Cantine Rallo:
a Verona c’è molto da cambiare
Meno operatori professionali e pubblico di curiosi tra gli stand, un Vinitaly in calo per Andrea Vesco, direttore marketing delle Cantine Rallo. Le impressioni che giungono alla conclusione dell’esposizione delineano una fase di stallo per la Sicilia. “E’ finita l’onda lunga dell’interessamento alla Sicilia. Al di là di qualsiasi ottimismo il settore rimane in crisi”, spiega Vesco. Sono diverse le concause, individuate dal manager, che avrebbero portato il Vinitaly a cambiare funzione, da agorà in cui l’afflusso degli operatori si riversa verso tutte le cantine presenti, a luogo d’appuntamenti già prefissati. “Il portafogli della Sicilia è saturo oramai. La situazione è molto cambiata dai primi anni della manifestazione. Ciascun operatore visitava ogni cantina, oggi si prendono i contatti con quelle che si hanno già in agenda. Non c’è più la ricerca, ma solo l’esigenza di confermare le relazioni”. Una constatazione quella del produttore nata dal confronto con il comportamento dei buyer provenienti dalla Russia. “Abbiamo ricevuto parecchie visite dagli operatori russi. Hanno girato tutti gli stand. Ed è spiegabile perché la Russia ha un portafogli di vini siciliani ancora scoperto”. Anche però alcune pecche nella logistica avrebbero contribuito a questo calo di presenze, secondo Vesco: “Verona non è attrezzata per gestire questi flussi provenienti da tutto il mondo. La vastità enogastronomia che promuove non è supportata da comodità di fondo. La città è piccola per offrire un’ospitalità adeguata, difficile da reperire e con costi esorbitanti”. E prendendo ad esempio Dusseldorf, la città ospite della kermesse tedesca, fa notare come Verona faccia invece da imbuto, avendo una rete di mobilità non consona alla portata di una vetrina internazionale.
“A Dusseldorf c’è una gestione anche logistica dei trasporti finalizzata a facilitare l’accesso alla fiera. La linea della metropolitana arriva sotto la fiera – aggiunge -. È una città di due milioni di abitanti ed è possibile trovare alloggio anche a ridosso dell’evento”. Inoltre in calo sarebbe anche l’afflusso del pubblico di curiosi e appassionati che prima letteralmente invadeva il padiglione proveniente da tutte le regioni d’Italia adesso. Per Vesco, quest’anno i visitatori sono venuti dalle regioni del centro nord: “Poca gente dal sud Italia. Lo si avverte sentendo gli accenti”. Ma anche la crisi del mercato, che avrebbe frenato la nascita di wine bar, che fino a pochi anni prima era in aumento, si riflette nella poca presenza di operatori non professionali. Questo un altro fenomeno individuato dal produttore che va a definire un quadro del Vinitaly poco incoraggiante dal punto di vista delle finalizzazioni delle operazioni commerciali, ma che rimarrebbe sempre una vetrina a cui non si può mancare.
Manuela Laiacona