(Antonio Benanti, Sofia Bosco, Daniele Murabito e Francesco Barberio)
E’ probabilmente il palmento siciliano più prossimo al mare, ideato da chi certamente, guardando la sommità del vulcano dalla spiaggia, già assaporava il frangersi dell’odore dolce del mosto con quello pungente della salsedine.
Lui era Ignazio Sebastiano Gravina Cruyllas, Principe di Palagonia, che nel 1689, nel suo feudo di Calatabiano in provincia di Catania, iniziò la costruzione di una nuova residenza. Il Castello San Marco oggi mantiene intatte bellezza ed unicità, per merito della famiglia Murabito che rilevò la proprietà nel 1971, con lo scopo di condividere la migliore Sicilia con i visitatori. Ma un luogo da sé non basta, i fratelli Murabito hanno come l’esigenza di dover divulgare quanto di buono, oltre che bello, vanti la propria terra. Dopo una lunga pausa dovuta a lavori di ristrutturazione, il 2020 ha inaugurato la nuova stagione dei Buffet enoculturali.
(I fratelli Murabito)
Un’attenta e scrupolosa ricerca tra i produttori di tutta la Sicilia, si traduce in cene in cui i protagonisti sono i produttori artigianali, Presidi Slow Food, e le migliori cantine. In un’atmosfera d’altri tempi, conciliante, dove lo stress della contemporaneità è smorzato dalla semplice e calda illuminazione delle candele, si risvegliano ricordi attraverso prodotti che raccontano la storia enogastronomica. Lo straordinario successo dei primi due incontri, ha confermato quanto sia forte l’esigenza di vivere esperienze che puntino all’autenticità. Venerdì 28 febbraio l’atteso appuntamento a cui prenderanno parte i Fratelli Birrafondai, titolari del Birrificio. Attesa anche la presenza di Luigi Terzago presidente nazionale Fisar. I produttori sono protagonisti attivi delle serate a tema, per creare un rapporto di dialogo e confronto con i consumatori.
Il percorso del buffet ripropone i piatti della tradizione, partendo dalla materia prima e rispettandone le caratteristiche. Pietanze preparate con maestria e semplicità dagli chef del Resort, servite in piatti da portata e grandi pentole in terracotta, nel rispetto originario del cibo al quale si ridona la propria dignità: terra alla terra. L’ambiente del palmento accoglie con grande calore e rende quasi surreale l’esperienza di gusto e cultura. Il dialogo tra cibo, produttori e commensali si trasforma in un’esperienza di profondo scambio, per scoprire che la terra è di tutti comune denominatore.