà a gestire la fiera in termini di servizi ed infrastrutture.
Licia Granello: Ho sentito molti operatori lamentarsi dei servizi, dei parcheggi e della qualità degli alberghi. Inoltre il servizio delle toilette è insufficiente.
Monica Larner: Siamo presenti ogni anno con il nostro stand ed ogni anno ci sono ritardi nella consegna dei nostri giornali. E poi quest’anno ho trovato un pubblico meno selezionato durante tutte le quattro giornate.
Carlo Ottaviano: E’ mancata in questa edizione la presenza del mondo della ristorazione. Il problema dei taxi e della viabilità c’è stato come ogni anno, ma possiamo dire che comunque è andata bene perché almeno quest’anno non ha piovuto.
Davide Paolini: C’è sempre il solito problema che si rimane chiusi, bloccati nel traffico all’uscita della fiera.
Mauro Remondino: Non ritengo sia un luogo adatto a degustare i vini, che vengono presentati male sia per la temperatura che per la confusione che si crea davanti agli stand.
Franco Maria Ricci: In occasione del Vinitaly non si fa una comunicazione efficace sul vino, si è raccontata la manifestazione dal punto di vista del business. Si sono investiti i soldi nelle degustazioni. I media che hanno seguito l’evento, dai giornali ai programmi televisivi, come al solito non hanno dato il senso della cultura di questo prodotto. E’ vergognoso che ci siano dieci milioni di persone che conoscono il vino e altre cinquanta che lo ignorano. Un evento importante che andava comunicato è che quest’anno molti giovani sono venuti al Vinitaly per assaggiare e conoscere il vino, quando invece negli istituti alberghieri si dedicano solo cinque ore di studio al vino in cinque anni. È necessario soffermarsi invece sul valore artistico e culturale del vino, è necessario fare capire il vino.
Michele Shah: Ci sono troppi visitatori che rappresentano una distrazione per chi sta lavorando. Dovrebbero adibire dei padiglioni esclusivi per i consumatori. Non è un luogo ideale per degustare i vini.
Alessandro Torcoli: . Il problema della viabilità rimane, organizzare la fiera in città non è mai facile da gestire. Poi si è assistito a scene poco piacevoli. Nel week end abbiamo visto molti visitatori alticci.
Enzo Vizzari: Vi sono i limiti strutturali ed oggettivi di una fiera che deve fare i conti con i servizi che può offrire, inoltre gli spazi interni ed esterni sono insufficienti e la logistica è un po’ scarsa.

A cura di

Laura Di Trapani
Manuela Laiacona