L’ASSEMBLEA
Colpo di scena al congresso siciliano. Il presidente Burdese annulla l’assise e chiede un rinvio.”Carenti i documenti programmatici”. Proteste tra i delegati. Se ne riparlerà il 25 aprile ad Enna
Slow Food,
scontro
con fumata nera
Colpo di scena: nessun rinnovo delle cariche e tre settimane di tempo per rimettersi in riga. E’ stata una domenica di fuoco per i soci di Slow Food Sicilia: l’assemblea regionale di ieri a Catania, da cui tutti si aspettavano l’elezione del nuovo presidente regionale tra riconferme e new entries, si è risolta con un nulla di fatto.
O meglio, con un nuovo appuntamento, fissato per il 25 aprile a Pergusa, nell’ennese.
Al centro del dibattito, nell’ex monastero dei Benedettini, il dossier richiesto dai vertici nazionali per definire strategie e programmi per la Sicilia nei prossimi 4 anni. Documento già da tempo inviato come previsto dal presidente siciliano Pippo Privitera, ma che non rispondeva alle aspettative di rinnovamento già raggiunte da altre regioni. Da qui lo stop ad ulteriori passi in avanti, deciso dal presidente nazionale Roberto Burdese, insieme al segretario Silvio Barbero.
Una decisione che è piombata inaspettata come un macigno in apertura del congresso: Burdese ha preso la parola per primo. Benzina sul fuoco per la maggior parte dei dirigenti delle condotte siciliane, che ha contestato la decisione: “Le nostre sono lentezze oggettive e giustificate – ha spiegato il segretario regionale Carmelo Maiorca – perché abbiamo seguito le indicazioni con i nostri tempi di volontari. Per il resto, noi il percorso congressuale lo abbiamo fatto”. Su questa linea anche Franco Pecoraro, della condotta di Caccamo (“Rivederci? Si, ma non cambierà la sostanza che già c’è stata”), e Nanni Cucchiara da Marsala (“Proposta di buonsenso, ma che arriva tardivamente: questi giorni in più non possono portare ad un risultato diverso”).
C’è stato anche chi, per spiegare le ragioni di una situazione siciliana diversa da quella delle altre regioni d’Italia, si è buttato sull’antropologia: “Siamo come i messicani – ha detto Pasquale Tornatore, da Caltanissetta – in Sicilia siamo lenti, e la mole di lavoro è alta”.
Il partito del “no” ad un nuovo incontro si è allargato ancora di più: “L’innovazione di Slow Food è tumultuosa – ha rimarcato Salvatore Giuffrida, della condotta di Lentini – ma non abbiamo tutti gli stessi tempi: il rischio è che la dirigenza nazionale raggiunga livelli non condivisi dalla base dei soci. Rinviare ancora sarebbe mortificare il lavoro già fatto”. Anche Franco Saccà, da Trapani, ha definito inutile un altro rinvio: “Non siamo più lenti degli altri – ha detto – però non abbiamo avuto il tempo di far girare il documento tra le condotte”.
A guidare le fila di chi invece condivide la necessità di un altro appuntamento, il presidente regionale Pippo Privitera “Ci si chiede di essere più associazione-azienda, di prendere impegni precisi: ad esempio, in futuro vorremmo occuparci di finanziamenti, intercettando i bandi che possono essere utili a Slow Food. Inoltre, l’idea è di affiancare al gruppo dirigente, per almeno un biennio, un gruppo di giovani propositivi, così da non perdere il passo con il rinnovamento”.
Ma non tutti hanno preso posizioni così nette: il catanese Gaetano Urzì, responsabile del presidio della “Masculina da magghia”, al posto del congresso ha proposto un’assemblea tematica; da Monreale è arrivata una richiesta di chiarimento sulle linee guida; secondo l’ennese Stefania Mancini è necessario altro tempo per svolgere un lavoro impegnativo, che si può fare solo conoscendo bene la realtà dell’associazione. “Non siamo lenti, anzi abbiamo volato – ha spiegato il nuovo fiduciario di Catania Annamaria Grasso – ma non si possono unificare forma e contenuto”.
Burdese in ogni caso è stato irremovibile. E il congresso è stato rinviato. Tutto da rifare. Niente nuovi vertici. C’è da chiedersi a cosa porterà la decisione dei vertici nazionali di Slow Food. Reale voglia di un rinvio? O, a questo punto, voglia di azzerare tutto e avviarsi verso una fase di commissariamento? Sino ad oggi questa estrema soluzione è stata presa per la condotta di Roma. Ora il colpo di scena in Sicilia.
Francesca Marchese