(Luciano Gigliotti)
di Fabiola Pulieri, Seggiano (Gr)
Era il 2009 quando James Cameron nel suo film avveniristico Avatar considerava gli alberi fonte di vita, provvisti di neuroni e sinapsi che consentivano attraverso radici, rami e foglie, la comunicazione con il resto del mondo e la rigenerazione dell'anima.
Gli alberi in questione erano frutto della fantasia dell’autore/regista, non così distante da quella che dopo pochi anni è diventata realtà in un piccolo paesino alle falde del monte Amiata, in Toscana. Il paese si chiama Seggiano, in provincia di Grosseto e dal novembre 2014 è il luogo in cui si sta conducendo un esperimento, fatto con un esemplare di Olivastra Seggianese, ad opera di Stefano Mancuso, fisiologo vegetale di fama internazionale e professore all’Università di Firenze dove dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv).
Secondo il professore le piante sono organismi in grado di elaborare informazioni e hanno sistemi di comunicazione presenti in ogni parte: dalle radici, al tronco, ai rami, alle foglie. Quello di Seggiano è il primo progetto scientifico-sperimentale denominato “Intelligent roots”, ovvero radici intelligenti, grazie al quale in un serbatoio di pietra, che si trova lungo le mura medievali di Seggiano, è stato posto un albero di olivastra coltivato con un sistema aeroponico. La pianta di ulivo cioè è stata collocata nella parte superiore della cisterna: il tronco e le foglie sono visibili dalla piazzetta intorno alla bocca della cisterna, mentre le radici sono sospese e visibili solo entrando attraverso una porta alla quale si accede dalla strada sottostante, ad un livello più basso. L'alimentazione della pianta per l'80% avviene tramite nebulizzazione delle radici con vapore arricchito di sali minerali, azoto, potassio e magnesio. La chioma invece è esposta agli agenti atmosferici, quindi è irrorata di acqua piovana che costituisce il restante 20% di nutrimento, è sferzata dal vento o accarezzata dal sole, ha luce per le sue foglie, e i suoi fiori sono regolarmente impollinati così come sono raccolti i suoi frutti: le olive. Insomma è una pianta di ulivo come tutte le altre, ma le sue radici non affondano nel terreno, sono sospese nel vuoto.
(L'ulivo sospeso)
Seggiano, che non arriva a mille abitanti, è a metà tra le province di Grosseto e Siena. L’Olivastra Seggianese è la cultivar autoctona di questo territorio, trova il suo clima ideale tra i 200 e 650 metri sul livello del mare ed è diffusa nei Comuni di Arcidosso, Castel del Piano, Castell’Azzara, Cinigiano, Roccalbenga, Santa Fiora, Seggiano e Semproniano che formano la Dop Seggiano. La pianta dell’Olivastra è particolarmente resistente, soprattutto al freddo, ed è una tipologia di ulivo di grandi dimensioni, con chiome imponenti, caratterizzate da cospicuo potere vegetativo, oliva piccola, nocciolo grande ed una elevata resa in olio. Il Consorzio di Tutela Olio Seggiano Dop, sin dalla sua costituzione avvenuta nel 2002, si è impegnato e si impegna quotidianamente a promuovere attivamente le particolarità del territorio e a far conoscere le produzioni e le bellezze ambientali all'interno dei confini della Dop, come per esempio il parco di Daniel Spoerri, che ospita alcune celebri opere dell'artista ancora vivente e installazioni scultoree di diversi artisti di fama internazionale.
Di rilevante interesse nel comune di Seggiano è il Museo dell'olio composto da alcune tappe, che si snodano all'interno del paese, tra le quali sono compresi anche vari edifici recuperati e ristrutturati come il Frantoio Ceccarini, un antico frantoio ipogeo dell'800, che si trova nella parte alta del centro storico medievale ed ha funzionato fino agli anni intorno al 1950. Altra bellissima tappa è l'oratorio di San Rocco con affreschi del 1490 e il nuovissimo frantoio cooperativo del Consorzio che, come dice il suo presidente Luciano Gigliotti, “è nato con l'intento di avere un ruolo importante nel futuro dell'olio Dop di Seggiano, protagonista nella gestione rispettosa del territorio, del lavoro degli olivicoltori, del mercato e della sua giusta redditività”.
(Le radici sospese nella cisterna)
Ma, tra le tappe del Museo dell'Olio, la più affascinante resta quella che prevede la visita all'ulivo sospeso coltivato in aeroponica. I passaggi previsti nel progetto-esperimento giunto ormai al quinto anno e curato da Mancuso, sono quasi al termine. Quest'anno infatti è stato preannunciato il collegamento delle radici dell'ulivo ai filamenti attaccati ai computer che permetteranno la registrazione degli impulsi elettrici originati dalla pianta. Questi daranno vita a segni, suoni e grafici tramite sensori e un software di rilevazione consentirà lo studio delle reazioni concrete della pianta di ulivo rispetto al mondo che la circonda: agenti atmosferici, interazione con gli animali e persino con l'uomo. Non resta dunque che andare a visitare Seggiano, l'ulivo sospeso, attendere i risultati dell'esperimento e scoprire che, forse, la “fantascienza” è sempre più una mera anticipazione della realtà.