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Scenari

Il caso Doc Sicilia Grillo e Nero d’Avola, FederDoc: “Pronti a sostenere loro ricorso”

20 Dicembre 2019
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Pieno sostegno alla Doc Sicilia e al ministero nel ricorso al Collegio di Stato contro la sentenza del Tar Lazio da parte di FederDoc. 

Piccolo passo indietro doveroso per avere un quadro preciso della situazione. Nei giorni scorsi il Tar Lazio aveva accolto il ricorso della Duca di Salaparuta (ne parlavamo in questo articolo>). I giudici avevano bocciato le modifiche al disciplinare della Doc Sicilia e dell’Igt Terre Siciliane che nei fatti imponevano la possibilità di scrivere in etichetta il nome Grillo o Nero d’Avola solo nei vini a marchio Doc Sicilia. Modifiche volute soprattutto dal consorzio per garantire a Nero d'Avola e Grillo, le due varietà di uve più rappresentative della Sicilia, l'ombrello protettivo della Doc Sicilia. L’idea era quella di non far produrre più vini Igt Terre Siciliane con il nome in etichetta dei due vitigni citati. La decisione del consorzio Doc Sicilia risale agli inizi del 2016, ma ha trovato l’opposizione della Duca di Salaparuta (oggi di proprietà della Illva di Saronno capitanata da Augusto Reina) che ha manifestato la contrarietà sia pubblicamente anche con inserzioni pubblicitarie sui giornali sia, per l’appunto, con un ricorso al Tar che sfocia in questa sentenza clamorosa. E che produce effetti immediati. Pertanto anche con la vendemmia 2019 si torna al passato. E cioè con la possibilità di produrre e vendere bottiglie o altre confezioni Igt Terre Siciliane scrivendo Grillo e Nero d’Avola in etichetta. 

“Abbiamo discusso ampiamente di questa bocciatura nell'assemblea del consiglio di amministrazione di due giorni fa di questa situazione – racconta il presidente di FederDoc Riccardo Ricci Curbastro – evidenziando le ricadute negative che questa sentenza mette in discussione. Penso all'intero sistema delle denominazioni italiane e di quello che dicevo qualche giorno fa (leggi questo articolo>), ossia il sacrosanto diritto di ogni denominazione italiana di ambire ad un livello superiore. Per questi motivi il consiglio di amministrazione ha deciso di appoggiare la Doc Sicilia e il ministero nel ricorso contro la decisione del Tar, una decisione che mette in discussione, appunto, questa possibilità e che potrebbe diventare un vulnus negativo di decisioni democratiche che i consorzi assumono”. Ricci Curbastro non dice di più: “Adesso è tutto in mano ai nostri legali”. Ma la sensazione è che FederDoc e Doc Sicilia per quanto riguarda il ricorso punteranno sulla scelta democratica fatta dal consorzio per passare da un gradino di una denominazione ad un'altra. 

Sono due gli aspetti della sentenza che FederDoc e Doc Sicilia cercheranno di contrastare. Il primo è che secondo il giudici non ci sarebbe stata una decisione da parte dell'assemblea, ma dei soli vertici dell’associazione Terre Siciliane, un passaggio formale che secondo il giudice andava stoppata dagli organi istituzionali nei vari passaggi dell’iter ravvisando così un vizio di forma. Il secondo motivo invece riguarda più propriamente gli aspetti della certificazione. Per i giudici del Tar Lazio infatti la decisione di imporre l’uso del nome Grillo e del Nero d’Avola solo sui vini a marchio Doc Sicilia non è una valorizzazione e di fatto penalizza la produzione a marchio Igt. Prendendo spunto da leggi e regolamenti i giudici spiegano, in sintesi, che non si può modificare un disciplinare per peggiorare le proprie prospettive. Che, secondo il Tar, è quello che sarebbe accaduto in Sicilia. Senza tenere conto degli aspetti positivi come, per esempio, il maggior valore patrimoniale, il maggiore controllo, la trasparenza e la maggior tutela del consumatore ritenuti da più parti i valori che porta con sè una denominazione di origine controllata.  La partita, delicatissima, passa ora al Consiglio di Stato.

G.V.