Otto anni fa via Cassari a Palermo era una via abbandonata e desolata. Oggi è un punto di riferimento per la movida. Merito dell'intuizione dei due proprietari del locale
(Stefania Milano e Franco Virga)
di Clara Minissale, Palermo
Quando è cominciata questa avventura, la via Cassari a Palermo era solo una strada con le basole divelte che conduceva dalla Cala verso la Vucciria. Tutto intorno c’erano magazzini vuoti e palazzi trasandati.
Ma in questo buio, Franco Virga e Stefania Milano, hanno intravisto la possibilità di una rinascita. Per loro si è trattato di una rinascita professionale, con una virata decisa da un settore, quello dell’abbigliamento per Franco e quello dell’incoming per Stefania, verso la ristorazione. Per la zona, di un riscatto sociale ed economico dopo anni di incuria. Era il 2011 e in pochi avrebbero scommesso sul quel breve tratto di strada. Ma per Franco e Stefania, che di fiuto ne hanno da vendere, quelle mura che ospitarono una della botteghe del Gagini, al 35 di via Cassari, furono una folgorazione. “Qui dentro c’era una storia importante – racconta oggi Franco – e anche se la strada era in condizioni penose e tutto intorno non c’era l’ombra di una ristrutturazione, noi abbiamo lanciato la nostra scommessa e abbiamo rilevato quello che poi è diventato il nostro ristorante”.
(Gli interni del Gagini)
Oggi, a distanza di otto anni, l’accoppiata vincente Virga-Milano può dire, senza timore di essere smentita, di averla vinta questa scommessa. La Good Company, la società che hanno creato insieme, gestisce il ristorante Gagini, Buatta, Bocum e Aja Mola. “Buatta dà spazio alla memoria casalinga, alle usanze locali, come osteria d’arte, retrò e moderna; Bocum è la dimensione multisensoriale di ispirazione internazionale, un luogo visionario che lega mixology, ristorazione e bar a vino, il primo e unico a vantare una cantina di oltre 400 etichette; Aja Mola, il cui nome si ispira ad un antico canto dei tonnaroti, è dedito a valorizzare la freschezza e l’origine del pescato locale secondo un progetto di sostegno ai piccoli pescatori e alle flotte locali. Il Gagini incarna lo spirito che vi albergava secoli e secoli prima: il fervore creativo”. Così raccontano le loro creature in una nota, il loro universo gastronomico concentrato in pochi metri quadrati tutti all’interno della via Cassari, eccezion fatta per Buatta, creata in corso Vittorio Emanuele nelle mura che furono della storica valigeria Quattrocchi.
(Massimiliano Mandozzi ed Elnava De Rosa)
“All’inaugurazione abbiamo invitato anche il Signor Quattrocchi – racconta fiero Virga – che ci ha detto di essere nato qui nel 1948 e per mantenere viva la memoria di quello che è stato, ci ha donato una valigia da tenere in esposizione”. Perché per Franco Virga e Stefania Milano ciò che conta davvero è cambiare le cose senza stravolgerle: “In fondo – dicono – dovevamo solo lasciare che la storia parlasse dentro i nostri locali”. Al Gagini come al Buatta. Il Gagini comincia a funzionare, di questo ristorante si comincia a parlare in città, i turisti arrivano numerosi. Qualcosa si muove anche in via Cassari. “Il Comune dà il via ai lavori di sistemazione della strada, qualcuno comincia a ristrutturare palazzi e immobili – dice Virga –. La strada comincia piano piano a cambiare volto”.
Oggi, alla vigilia degli otto anni di nascita del ristorante Gagini, che saranno celebrati lunedì 11 novembre, Virga ricorda quasi con tenerezza la sua esperienza ai fornelli all’apertura del locale “pensavo che bastasse il mio amore per la cucina per fare bene – dice – ma mi sono reso conto subito che non era così”. Poi la ricerca di uno chef all’altezza della sua idea di cucina e delle sue aspettative: Gianni Lettica, Gioacchino Gaglio e oggi un nuovo capitolo con Massimiliano Mandozzi ed Elnava De Rosa con i quali il Gagini sancisce “la fine della cucina gourmet e l’inizio dell’era dell’internazionalizzazione (ma sempre con materie prime siciliane)”. Intanto Buatta lo scorso anno è entrata a far parte dei Bib Gourmand della Michelin, Bocum si è piazzato tra i primi dieci bar in Italia specializzati nella mixology e tutti i locali della Good Company hanno carte dei vini importanti con il 70 per cento delle referenze riservate a vignaioli naturali siciliani. “Penso che in questi anni un contributo importante alla ristorazione palermitana lo abbiamo dato – riflette Virga – Certo, se riguardo a questi otto anni, non avrei mai pensato di arrivare fin qua. La nostra forza? Materia prima siciliana, pensiero globale”.