LA CURIOSITÀ
Sughero, silicone o vetro. Come la chiusura della bottiglia può influenzare la storia di un vino. Ecco cosa ne pensano alcuni produttori
Si fa presto
a dire tappo
Sughero, silicone o vetro? E poi tappi a estrazione o a vite? Non è più soltanto di sughero la chiusura delle bottiglie di vino. Certo, i produttori sono tutti d’accordo su un aspetto: se si parla di un rosso dal quale ci si aspetta un buon invecchiamento in bottiglia, va utilizzato il più antico dei materiali.
Ma per i prodotti da consumare subito, c’è anche altro. E così accanto al tradizionale sughero, da lungo tempo utilizzato per sigillare le bottiglie di vino, esiste oggi sul mercato una varietà di prodotti sostitutivi impensabile fino a pochi anni fa. Passi per la plastica ed il silicone, a cui anche il consumatore ha cominciato ormai ad abituarsi, ma chi avrebbe mai pensato di arrivare ad utilizzare il vetro?
Il sughero è un materiale naturale, ricavato dalla corteccia del quercus suber, che cresce in Paesi caldi come Portogallo, Spagna, Africa del nord ma anche Italia, in Sardegna in particolare. Fra le sue caratteristiche più importanti la resistenza, la leggerezza e la grande elasticità, elemento che garantisce la chiusura ottimale della bottiglia. Accanto a queste la capacità di garantire al vino una benefica “respirazione”, interagendo così con l’esterno per completare, ed esaltare, aromi e profumi. A svantaggio del sughero due aspetti: i costi, diventati oggi piuttosto elevati per prodotti di buona qualità e il rischio dell’“odore di tappo”, causato dall’insorgere di muffe. “È un rischio che va messo in conto – dice Stefania Lena di Fatascià -. Ma anche il rito di aprire una bottiglia e riconoscere se sa di tappo non va perso. Credo, piuttosto – aggiunge – che i tappi in sughero possano dare maggiori garanzie per la maturazione del vino imbottigliato, soprattutto se parliamo di grandi rossi”. Un aspetto, quest’ultimo, su cui concorda Diego Cusumano, dell’omonima cantina di Partinico (Palermo) che però guarda con interesse anche il vetro: “Può dare sicurezza nella conservazione, assicura neutralità del prodotto e poi è elegante. Questi i tre punti a favore, tanto che stiamo cercando di sperimentare il vetro anche per la conservazione di vini di fascia superiore”. E poi c’è il recente vino-lock, tappo in vetro di invenzione tedesca, che oltre a non necessitare di cavatappi per l’apertura ha anche il vantaggio di essere richiudibile, grazie ad una piccola guarnizione in gomma. Oltre che, ovviamente, riciclabile. Una soluzione, questa, accolta con favore soprattutto dai produttori americani ed australiani.
La maggiore economicità e un grande utilizzo sta alla base dell’utilizzo dei tappi in silicone. Il suo utilizzo è sempre più diffuso, in particolare per vini da consumare nel breve tempo. Silvia Sciarrone, responsabile controllo di qualità di Calatasi, la cantina di Maurizio Miccichè: “Noi usiamo il sughero e il silicone. Il sughero dà tannini e aromi che permettono al vino un ulteriore invecchiamento in bottiglia. Ma il rischio è la creazione di muffe. Da qui l’utilizzo dei tappi sintetici per i vini di ‘pronta beva’. E poi ci sono anche i tappi a vite, sempre per vini da bere subito, con l’esterno in alluminio, e l’interno in materiale plastico”.
Marco Volpe