LA NOVITA’
All’Ars sbarca il prodotto fresco siciliano. L’accordo con gli allevatori prevede venga servito alla mensa di Palazzo dei Normanni
Il latte
dei deputati
All’Assemblea Regionale Siciliana si beve il latte fresco siciliano. Questo prodotto d’eccellenza dell’Isola, rimasto per troppo tempo in secondo piano, ha fatto il suo ingresso trionfale alla reggia normanna dinanzi al presidente dell’Assemblea Regionale Francesco Cascio, Alessandro Chiarelli commissario regionale dell’Aras (Associazione Regionale Allevatori della Sicilia), Santo Caracappa, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Palermo e Rosaria Barresi, dirigente generale del dipartimento interventi strutturali dell’assessorato regionale Agricoltura e Foreste.
Patrocinato dall’assessorato Agricoltura e Foreste, promosso dall’Aras e dall’Aia l’accordo di inserire nella mensa del palazzo il latte fresco siciliano ed i suoi derivati, tra cui il Ragusano Dop, fa parte di un più ampio progetto volto al sostegno del comparto lattiero caseario e zootecnico siciliano. “Il comparto sta subendo gli effetti della crisi, ma anche delle politiche di commercializzazione che non favoriscono la produzione locale e di qualità – dice Chiarelli –. Si paga il latte alla stalla a 32 centesimi Iva compresa al litro. E le piattaforma alimentari tolgono ai nostri produttori ogni possibilità di esercitare un potere contrattuale e quindi di trovare spazio nella grande distribuzione”. La Sicilia, come spiega Chiarelli, produrrebbe solo il 20% del fabbisogno regionale. Un paradosso se si pensa che l’Isola viene invasa da latte di dubbia provenienza. Infatti il commissario regionale denuncia: “Vi è difformità. Non viene applicata la tracciabilità. Oggi si indica solo il luogo di imbottigliamento. Ma l’origine del latte in molti casi non viene dichiarata. Invece il latte siciliano è uno dei pochi ad averla”. Inoltre è biodiverso cosa che, per Rosaria Barresi, lo rende patrimonio da tutelare, da considerare alla stessa stregua degli altri prodotti di punta della Sicilia, come il vino. “Va valorizzato e promosso come il vino – dice la dirigente -. Si deve fare in modo di farlo penetrare nel tessuto sociale, di farlo trovare sugli scaffali dei supermercati. Puntare sul latte siciliano è una strada che possiamo percorrere con assoluta tranquillità”. E chi ha già cominciato a percorrerla è l’Istituto Zooprofilattico. “Stiamo cercando di dare identità al latte siciliano. In futuro c’è anche quello di creare differenti tipologie di latte siciliano in relazione ai pascoli, al territorio ed alle razze. Un po’ come è accaduto per il vino”, dice Caracappa. Il latte siciliano che adesso delizierà i palati dei deputati è assolutamente fresco come garantisce Chiarelli: “Viene confezionato poche ore dopo essere stato munto e portato allo stabilimento. Inoltre conserva tutte le sue proprietà organolettiche, dopo l’apertura della confezione, per sei giorni”. Ad averlo apprezzato subito è stato il presidente Piero Cascio: “E’ buono. Sono un gran bevitore di latte e per me è importante consumare il latte siciliano. Fa bene alla salute, per la sua peculiare salubrità, ed anche alla nostra economia”. E lancia un invito: “Le istituzioni hanno il dovere di sostenere questo prodotto, e di dare dei segnali. Spero che tutti gli enti seguano il nostro esempio, dalle scuole agli istituti ospedalieri. Il nostro messaggio è rivolto anche alla comunità, a tutte le famiglie”. Per Chiarelli per inserire questo prodotto nelle abitudini dei siciliani ancora tanto deve essere e annuncia il prossimo passo: “Vogliamo proporre un progetto di legge che intanto possa portare il costo del latte alla stalla a 60 centesimi al litro. E che obblighi la grande distribuzione in Sicilia a dedicare il 30% della sua superficie ai prodotti tipici”. Intanto il latte fresco siciliano ha conquistato gli scaffali della Ipercoop del Forum Palermo.
Manuela Laiacona